Copyright

Dopo innumerevoli miei scritti trovati in rete voglio ricordarvi che il plagio è un reato e che in base alla legge sul diritto d'autore il contenuto di questo blog non può essere riprodotto. Eventuali citazioni sono consentite solo dopo aver contattato l'autore, solo a condizione che ne venga chiaramente citata la fonte, che non venga utilizzato a scopi commerciali, e che non venga alterato o trasformato. La maggior parte delle foto sono prese in rete, se ne siete proprietari e volete farle eliminare, contattatemi. Licenza Creative Commons I racconti erotici di Vuerre by Vuerre is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.

sabato 31 dicembre 2011

BUON ANNO!!

Scusate per la mia prolungata assenza ma... sapete come sono le feste...
per farmi perdonare un piccolo (uhm... tanto piccolo non direi..) regalo per voi! E tanti auguri!

BUON ANNO!!


In Spagna si usa mangiare 12 chicchi d'uva allo scoccar della mezzanotte, uno per ogni rintocco... in effetti mi pare tutta da mangiare, no? E ringrazio il mio amico Velvet dal cui blog http://velvethands.jimdo.com/ ho rubato questa stupenda foto






E un brindisi anche per lui...


domenica 11 dicembre 2011

Erezioni e... reazioni


Mi si legge in faccia. L'ho sempre pensato che quando sono eccitata, stuzzicata dalla voglia che ho di un uomo mi si legga negli occhi. Quanto tempo sarà che non ti vedo?Eppure mi sono bastati i tuoi sms per farmi accendere. Tu sai cosa dirmi e ti basta un niente. Ed eccomi qui a riprendere lo stesso, solito treno, ma con una strana euforia. E' tardi, è già buio e non è molto affollato. Come mio solito cerco di prendere un posto da quattro, occupando le altre poltrone con cappotto, borsa e giornale. Approfitto del tempo per leggere e lavorare un po'. Continui a mandarmi sms. Mancano poche ore e ho la fica in fibrillazione. La sento muoversi…si… come se avesse vita propria. Tu dici che ha i tentacoli, che ti risucchiano e non ti lasciano più. Ecco, i miei tentacolini guizzano tra le cosce. Non vedo l'ora di acchiapparti.

Prima fermata, sale un po' di gente. Un uomo si siede di fronte a me ma dalla parte opposta. L'ho percepito ma senza guardarlo realmente, sono intenta ad altro, ad alimentare le nostre fantasie.

Scrivo… invio… sorrido… alzo lo sguardo e colgo quello di lui. ' Cazzo vuole. Distolgo gli occhi, leggo ed ogni volta che li sollevo lo trovo sempre li a fissarmi. Mi si legge in faccia?

Tu dici che mi viene lo sguardo da troia, si proprio così. Gli occhi mi brillano. Non è per te questo sguardo caro mio. Leggo e scrivo ora. Improvvisamente con la coda dell'occhio percepisco un movimento continuo. E' la sua gamba che si apre e si chiude. Ha le mani infilate sul cavallo dei pantaloni. Cosa si sta facendo, una sega con la gamba? E tu.. finiscila, finiscila di stimolarmi … il clitoride schiacciato sulla poltroncina mi pulsa… penserà che sia per lui…

Lo guardo meglio senza farmi vedere: avrà poco meno di cinquant'anni, capelli quasi totalmente bianchi corti sparati in testa tenuti con il gel. Occhio azzurro languido. Non sarebbe manco brutto se non fosse che sto per incontrare te, amoruccio mio bello come il sole. Come si fa dopo di te a farmi piacere qualcun altro? E perché ti basta dirmi una parola per farmi sciogliere?

Ancora mezz'ora ed altre due prima che ti riveda…. arriverò a casa con le mutandine fradice!

Ma che fa? Ha aperto la gamba, è visibilissima la forma del suo cazzo in erezione. Lo porta a sinistra. Si, alla mia destra, quindi la sua sinistra. Con la mano si pizzica la cappella, la stringe fra le dita da sopra i jeans.

Ecco, ora voi maschietti mi dovete spiegare perché fate quel gesto? Mi dimentico sempre di chiederlo a qualcuno. Ve lo sistemate quando vi esce dall'elastico degli slip? Cercate di tirarlo giù? E sempre quegli occhi allucinati quando mi guarda. Va bene che stasera mi sono già vestita per te, una maglietta aderente e scollata, gonna stretta sotto il ginocchio, i tacchi, le autoreggenti ed .un rossetto acceso ma niente di particolare. Non ce n'è bisogno con te, mi vuoi così come sono.

Ecco, ci siamo quasi… noooo scende pure lui qui? Oddio ora mi toccherà mandarlo affanculo.

Gli squilla il cellulare, solite frasi di rito:- Si, si sono arrivato, sono a casa tra mezz'ora.

Sottotitolo: Si scusami, non ho risposto subito, mi stavo toccando il cazzo.

Ma quanto siete bravi! Quanto sono bravi certi uomini… magari anche certe donne eh? ma io loro conosco. Capaci di rispondere al telefono alla mogliettina mentre sono in macchina con te e ti fanno cenno di non fiatare. E senti quelle vocine dolci dolci… si tesoro, e tutte le smancerie possibili. Che falsi! Una volta uno mentre ci salutavamo comprò pure dei fiori per lei, evidentemente preso da dei sensi di colpa galoppanti. Donne, diffidate sempre quando un uomo arriva a casa con dei fiori o un regalino senza un motivo apparente. Attenzione!

Eccoci pigiati nel corridoio… lieve smottamento… ora ci manca che mi si strusci addosso o peggio, che io gli cada sopra. Fammi controllare con la coda dell'occhio… tutto a posto, è rientrato nei ranghi. Tabula rasa. E ti credo! Come ha sentito la voce della moglie gli si sarà smosciato all'istante. Come un bambino beccato con le mani nella marmellata.

Frenata… ridacchia perché perdo l'equilibrio. Spero non mi rivolga la parola ora.

- Si, scendo- dico a mezza bocca.

Armeggio con il trolley, generalmente in questa fase di discesa dal treno se si recita la parte della donna sola e bisognosa di aiuto funziona sempre. Macchè!

Ti ho fatto tirare il cazzo e manco una mano? Stronzo! Scende dal treno e si avvia verso l'uscita dandomi un'ultima occhiata. Magari stasera si scopa la moglie, chissà… forse ho fatto una buona azione!

martedì 29 novembre 2011

Recensione del mio blog


My secret diary

I racconti erotici di Vuerre

a cura di Paola Levi



Entrando in questo blog, uno sfondo nero viene subito colorato da foto provocanti e video coloriti. Questa vivacità è confermata dal profilo di Vuerre, che si diletta a scrivere racconti traendo spunto da situazioni che ha vissuto, ma lasciando poi immaginare al lettore quali siano i confini tra fantasia e realtà.

Questo mi incuriosisce subito e quindi inizio a intervistarla chiedendole se non crede che un lettore che conosce la letteratura erotica riesca un po’ a cogliere dallo stile dei racconti dov'è il confine tra verità e fantasia o, meglio, tra le sue esperienze personali e l’immaginazione. Mi sorride e annuisce, confermandomi infatti che gran parte di quello che scrive trae suggerimento da situazioni realmente accadute anni fa o anche recentemente. Naturalmente questa realtà viene poi arricchita, romanzata, oppure ne viene semplicemente fotografato un istante omettendo tutti quei particolari che renderebbero riconoscibile il luogo, la persona, ecc. Concordiamo quindi che in genere chi legge si accorge di questo, grazie allo stile molto descrittivo di Vuerre che, scrivendo, riesce a rivivere le emozioni passate, visualizzando o immaginando di nuovo la situazione come se fosse reale. Sicuramente questa vivace immaginazione coinvolge anche i lettori, e infatti mi conferma che i suoi lettori le raccontano che sembra davvero di partecipare alla scena, di essere uno dei protagonisti.

Mi fa piacere vedere come un blog possa coinvolgere tanto e quindi, considerato che i lettori del blog possono lasciare commenti, mi incuriosisce sapere che altra interazione si sviluppa con i lettori. Vuerre mi sorride e subito precisa che, nonostante il filtro ai commenti, preferisce non censurarne nessuno ma pubblicare sempre tutto. Parlando di questo risulta per entrambe simpatico notare come le donne, più riservate, preferiscano scrivere commenti in privato mentre gli uomini, decisamente più esibizionisti, scelgano di commentare direttamente sul blog.

L'interazione con i lettori risulta così interessante anche per Vuerre, che mi racconta come ci sia chi le invia altri racconti, chi vorrebbe essere stimolato a scriverne, chi suggerisce temi e spunti parlandole del privato, ecc. Notiamo entrambe che molti le parlano come se l’avessero realmente incontrata, conosciuta sia fisicamente che caratterialmente...

"La cosa a volte mi inquieta", mi confessa Vuerre, "ma questo semplicemente significa che attraverso la scrittura passa molto di me".

Concordo e le sorrido: un bravo scrittore infatti trasmette al lettore molto più delle parole...

Quando quindi le chiedo di descrivere il tipico lettore di questo blog, mi dice "Quelli che mi scrivono più spesso sono in generale persone che amano leggere, fruitori di letteratura erotica, con buona cultura e molti scrivono a loro volta di erotismo in un blog. Spesso Vuerre commenta e legge anche loro. Inoltre hanno indubbiamente un rapporto molto libero con la propria sessualità: alcune donne leggendola si riconoscono e si sentono in un certo senso emancipate proprio dal suo blog. Questo feedback è indubbiamente positivo e ricompensa l’idea originale del blog come uno spazio dove Vuerre potesse scrivere liberamente, in piena autonomia e chiunque potesse leggerla senza censure.

mercoledì 23 novembre 2011

Verginità

Il tuo culo inviolato, sotto le mie mani. Lo accarezzo mentre guardo la tua schiena bianca, i lunghi capelli scuri che scivolano sulle spalle. Entro con un dito nel buchino stretto a tal punto che pare mordermi. Lo bagno ed ora lo sento scivolare. Ti soffio sul collo, noto i brividi sulla tua pelle mentre ripenso alla frase di poco fa:

- "Solo con te, non l’ho mai fatto con nessun altro. Lo faccio per te, zietta".

Adoro quando mi chiami così, ma ora è come se sentissi la responsabilità e al tempo stesso l’eccitazione per questo tuo offrirti a me. Osservo il tuo corpo morbido, la tua pelle chiara ed ho voglia di farti male, ho voglia di abusare della tua giovane carne. Troppo giovane. Ora le dita sono diventate due, i tuoi gemiti, il tuo lamentarti accresce la mia eccitazione. Prendo il dildo accanto a me, sul letto. Te lo metto davanti al viso:

- "Succhialo, fammi vedere come sei brava…. Così….brava la mia nipotina…"

Ma sono io che sto facendo questo? Non mi riconosco più... Sono io che ora ti appoggio la punta del vibratore proprio sull'anello leggermente dilatato e spingo piano. Io che sto profanando la tua intimità più segreta… sento la punta che entra…. Mio Dio quanto ti lamenti, voglio farti male ma non troppo, ora mi fermo. So che devo farlo rimanere lì immobile per un po’ mentre ti dilati, mentre ti rilassi. Il tuo  respiro è affannoso,  ti accarezzo la schiena sudata e poi riprendo l’opera, ora più decisa. Entra più facilmente , ti stai aprendo per me… per me… i mugolii sono diversi, il dolore è diventato piacere, un piacere bruciante.
E la tua voce… come mi eccita la tua dolce vocina di ragazzina che ora ha smesso di mugolare e mi dice porcate, priva di ogni controllo. Sono un lago, il mio clitoride pulsa mentre sferro l’ultimo colpo e te lo infilo tutto dentro. Tutto fino in fondo.
Fatti vedere ora piccina, quanto sei bella.

domenica 20 novembre 2011

FENG SHUI e la Boheme, ovvero come liberarsi dal ricordo degli ex


Secondo il Feng Shui gli oggetti inutili hanno tanti effetti negativi su di noi: ci rendono stanchi, ci ancorano al passato, creano confusione mentale distogliendo l’attenzione da ciò che è importante, possono addirittura influire sul peso corporeo ecc.

Ecco! Il peso corporeo! Sarà per questo che non riesco a dimagrire? Si perché in un modo o nell’altro non riesco a liberarmi dei miei ex e dei miei chili di troppo. Pare che le due cose vadano a braccetto. Vanno e vengono… i chili e gli ex.

In qualche caso gli ex sono stati richiamati in vita da oggetti, cose dimenticate nella mia o nella loro casa. L’ultima volta si è trattato di libri, che io avevo prestato e che lui si è guardato bene dal ridarmi per quasi un anno e mezzo. A suo tempo gli inviai un sms con le coordinate e gli orari del portiere a cui lasciarli, poi ogni tanto glie lo ricordavo con una mail. Cazzo, pareva lo facesse apposta a non ridarmeli. Voleva essere cercato? Mi aveva persino richiesto il mio indirizzo! Come se non se lo ricordasse! Che scusa idiota! La tirava per le lunghe… poi ha detto di aver cancellato la mail dove gli avevo lasciato nuovamente il recapito. Era ovvio che non voleva restituirmeli, era l’unico filo che ci teneva ancora legati. Perché, prima, era stato lui a tornare, dopo qualche mese dove mi aveva volutamente lasciato in sospeso, a bagnomaria. E’ ricomparso proprio quando, nella mia testolina l’avevo mentalmente mandato affanculo. Ma evidentemente non bastava, non l’avevo gridato troppo forte quel vaffa, e non gli era arrivato.

Insomma l’idea della guardiola del portiere, come zona franca non mi pareva malvagia. Mi ero sentita un po’come Mimì nella Boheme quando lascia Rodolfo: “Ascolta … ascolta… le poche cose aduna che lasciai sparse… involgi tutto quanto in un grembiale e manderò il portiere” ma poi in realtà nell'opera non si lasciano mica, rimandano tutto alla “stagion dei fior” ed alla fine la piccina, malata torna al nido proprio per morire. Beh direi che non ho il physique du role dell’ eroina che spira esangue per il “mal sottile”, no? Ma allora erano altri tempi e Puccini le faceva morire tutte (o quasi) le protagoniste delle sue opere. Eppure amava molto le donne, tutta la sua vita fu dominata dalle donne e dal sesso, erano la linfa vitale da cui attingeva per comporre. Di sé stesso Puccini disse: "sono un nevrotico, un degenerato, un malfattoide, erotomane, musico-poetico". Una delle molte teorie sulla fine delle sue eroine è che le facesse morire per il senso di colpa verso l'inconscio, incestuoso tradimento verso sua madre. Secondo la psicanalisi è sempre colpa della mamma! Meno male che non ho figli!

Non ci vuole uno strizzacervelli per capire che quando in un rapporto c’è qualcosa rimasto in sospeso, fossero oggetti da restituire o situazioni da chiarire è come se non si fosse mai chiusa definitivamente la porta. E’ successo anche con il mio precedente amore. Tre anni insieme e per i tre anni successivi non ho avuto cuore di andare a riprendere degli scatoloni che avevo lasciato nella sua cantina. Sapevo che se ci saremmo visti si sarebbe riaperto un capitolo e mi sarei fatta del male. Ogni volta che, nei primi mesi di lontananza ci eravamo incontrati avevamo fatto l’amore. Anche nella sopracitata cantina, in un primo tentativo di recuperare le mie cose, in mezzo alle biciclette, alla polvere, in quel caldo umido. Quindi quel tarlo era rimasto lì nella mia testa che rosicchiava, ogni tanto ci pensavo. Il film che mi ero vista e rivista in quegli anni era già stato girato nelle nostre menti, ed andò a finire proprio così.
E quando lui se ne uscì con : - "Sali a prendere un caffè?" sapevo benissimo cosa sarebbe accaduto.

Comunque… ritorniamo ai libri e all’ex successivo. Mi si dirà: ma che ti importava di riaverli? Eh no, i libri sono cosa preziosa, e poi uno in particolare era un manuale non più in ristampa, introvabile e che mi serve anche per lavoro.  Quindi questa estate mi sono detta: ma sti cazzi, hai paura di incontrarlo? Niente sms, prendi il toro per le corna, chiamalo e basta! Chiudi questa storia! Ho giocato sull’effetto sorpresa, ovviamente non se l’aspettava. Quando mi ha risposto ha quasi balbettato, era senza parole. Poi ha cominciato a parlare con vocaboli ricercati ed espressioni assurde per darsi un contegno. Io invece mi sono stupita perché non ho avvertito nessuna emozione particolare, nessun batticuore. Da questo ho capito che l'avrei potuto anche incontrare, che non sarebbe stato pericoloso. Vi tralascio i particolari su come è andata, ma qualcosa avrete letto su queste pagine.

Bene quando poi, alla fine, l' abbiamo chiuso a sprangate il portone, mi sono detta: oh finalmente non abbiamo più niente in sospeso. Niente cose da restituire, basta pensarlo. E’ finita. Quindi… la scorsa settimana, nel riordinare i cassetti del mio comò … trovo…cosa??I pantaloni della sua tuta , lasciati da me l’ultima volta che era stato qui.  NOOOO!!

Ora riprendendo le regole del Feng Shui passo per passo:

1 fai l’esame cianfrusaglie: davanti a ogni oggetto chiediti: Lo amo? È utile? Se la risposta è sì, l’oggetto supererà l’esame e sarà conservato

NO! Non lo amo e non mi è utile! Quindi?

2. prendi gli scatoloni con gli oggetti da eliminare e portali fuori di casa: gli oggetti contenuti andranno buttati, riciclati, regalati, restituiti, venduti, scambiati, ma mai tenuti, se avevi già deciso di disfartene.


Non aspirare alla perfezione, ma mira ad affrontare di volta in volta le cianfrusaglie che caratterizzano la tua vita e ostacolano il tuo benessere, ed eliminale immediatamente: gli effetti saranno notevoli.

Ecco, alla fine di questa illuminante lettura sono stata folgorata: non sono loro che ritornano, sono IO CHE NON LI LASCIO ANDARE! Io che non li porto fuori di casa! E loro lo sentono!

E' come conservare un vecchio baule pieni di vestiti che non indossi più, di cui non vuoi disfarti nella speranza che prima o poi, rientrerai di nuovo in quegli abiti. Ma che fine ha fatto quel meraviglioso abito che sono anni che non metto? Nella tua memoria è così che lo rammenti. Poi il giorno che decidi di rassettarlo, di riaprire quel baule, e di provarlo nuovamente ti accorgi che non ti sta più, o che è passato di moda… e solo allora decidi di disfartene. E' così che mi è accaduto. Forse ho bisogno di questo? Forse è perché ho prematuramente deciso di abbandonare quei vestiti prima che fossero lisi e consunti? In genere lo faccio prima, non rammendo. O almeno ci provo… fino ad un certo punto però. E solo dopo un ultimo tentativo di riesumarlo dal baule della memoria che finalmente, nella mia testa, lo lascio andare via. Senza rabbia, risentimento. Non so perché mi ci vuole tanto tempo, e c'è qualcuno che, nonostante gli anni, è sempre presente. Mi rassicura sapere che lui c'è, è come tornare a casa, in un porto accogliente.

Ed ora… cosa ne faccio di questi pantaloni? Li brucio nel camino per allontanare ogni effetto nocivo? mi pare eccessivo,poi puzzeranno pure. Li tagliuzzo in mille pezzetti? Uhm questo mi pare più un gesto da compiere in un momento di rabbia, e io non provo alcun rancore. Regalarli a qualcuno? E se poi continuassero a sviluppare il loro effetto malefico quando ad esempio li rivedo indossati? Sicuramente dovranno uscire dalla mia casa! Via, via la roba vecchia!

Oh ma l’idea di ridarglieli non mi ha neanche sfiorata! Si comincia a ragionare!Oppure più perfidamente potrei mandargli un sms: Ti ricordi quei tuoi pantaloni blu? Li avevi lasciati da me, li ho appena buttati. Ah ah ah ah ah! Con tanto di risata sardonica.


P.S. la cuffietta rosa di cui qui si fa cenno, primo regalo di Rodolfo a Mimì lui la conserverà sotto la giacca, vicino al cuore finché lei non tornerà nella fredda soffitta....

mercoledì 9 novembre 2011

Chi eri?


Stanotte eri sotto le lenzuola con me, sdraiata al mio fianco. Ricordo che ridevamo quando ci siamo abbracciate, prima mi avevi sfiorato la schiena e poi i glutei, in una giocosa esplorazione del mio corpo. Poi eri sopra di me, le gambe fasciate dalle autoreggenti piegate intorno al mio corpo. Il busto eretto, i piccoli seni ondeggiavano rivelandosi e nascondendosi sotto una canottierina di pizzo bianca.
Muovevi la testa scompigliando i lunghi capelli neri, il bagliore dei tuoi denti fra i ciuffi scuri che ti coprivano il volto. Poi qualcuno ha bussato alla porta e sei scomparsa.

Chi eri, giovane sconosciuta?

venerdì 4 novembre 2011

Il prete bello- Terza ed ultima parte

Prosegue e si conclude con questa ultima parte  il racconto dell'amico Tibetano che ho voluto ospitare in queste pagine.
Per chi l'avesse persa qui la prima parte:
http://iraccontieroticidivuerre.blogspot.com/2011/10/il-prete-bello-i-parte.html





Il maresciallo mentre tornava alla stazione dei carabinieri si chiedeva quanto e in cosa il prete bello avesse mentito. Scrisse il rapporto e lo mandò al magistrato, chiedeva un mandato per acquisire il fucile, una perquisizione per l’alloggio del parroco e l’autorizzazione ad interrogare il religioso in caserma. Di poterlo torchiare un po’. A breve gli pervenne la risposta da parte del Giudice per le indagini preliminari. No alla perquisizione in parrocchia. Si all’interrogatorio e all’acquisizione dell’arma, all’interrogatorio voleva partecipare anche il magistrato.


Il maresciallo continuava a provare una strana sensazione sentiva che qualcosa non quadrava, che gli sfuggiva.

Il prete bello aveva un solo ed unico interesse, tenere fuori da questa brutta storia lei. Il resto era sopportabile. Era disposto a sopportare anche un calvario pur di salvare la sua immagine. Avrebbe negato tutto.. anche davanti ad un crocefisso.

Il maresciallo non mancò di verificare anche le altre armi compatibili con l’omicidio. La carabina TIKKA T3 Tactical apparteneva ad un commerciante, l’altra la carabina Savage 12 ad un membro del consiglio comunale dello stesso gruppo politico del morto, nonchè assessore al bilancio del comune. C’era in tutto questo qualcosa che non andava, lo sentiva a pelle. Si recò dal commerciante, il quale aveva un alibi senza possibilità di dubbio. Il pomeriggio del delitto era distante un centinaio di km, presente ad un convegno di settore, esistevano decine di testimoni che potevano provarlo. Gli fu chiesto se qualcuno avesse la pratica possibilità di poter accedere alle armi, gli fu assicurato di no. Aveva un’unica chiave e lui la custodiva personalmente. Con l’assessore sentiva che doveva andarci con cautela, quelli come lui, arroganti e presuntuosi, ci mettevano poco a protestare con i propri notabili di partito e questi pezzi grossi, a loro volta, con i comandi dell’arma. Sapeva che in un attimo potevano rilevargli la conduzione delle indagini.

Eppure, cosa cos’era che non quadrava? Era un tarlo che gli stava rodendo il cervello. In casa rispondeva a monosillabi alla moglie. Lei.. conoscendolo evitava di insistere.

Cosa c’era che non andava in tutto questo? Più ci pensava, più la conclusione si allontanava.

Il prete bello fu convocato alla stazione dei carabinieri. Un milite attese e lo accompagnò. Dietro ad un tavolo c’era un giovane uomo che si presentò come il magistrato inquirente, di lato sedeva il maresciallo, un altro militare vicino alla parete scriveva. Le domande fattegli erano più o meno quelle alle quali aveva risposto in precedenza.

Si rendeva conto che non riusciva a convincere chi lo ascoltava.

Non era più il rispetto per lui persona che ancora tratteneva gli inquirenti da usare metodi più persuasivi, no.. solo il timore del suo abito talare e di quello che rappresentava, la reazione che poteva far suscitare. A volte toccare un prete è come mettere le mani in un vespaio. Presto i giornalisti presenti permanentemente nel paese seppero dell’interrogatorio e presero a parlarne nei loro giornali, nei notiziari. La cosa fece molto rumore e presto l’attenzione sul delitto divenne nazionale.


Il GIP scambiò con il maresciallo alcune considerazioni, fuori dell’ufficio, in una sosta dell’interrogatorio mentre bevevano un caffè. Il magistrato era ormai convinto che il prete bello fosse l’autore dell’omicidio. L’acquisizione del fucile custodito nell’armeria del Sig. X era cosa fatta, ora andava esaminato dai periti balistici per controllare se aveva sparato di recente. Aveva inoltre la deposizione firmata dalla figlia che confermava ogni parola di quanto detto in precedenza. Il maresciallo molto pacatamente gli fece osservare che avevano il movente, avevano anche il modus operandi possibile ma una vera e propria prova schiacciante non c’era.

E poi.. quella maledetta sensazione di star prendendo un granchio colossale? Certamente non poteva esternarla al giudice che non l’avrebbe mai accettata, cercò di consigliargli allora di proseguire con prudenza. Il magistrato rispose che voleva consultarsi con il capo della procura, sentire la sua opinione e se questa era favorevole procedere al fermo ed all’incriminazione. Intanto si doveva trattenere il parroco, non lo si poteva certo lasciarlo andare, c’era il pericolo di fuga.


Il prete bello sentiva che era ad un punto determinante della sua vita, comunque andasse a finire nulla poteva tornare ad essere come prima. Ora voleva lei, voleva condividere con lei, costasse quello che costasse, ogni attimo della sua vita futura. Ma avevano ancora un futuro? Ora che era sospettato di un delitto atroce? Non si permetteva più neanche di chiedere l’aiuto divino dato che aveva tradito così proditoriamente il suo dovere di prete e uomo. Gli sembrava ipocrita anche il solo pregare ed evitò di farlo.


La lettera anonima era in viaggio verso il suo destinatario. Per i misteri della burocrazia mai risolti, doveva, prima di raggiungere un indirizzo situato a poche decine di metri dalla bussola postale dove era stata imbucata, raggiungere il capoluogo di provincia, qui essere smistata e poi rimandata per la consegna. Ci volevano tre giorni lavorativi.

Il capo della procura invitò a soprassedere. Per adesso dovevano seguitare ad interrogare il prete bello, dovevano insistere nell’interrogatorio, farlo cedere, solo con una sua piena confessione si poteva essere sicuri dell’incriminazione e della condanna. Le prove erano solo indiziarie.

Il maresciallo condivise questa decisione.

La vedova del sindaco non si spiegava l’assenza del prete bello, non sapeva che fosse stato trattenuto dai carabinieri. Nessuno sapeva dove fosse, era preoccupata. Intanto era assediata dai giornalisti, non poteva neanche lasciare casa.

Poi la lettera arrivò a destinazione. Un carabiniere l’aprì e immediatamente la consegnò al maresciallo, il quale capì che aveva trovato il bandolo della matassa, aveva in mano l’assassino.

Stranamente proprio in quell’attimo seppe chiarire anche la cosa che lo angustiava da giorni.

Il motivo che gli impediva di ritenere colpevole il prete bello!

L’armadio delle armi del Sig. X.!!!!!!

Era coperto di polvere, polvere di molti giorni, forse settimane! Nessuno poteva averlo aperto! Il prete bello non poteva aver usato quel fucile.


Il parroco, il prete bello, era innocente.

La lettera molto voluminosa, di diverse pagine, spiegava dettagliatamente ogni cosa. Il perché, il come.

L’assassino era tranquillo. Non era minimamente a conoscenza di quanto stava accadendo e l’arrivo del maresciallo a casa non lo inquietò più di tanto, ma mentre questi parlava la sua sicurezza andò scemando. Ora era in assoluta fibrillazione. Come potevano sapere tutte queste cose? Questi dettagli? Fu invitato a recarsi immediatamente in caserma. Il maresciallo stesso lo accompagnò.

Quanto può essere vendicativa una donna!

La moglie dell’assassino, amante del sindaco, esultò di una crudele gioia quando vide il marito dover seguire il carabiniere in caserma. Aveva portato, con quella lettera anonima, tante e tali prove da rendere schiacciante l’incriminazione. Le prove delle malversazioni, i numeri di conti correnti dove erano state depositate le somme e dove trovare una di quelle pallottole modificate dal marito simile a quella usata per l’assassinio. L’uomo, messo alle strette, crollò dopo poche ore d’interrogatorio, neanche era a conoscenza della tresca della moglie con il sindaco, non era questa la causa dell’omicidio. La vera causa era una consistente appropriazione di beni del comune, veri e propri furti, reato scoperto dal sindaco che voleva denunciarlo.

Questo avrebbe causato la perdita di tutti i benefici faticosamente raggiunti. Da qui il passo fino all’omicidio fu breve.

Il prete bello?

E’ quasi naturale che non abbia potuto vivere felicemente e facilmente la storia d’amore con la donna che amava. Lo scandalo, sia pur circoscritto nell’ambito ecclesiale ci fu, e la minaccia di trasferimento in chissà quale località lo fece decidere ad abbandonare la tonaca. Questo fra mille difficoltà e minacce di ritorsione varie. Lui non cedette e la scelta di cosa fare fu sua, solo sua.

Il prete bello vive ora con la sua donna. Vive con lei e con i figli di lei. Forse gli manca qualcosa della vita da religioso ma non lo fa mai pesare, ogni attimo le dimostra il suo amore con dei piccoli gesti d’affetto. E’ felice per quanto è possibile. La sua passione è ancora viva, arde di un fuoco perenne.

Sono passati anni da allora e il tempo ha coperto solo parzialmente con la sua polvere quanto è accaduto.

A volte ricordano quei giorni ma non ne parlano mai.

mercoledì 2 novembre 2011

Quando arriverai



Quando arriverai non ci saranno parole,

saranno i nostri corpi a parlare;

io sarò lo strumento

suonato dalle tue mani,

La mia pelle

si farà tastiera per le tue dita,

I miei capelli

diverranno sottili corde sonore

tese attorno al tuo palmo;

Il mio seno, il mio ventre, il mio sesso

sotto i tuoi polpastrelli

vibreranno nel silenzio

in dolorosi accordi dimenticati.

Tu segnerai il tuo passo danzando su di me

marcando ogni angolo, ogni piega,

e infine divorando la mia carne

in uno spazio senza fine né tempo,

nascendo e morendo insieme più volte.

E fiato, e suono, ed ombra

tutto si farà musica attorno a noi.






Il prete bello- Seconda parte


(Continua il racconto dell'amico Tibetano)
Il rimorso è una condizione psicologica strana. L’assassino non ne provava per nulla. Arrivò alla conclusione che provarlo, il rimorso, non era strettamente necessario. Era un atteggiamento non razionale. Quello che non voleva era diventare una preda, inseguita dai cacciatori, braccata, costretta a nascondersi. Si addormentò subito, sognò del sindaco che gli chiedeva il perché e lui glielo spiegava calmo. Nel sogno il sindaco sembrò capire il motivo.

Chi non dormì quella notte immediatamente successiva al delitto fu la vedova. Troppa l’angoscia per la perdita e il timore per il futuro. Non sentiva la mancanza fisica del marito per il quale portava affetto ma nulla di più. Lo ammirava per il carattere e la probità ma era scaduto in secondo piano da quando lei amava il prete bello. Lui era l’uomo della sua vita, quello che sentiva davvero suo. Non si colpevolizzava per averlo tradito. Erano cose alle quali non si poteva porre rimedio. Succedevano e basta. Si addormentò di un sonno inquieto quando ormai era l’alba.

Il medico legale che esaminò brevemente il cadavere anticipò che il danno prodotto dal proiettile lo definiva di tipo dum dum, di quelli ad anima cava che si frammentano all’impatto. Proiettili non in commercio in quanto vietati, quindi probabilmente manomessi artigianalmente o acquistati sul mercato illegale. Il maresciallo chiese se era possibile definirne il calibro. Forse solo il probabile calibro, visto il danno causato e l’impossibilità d’ogni rilevamento certo, commentò il perito. A prima impressione: 7,62 calibro Nato o 308 Winchester. Impossibile dire altro con precisione.

Il maresciallo pensò che da quella distanza l’assassino doveva aver usato un fucile di precisione, forse da tiro sportivo, forse con un sostegno, bipede o a treppiede. Rifiutava l’idea che a sparare fosse stato un sicario professionista. Non ne vedeva i motivi. Per quanto il sindaco fosse inviso, non lo era in maniera tale da provocare un omicidio su commissione, ma tutto era possibile, anche se per lui sarebbe stato più probabile un problema di corna o di soldi. Da subito il paese fu invaso da giornalisti anche delle testate nazionali e dai veicoli delle stazioni televisive. Il giovane magistrato si pavoneggiava con molteplici interviste, cercava una visibilità, già farneticava di un delitto politico o mafioso.

Già dal giorno successivo e per tutti quelli seguenti la vedova presenziò alla messa mattutina, non ne mancò una. Il prete bello il primo giorno fece un accorato sermone di partecipazione. Alla fine della messa la vedova si confessava, se riusciva lo faceva sempre per ultima. Prima lasciava passare tutta la lunga fila di parrocchiane che il prete ascoltava svogliatamente, l’aveva notata naturalmente e aspettava lei. In quei pochi minuti, uno da una parte e l’altra dall’altra del confessionale, i due si scambiavano pensieri e incandescenti parole d’amore. La donna gli diceva di andare a trovarla a casa, che aveva il bisogno di sentire il suo corpo nudo sul suo. Che lo desiderava. Che il suo bisogno era ormai diventato una febbre. Che voleva sentirlo dentro di se. Lui la pregò di aver pazienza. Le cose dovevano sedimentarsi e poi potevano riprendere i loro incontri, che uno di questi giorni una visita a casa avrebbe potuto farla senza causare troppi pettegolezzi. Sarebbe venuto un pomeriggio, così in modo visibile, in una normale visita pastorale. Sperando di poter stare soli! Anche lui aveva voglia, moriva addirittura dal desiderio! Voleva il suo corpo nudo, sentire premere il suo seno soffice sul suo petto. Voleva risentire il suo profumo. Gustare il sapore magnifico della sua femminilità. Voleva sapere di lei, portarsi via il suo profumo addosso, sul viso, sul corpo. Una volta arrivarono a masturbarsi nel confessionale. La loro era una vera e propria pazzia. Ma non importava dato che vivevano nella loro particolare dimensione indifferenti a tutto, nel loro mondo.

Il sindaco defunto non era poi uno stinco di santo, quell’uomo integerrimo che si pensava. Molto discreto si, quello lo era, ma in realtà aveva un’amante da anni e questa donna era sposata. La donna era l’unica che sentiva dolorosamente la perdita. Si struggeva e neanche poteva manifestarlo il suo dolore, lo doveva tenere dentro di se. Fingere e fare le solite, noiose cose. Da subito dopo il delitto prese ad odiare ancora di più il marito, lo odiava ora in maniera spasmodica.

Il maresciallo stava esaminando l’elaborato che elencava i possessori di porto d’armi, elenco che specificava anche che tipo di armi avessero a disposizione. Aveva provato inutilmente a far sentire le proprie ragioni al magistrato inquirente, ma costui era sordo alle sue parole, tutto era stato inutile. Decise allora di fare delle indagini per proprio conto. Era a conoscenza delle voci che circolavano nel paese, la moglie del sindaco sembrava troppo presa dalla religione, o meglio dal suo rappresentante in terra, il bel parroco.. Poi, c’era anche la relazione segreta del defunto. Dato che ambedue le interessate avevano un marito bisognava accertare quanto i mariti sapessero. Era una cosa da verificare. Voleva sentire anche tutti i possessori di fucili compatibili. La sua indagine personale iniziò già dal giorno successivo. Allora.. c’erano in paese e nelle immediate vicinanze dei fucili interessanti che nello specifico erano compatibili: una carabina Remington 40xB tactical; una carabina da tiro TIKKA T3 Tactical calibro 308 Winchester; una carabina da tiro Savage 12 Tactical cal. 308 Winchester. La prima visita era fuori paese: vero che il titolare del porto d’armi era morto da quattro mesi, ma il maresciallo la fece lo stesso per scrupolo. Il fucile interessato? Era chiuso nell’armadio blindato delle armi, come da legge. C’era una vedova molto anziana relegata in letto, costretta ad una vita quasi vegetativa che parlava a fatica e non sempre lucidamente e quindi fu la figlia a rispondere alle sue domande; costei invece parlava anche troppo, un vero fiume in piena di parole.

L’assassino non sapeva nulla del procedere delle indagini, presumeva di poterne restare fuori. Da quanto leggeva sui giornali e vedeva alla televisione sembrava che gli inquirenti avessero scelto una pista prettamente politica.

Il prete bello un pomeriggio, sul tardi, si recò dalla vedova, non servirono parole. Appena dentro e avuto la conferma che erano soli la frenesia lo prese. Frenesia che era comunque comune ad ambedue, in un attimo si ritrovarono nudi e ansanti. La prima volta la prese a terra, violentemente. Mentre la copriva, la sua bocca non si staccava dai capezzoli che seguitava a succhiare e mordere fortemente. Il suo orgasmo venne presto, pochi colpi violenti e si svuotò dentro di lei in preda ad un orgasmo fortissimo. Poi ansanti e ancora vogliosi raggiunsero il letto e lui si mise fra le sue gambe baciando la sua conchiglia. Presto ritornò ad essere in grado di prenderla ancora. Questa volta durò di più, molto di più e furono molti i modi con i quali la prese, per poi svuotarsi nuovamente mentre i suoi lombi sbattevano forte contro le natiche piene di lei. Gli orgasmi della donna furono davvero senza fine, lei si sentiva sciogliere nel suo miele mentre lui la penetrava.

Il maresciallo dalla logorroica figlia del titolare del porto d’armi venne a sapere:

Che la chiave dell’armadio delle armi era nascosta da qualche parte, ma in un luogo che lei ignorava.

A domanda specifica: che a prima vista non mancava nulla.

Ancora: che il pomeriggio dell’omicidio del sindaco c’era stata la visita del parroco alla madre, lei assente fino a sera. Non sapeva quanto si fosse trattenuto, la madre non era in grado di dirlo.

Il parroco aveva familiarità con le armi del padre, che lei sapesse?

Si.. avevano avuto modo di sparare assieme in una riserva di caccia con i fucili del padre. Il padre aveva affermato che il parroco era un ottimo tiratore con una discreta conoscenza delle armi. Lei li aveva sentiti discutere spesso di cose relative alla caccia.

Ora il maresciallo sapeva di certe voci che circolavano in paese, di un rapporto affettivo fra il parroco e la figlia stessa, sembrava che questa fosse stata abbandonata proprio per la moglie del sindaco,; ciò lo faceva dubitare di quanto lei affermava, non sapeva quanto fosse attendibile. Esaminò le molteplici armi contenute nell’armadio, c’era il fucile interessato, c’erano dei fucili da caccia grossa, ricordò allora che il defunto Sig.X aveva partecipato ad alcuni safari in Africa.

Notò anche una cosa, che al momento non ritenne importante.

Si accommiatò dalla figlia pregandola di passare in caserma per la deposizione.

L’assassino non volle correre rischi e si liberò dei restanti proiettili da lui stesso modificati in pallottole tipo dum dum ed anche del bossolo sparato. Lo fece in un lungo giro in moto, buttandole una ad una in vari corsi d’acqua della provincia.

L’amante del sindaco morto non si dava pace. Gli mancava troppo. Pensava a lui in ogni attimo della giornata. Si caricava sempre più di un livore vendicativo. Si mise sul tavolo di cucina e scrisse una lettera anonima, poi la imbucò.

Al prete bello non bastò l’incontro. Appena fuori dell’uscio della casa del sindaco morto la voglia di lei lo riprese. Ora la libidine lo mordeva, ma non solo, voleva dividere con lei ogni attimo del giorno, affrontare ogni problema quotidiano assieme, da molto si era reso conto di essere innamorato. Pazzamente innamorato e che per lei sarebbe stato disposto ad ogni gesto, anche il più inconsulto. Ricordò mentre tornava in chiesa il colloquio avuto con il sindaco.. il marito.. qualche giorno prima della sua morte. Le sue minacce, il suo atteggiamento ultimativo. Era presto detto: non sapeva se fosse vera o meno la cosa, ma doveva far cessare le molte chiacchiere che circolavano in paese sulla relazione con sua moglie o avrebbe avvertito il Vescovo di quanto accadeva.

Ciò avrebbe causato il suo allontanamento e lui non poteva più concepire la vita senza di lei.

Il maresciallo dubitava delle cose troppo semplici. Spesse volte si prendono delle cantonate enormi a dar credito alle prime convinzioni. Per dovere d’ufficio scrisse un rapporto per il Giudice per le indagini preliminari, presentandogli i fatti rilevati fino al momento attuale.

E andò a parlare con il parroco.

Il prete bello accolse il maresciallo in sagrestia.

Il maresciallo si rendeva conto che era una cosa inconsueta sospettare un prete di un omicidio e partì da lontano con le domande. Presto dovette arrivare al dunque. Intanto doveva convenire che poche volte aveva visto un uomo così bello. Gli occhi verdi contrastavano con i capelli corvini. Il fisico sembrava quello di un atleta e la tonaca non faceva altro che evidenziare il tutto.

Ecco le domande e le risposte del prete bello.

-Risponde al vero che ha una relazione intima con la moglie del defunto?

Sono solo il suo assistente spirituale, nulla di più, lei è una donna sposata e con figli, una buona cristiana.

-Dove era il pomeriggio del delitto?

Ero impegnato in una visita pastorale ad un’inferma.

-La signora X.?

Si, proprio lei.

-Per quanto tempo?

Non ricordo esattamente, so che era nel pomeriggio.

-Ritornò in paese dopo che il delitto era avvenuto?

Si.. al ritorno seppi del fatto, intervenni sul luogo per dare l’estrema unzione.

-Cosa aveva usato per raggiungere il luogo della visita?

La moto, la mia moto.

-Non aveva avuto una relazione sessuale con la figlia del sig. X?

No, solo contatti di tipo parrocchiale.

-Questo non collima con quanto afferma l’interessata, che parla di una relazione sessuale, da lei interrotta causa la nuova relazione con la moglie del sindaco.

L’interessata lavora troppo di fantasia. Lei ha provato delle avances e io le ho respinte.

-Sapeva che il sig. X. aveva diverse armi? E fra le tante anche un fucile carabina Remington 40xB tactical?

Ho visto l’armadio delle armi, ma non conosco i vari tipi di fucile.

-Non lo ha mai usato?

Una volta ho partecipato ad una partita di caccia con il sig X. Ma non ricordo l’arma che ho usato.

-Il sig X, a detta della figlia, ha affermato che lei è un ottimo tiratore e che ha una buona conoscenza delle armi, conferma?

Solo una coincidenza fortunata in quell’occasione e no, non conosco bene le armi.

-Sa dove il Sig. X teneva la chiave dell’armadio delle armi?

Non lo so.

-Il sindaco defunto sospettava di una relazione intima fra lei e sua moglie? Non gliene ha mai chiesto spiegazioni?

No, mai è accaduto qualcosa del genere.

-Risulta che lei, come parroco o come subordinato, sia stato allontanato diverse volte dai luoghi dove esercitava il suo compito, si parla sempre di cose sessuali, cosa c’è di vero?-

Sono solo chiacchiere e maldicenze. Nulla di vero.

Finì così il loro colloquio.  (continua....)

lunedì 31 ottobre 2011

Il prete bello - Prima parte

Signore e signori... rullo di tamburi... :-) ho l'onore di ospitare un racconto dell'amico Tibetano che non so perché si è convinto che tale scritto non possa essere ospitato nei suoi soliti "canali" informatici... forse troppo poco erotico rispetto ai livelli a cui ci ha abituato? A me è piaciuto molto, e  sono ben lieta di accoglierlo nel mio blog. E' un po' lungo quindi lo dividerò in tre parti, comunque fila via liscio!


IL PRETE BELLO







(C’è un romanzo con il medesimo titolo scritto da Goffredo Parise negli anni 50, ma è una coincidenza, i temi trattati sono diversi.)


L’assassino disteso sul ventre era in attesa da oltre un’ora. Il suo obiettivo stava ancora parlando nella piazza del paese. Si mosse leggermente solo per evitare ogni forma d’indolenzimento, poi controllò ancora una volta l’alzo del fucile di precisione, controllò che le pallottole a camera cava fossero correttamente inserite nel caricatore dell’arma. Pensò alle conseguenze dell’impatto delle pallottole, al buco grosso quanto un pugno che causano e non lasciano scampo alla vittima. Avvicinò l’occhio destro al mirino telescopico che corredava il fucile. Inquadrò il viso dell’oratore nel reticolo a croce e respirò a fondo. L’uomo con la fascia tricolore al petto appariva bellicosamente infervorato. Vedeva distintamente il muoversi delle sue labbra, accalorato com’era nel discorso. Senz’altro stava denunciando le malefatte della parte avversa del consiglio comunale. L’assassino contò fino a tre e tirò dolcemente il doppio grilletto dell’arma. Nonostante il contraccolpo del fucile vide un fiore rosso sbocciare improvviso sul viso del sindaco prima che questi cadesse all’indietro come colpito da un bastone, contemporaneamente lo assordò il suono secco dello sparo.

L’assassino si rialzò, verificò di non lasciare nulla che potesse portare a lui e lasciò il luogo del delitto.

Per certuni la bellezza è una maledizione? Certamente è un valore aggiunto, di solito, ma per un religioso? Un motivo in più per rendere difficile o impossibile il cammino verso il paradiso.

Il problema gli fu posto dal suo confessore quando gli esternò la volontà di prendere il voto, di diventare un prete. Il vecchio sacerdote glielo disse chiaro..

-Sei troppo bello figliolo.. avrai un mucchio di difficoltà per non incorrere nel peccato. La lussuria è permanentemente in agguato e tu sarai sempre sotto assedio. Già in seminario ti concupiranno..-

E continuò.

-E poi.. che profondità ha la tua fede? Mi parli di missione, della tua volontà di salvare il mondo, ma la vita di un prete è anche altro. Ci vuole costanza e molta rassegnazione perché non vedi nulla dei cambiamenti sperati, diventa tutto una routine..-

Addirittura il giovane aspirante prete non era neanche più vergine. Aveva conosciuto la tentazione della carne e il conseguente peccato. E per di più sia con una donna che con un uomo. Ma non sentiva la contraddizione di tutto ciò. Il peccato conviveva con la sua determinazione, con ciò che riteneva fosse fede.

La donna era stata sua zia. Avvenne tutto durante un’estate nella quale era stato assegnato alla sua custodia. La vedeva, nei pomeriggi assolati e mentre fingeva di dormire, togliersi la leggera camiciola che indossava e accarezzarsi lungamente i bei seni sodi. E la notte, dato che dormivano nello stesso letto della casa di campagna, la sentiva masturbarsi. Sentiva i suoi gemiti e avvertiva i suoi movimenti che partivano inizialmente come furtivi per diventare scomposti al momento dell’orgasmo. Lei si liberava del lenzuolo e si toccava violentemente. Una notte poi.. lei in preda ad una vera frenesia lo cercò con la mano e trovando il ragazzino eccitato prese a masturbarlo. Da lì.. fu quasi naturale progredire nell’atto completo. Non solo questo, ma lui la guardava e si masturbava anche quando lei si faceva prendere al buio dal suo fidanzato di allora. Il contatto con l’uomo era stato successivo a quest’episodio. Era un accompagnatore della parrocchia, ma almeno in questo caso non arrivarono mai ad atti completi, solo a maneggiamenti e ad episodi di fellatio.

Il suo trascorso in seminario fu solo un seguito infinito di peccati di lussuria, con i suoi confratelli nelle lunghe notti e con gli insegnanti di teologia. Molte furono le occasioni e finirono solo con il suo ordinamento a prete. Poi il suo ufficio religioso in varie parrocchie mentre lui desiderava essere inviato in qualche missione in Africa. Qui nelle parrocchie iniziò subito ad essere la preda di parrocchiane affascinate dalla tonaca e dalla sua prestanza. Continuò a peccare, poi confessava regolarmente i suoi peccati. Era rimproverato ed esortato a non cadere più nella lussuria, lui prometteva ma poi? Poi.. al momento critico era senza difesa.

Al momento dell’omicidio del sindaco era il parroco del paese.

Un parroco amato dalle parrocchiane e mal visto dagli uomini, più per una forma di gelosia che per come esercitava il suo compito pastorale, male era sopportata la sua bellezza e la sua fama di donnaiolo. Si, molte, troppe erano le voci che lo riguardavano. Molte le gelosie fra donne e molte le chiacchiere malevole o maliziose che provocava.

Quando arrivò nella piazza dove si era svolto il comizio il corpo del sindaco era coperto da un lenzuolo bianco insanguinato. Era trascorso del tempo ma la folla stava ancora assistendo sgomenta. Si sentivano voci che affermavano che era stata la parte avversa ad ucciderlo, altre che invece individuavano nella malavita la colpa dell’accaduto.

Il prete bello si avvicinò al corpo, chiese l’autorizzazione a scoprire quella parte che copriva la testa per potergli dare l’estrema unzione. Gli fu concesso.

Controllando la sua nausea alla vista del viso distrutto, passò l’olio santo sulla fronte del morto e recitò a bassa voce la formula dell’estrema unzione.

-Per istam sanctam unctionem et suam piissimam misericordiam adiuvet te dominus gratia spiritus sancti, ut a peccatis liberatum te salvet atque propitius allevet.-

Scambiò poi qualche frase di circostanza con i presenti, chiese cosa fosse effettivamente successo e si recò dalla vedova per portarle il conforto della fede.

L’assassino si prese il tempo di pulire la canna del fucile con lo scovolo apposito. Oliarlo. Pulirlo con uno straccio umido per togliere ogni traccia d’uso e le impronte digitali, rimetterlo nell’armadio delle armi. Chiudere l’armadio, porre la chiave nel nascondiglio. Sapeva che un proiettile a camera cava si deforma all’impatto tanto da rendere impossibile un confronto con l’arma che lo ha sparato, ma meglio essere precisi e prudenti. Prese la moto e andò in piazza.

Il prete bello andò alla casa del sindaco. Già era invasa da parenti e amici. La vedova era in camera sua. Piangeva ed aveva gli occhi arrossati, lui le si avvicinò, le prese la mano e la esortò a reagire, doveva farlo nell’interesse suo e dei suoi due piccoli figli. La vedova gli chiese se poteva tornare più tardi, voleva il conforto delle sue parole, pregare assieme. Dopo che parenti e amici avessero lasciato casa. Il prete bello chiese dove sarebbe stata allestita la camera ardente. Il corpo, disse la vedova, doveva restare a disposizione delle autorità per l’autopsia, non sapeva quando sarebbe stato possibile fare il funerale. Acconsentì a tornare. Avrebbe aspettato che la casa si svuotasse e poi sarebbe tornato. Pensò sempre alla vedova mentre si recava in canonica. Era molto bella nonostante il dolore.

Da subito le indagini partirono male. Gli inquirenti ci misero un’infinità a trovare il luogo da dove l’assassino aveva sparato. Intanto era scesa la notte e la pista era fredda. Innumerevoli persone avevano invaso il luogo, camminato in lungo e in largo, era ormai difficile, anzi impossibile, trovare indizi utili. Il magistrato inquirente iniziò a pensare a chi avesse interesse ad eliminare il sindaco. Un lungo elenco di persone a detta dell’opinione comune, il sindaco era inviso a molti per la sua inflessibile volontà di eliminare le costruzioni abusive. Era onesto e questo non piaceva a chi aveva interesse a gestire gli appalti comunali. Da subito sarebbero iniziate le ingerenze politiche, era un bel guaio.. pensò il magistrato, doveva trovare il colpevole al più presto. Un nome da dare in pasto alle belve della stampa. Era un caso che poteva dargli rilevanza nazionale.

L’assassino era moderatamente tranquillo. Certo potevano inserirlo fra i possibili sospettati ma contava sul fatto che percorressero la strada più facile per le indagini. Quella che portava a lui era una pista abbastanza defilata.

Il prete bello si presentò alla casa della vedova alle nove di sera. Ormai la folla dei parenti aveva lasciato la casa dietro sua richiesta. Voleva star sola. Sua sorella si era presa l’incombenza di accudire i bambini, li aveva portati a casa sua. La segui fino nella sua camera, la camera dove aveva dormito con il marito fino la notte precedente. Il letto era sfatto, lei si era distesa. C’era il suo odore su quel letto e la forma del suo corpo. C’era odore di femmina. Lei sedette sul letto e lui le si mise al fianco, le passò il braccio sulle spalle.

La strinse a se.

-Fatti forza.. devi reagire..-

L’assassino pensò a quanto aveva fatto. Commettere l’omicidio era stata una conseguenza ineluttabile, a suo parere. Lui non avrebbe mai accettato la possibilità di perdere quanto aveva ottenuto dalla vita. Non in questo caso.

Il prete bello accarezzava i capelli della donna. Erano serici, molto piacevoli al tatto, li portava lunghi fino alle spalle, inserì la mano sotto di essi e raggiunse la nuca, l’accarezzò mentre le parlava con voce suadente.

-Per difendere il tuo nome, la tua reputazione.. dovremo gioco forza limitare i nostri incontri, non potrò più venire a casa tua. Verrai tu in chiesa. Verrai al confessionale e lì parleremo. Forse potremo fermarci un attimo in sagrestia..-

Lei voltò il viso verso lui, accarezzò con la mano quei tratti che le piacevano tanto. Avvicinò la bocca. Voleva essere baciata. Baciata, ma non per essere confortata. Voleva un bacio d’amore. Caldo.. fremente, come solo lui poteva e sapeva darle. Quando lui la baciava per lei era come sentir suonare le campane dentro la testa. Si sentiva diventare languida, il suo corpo perdeva ogni rigidità e diventava pronto per l’amore. L’amore che lui sapeva farle. Quanti orgasmi aveva provato con lui che instancabile le faceva l’amore! Sesso si.. sesso anche feroce ma sempre con la componente di quell’amore che ormai li legava in maniera indissolubile.

Il maresciallo della locale stazione dei carabinieri era arrivato alla conclusione, dopo averlo visto operare e sentito parlare, che il magistrato di turno che dirigeva le indagini fosse un emerito cretino. Laureato certo.. vincitore di un concorso anche, ma comunque un cretino. Un cretino completo. Voleva l’elenco delle opere edilizie abusive del comune, poi voleva un elenco degli oppositori politici del sindaco, sia del suo partito sia della parte avversa. Bene, confermò il maresciallo.. sarà fatto, ma lui, vecchio del mestiere, sentiva che le cose erano più semplici di quanto ritenesse il magistrato. Da vecchio cacciatore di criminali, aveva un intuito particolare e queste cose le sentiva a naso. Pensò a chi potesse avere un fucile di precisione atto a sparare il colpo mortale: non era un’arma comune, doveva procurarsi l’elenco di chi possedeva il porto d’armi e delle armi a disposizione. E questo andava fatto presto.

Nonostante la recente perdita del marito, in quel momento la donna desiderava il prete bello. Il suo dolore svanì temporaneamente con il bisogno sessuale che provava. La sua bocca glielo fece capire. Lo voleva ora! Adesso! Era disponibile, era sua. Voleva dimenticare tutto in un lungo attimo e lasciarsi andare, perdersi in uno slancio di passione. Di folle passione. Fecero l’amore vestiti, lei scostando solo gli slip che indossava. Lui che sopra di lei la baciava, le mordeva le labbra mentre le diceva parole appassionate. Lei si sentiva trasportare in un mondo magico, solo loro. Un mondo dove erano felici, dove mai dovevano vivere momenti di lontananza. Fu un atto breve ma intenso. Lei.. sentì il proprio orgasmo arrivare da lontano ed esplodere. Urlò forte il suo piacere mentre lui, il prete bello, le beveva i gemiti, le urla, il godimento dalla bocca. Venne anche per lui l’attimo del piacere. Con lei ogni volta era una cosa meravigliosa da provare. Urlò anche lui, un lungo urlo gutturale. Dopo.. esausti e con il respiro rotto restarono avvinti in un lungo abbraccio, lui ancora dentro di lei mentre perdeva lentamente la sua erezione. Si sussurrarono ancora parole d’amore, d’amore eterno. Poi lui la lasciò. Torno al suo alloggio nella canonica, s’inginocchiò davanti all’immagine del Cristo e chiese perdono. Pregò per l’anima del sindaco.


(continua....)


martedì 25 ottobre 2011

Come mi vuoi





- “Come mi vuoi?”

- “Ti voglio nudo, quando domattina verrai ad aprirmi la porta della camera. Nudo e con il çazzo duro.”

Passo una notte agitata. Tra poco ti vedrò per la prima volta, e sarò io a decidere come, situazione insolita per me. Non sono abituata a gestire una trama, mi lascio condurre piuttosto che fare la regia.


- “Sto uscendo ora, tra mezz’ora sarò lì. Sai cosa devi fare vero?”

- “Si, certo.”- La tua voce è ancora impastata dal sonno, ti immagino mollemente sdraiato nel letto, le coperte ancora calde dalla notte appena trascorsa.

Arrivo in albergo, la mia eccitazione comincia a salire, sento il pulsare dei battiti del mio cuore quando consegno il mio documento alla reception.

- “Stanza 403, quarto piano… l’ascensore è in fondo al corridoio.”

Respiro lentamente…. Tum- tum- il martellare ritmico decelera… Premo il bottone dell’ascensore. Ma quanto ci mette ad arrivare… butto fuori l’aria. Si aprono le porte… entro…. Tasto 4. Schiaccio. Mi guardo allo specchio. Ho gli occhi stanchi dalla nottata trascorsa ma vi colgo quel bagliore che conosco bene, che non riesco a nascondere.

Quarto piano, si aprono le porte…esco… 401…402… cammino in punta di piedi per non far sentire il rumore dei miei tacchi… ecco… 403. Busso. Ora il sangue mi pulsa nelle tempie, assordante. Tra poco ti vedrò…tra poco.. qualche secondo ancora. Sento la tua voce, un mugolio provenire dall’interno, ma ancora non apri la porta. Mi sto spazientendo, sai? Busso ancora.

La porta si apre. Eccoti finalmente! Sei  nudo, ti guardo prima in volto e poi subito abbasso lo sguardo.

- “E questo me lo chiami un cazzo duro?”

- “Sei arrivata in anticipo, non ero pronto. Ora ci pensi tu, no?”

- “No, i patti non erano questi. Ora voglio che lo fai diventare duro come ti avevo chiesto.”

Poso la mia borsa mentre ti osservo, in piedi accanto al letto. Te lo prendi in mano, le dita si chiudono intorno alla carne… su e giù… lo scappelli mentre guardo quel movimento ritmico, lento. Ne osservo la consistenza.

“Si, ora è abbastanza duro”- Ti dico mentre lo sfioro girandoti intorno ed andandomi a sedere sul bordo del letto. Ti guardo così, nudo,con la mano ferma stretta intorno al tuo cazzo e quello sguardo interrogativo. Ti starai chiedendo perché mi sono allontanata, perché non ti ho succhiato subito.

Invece rimango qui ad osservarti, come ho fatto tante volte ma a distanza. Anche allora ti lasciavi guardare e tu non vedevi me. Anche ora sono vestita da capo a piedi mentre tu sei in mostra, esposto al mio sguardo. Ci si sente senza difese ad essere spogliati di fronte a qualcuno vestito, si è deboli, senza protezione ed al contempo a me questa situazione dà un senso di potere. E continuo a giocare un po’ con te.

- “Continua a toccarti, ti ho chiesto forse di fermarti?”

- “No no, scusami. Si si continuo, dimmi tu cosa devo fare.”

- “Vieni qui, qui vicino a me.”

Il letto è accanto alla porta finestra di un piccolo terrazzino in comune con altre stanze. Dietro la testata un’altra finestra, e tutte e due hanno le tende aperte. Fuori scorgo il palazzo di fronte, dall’altro lato della strada.

- “Qui davanti? Ma mi vedranno tutti!”- dici mentre ti sposti esattamente nel punto da me indicato

- “Non hai detto che ti piace farti vedere? Eccoti accontentato.”

- “Mi farai cacciare dall’albergo così!”

- “Beh non è un problema mio no? … Bravo continua così”

Faccio fatica a non toccarti ora, sei così vicino che sento l’odore del tuo sesso, noto la cappella bagnata dai tuoi umori. Il giochino si sta facendo pesante per me… quanto potrò resistere?

- “Vuoi guardarmi? Guardami” - dico mentre lentamente mi sollevo la gonna.

Apro le gambe, sono senza calze e mi è facile scostare leggermente lo slip ed introdurci le mie dita… scivolano tra le mie labbra. Sono fradicia. Ora anche il mio odore si espande nella stanza, dolciastro. Ritraggo le dita e le passo sotto il tuo naso.

- “Mi senti?”

- “Basta, dai facciamola finita, non ti sei divertita abbastanza?” Hai fermato la tua mano. Il tuo cazzo svettante ha la cappella violacea da quanto è gonfio.

- “Non ancora” sogghigno mentre mi sfilo gli slip bagnati e te li strofino sul viso. Poi apro bene le gambe e ti mostro la mia intimità

- “Ti prego basta, basta sto scoppiando! Voglio toccarti. Posso?”

- “Inginocchiati. Così, bravo… ora avvicinati” Compi appena due passi sulle ginocchia fino ad arrivare ai miei piedi. Mi assale una strana frenesia, ho voglia di farti male. Ti prendo per i capelli ed abbasso la tua testa verso le mie estremità.

- “Mi hai fatto aspettare fuori della porta, ed ora sei tu ad aspettare me”

Ti tengo sempre per i capelli, sei con la schiena piegata e il viso sopra i miei piedi, infilati dentro un paio di sandali neri dal tacco alto e sottile. Cominci a baciarmeli delicatamente, servizievolmente.

- “Bravo, hai capito cosa devi fare ora”-
(continua....)

lunedì 24 ottobre 2011

La morte in diretta

Stavo per scrivere un post dopo la visione del corpo di Gheddafi ed ecco che un'altra terribile morte in diretta ci colpisce. Dolorosa perché imprevista, perché quando un ragazzo giovane e pieno di vita se ne va pensi che non è giusto, altro che prediletto dagli Dei.

E quelle immagini, le prime dell'ex dittatore che hanno riempito gli schermi televisivi, internet, i giornali… ho visto un programma tv dove dietro i primi piani degli ospiti in studio giravano sullo schermo in continuazione, come un anello quelle sequenze del corpo straziato. Praticamente non era possibile guardare il viso delle persone senza quel fondale. In orario pomeridiano.

Il giorno dopo, un giovane corpo, riverso sulla pista, immobile con riccioli sciolti senza il casco che volava via. Ho pianto.

Mi chiedo il senso di tutto questo, il dovere di cronaca si ma non c'è un compiacimento, un gusto del macabro in ciò? Ed il profanare un corpo, senza più dignità, fotografarlo, esporlo se da una parte è una ovvia conseguenza di una vita trascorsa a sopraffare il prossimo… ecco mi chiedo… anche chi sceglie di riproporle quelle immagini non ci sta sottoponendo alla stessa violenza? Ho scritto di getto e mi scuso per la forma, sono solo pensieri buttati su una tastiera

Ciao Marco, io voglio ricordarti così... ci sei salito sul podio più alto.. più in alto di tutti






sabato 15 ottobre 2011

Vorrei....


Vorrei averti tra le mie gambe…ora… in questo esatto momento mentre sono seduta…Tu tra le mie ginocchia…apriresti delicatamente le mie labbra con le dita… poi le baceresti…fino a far schiudere il mio bocciolo lucido di umori, pulsante….Avvertirei il tocco lieve della tua lingua…e poi le tue dita scivolare dentro di me, a fondo nella mia carne tumida e gonfia…morderesti il centro fremente del mio piacere… lo sentirei indurirsi… gonfiarsi… la mia mano scivolerebbe sui tuoi capelli morbidi, guidandoti, poi allontanandoti…il tuo viso si solleverebbe per posarsi sulla mia bocca… assaporerei il mio stesso sapore dolce sulle tue labbra, e solo allora sentirei il peso del tuo corpo sul mio ventre,e poi il tuo sesso entrare in me, lento ma deciso. Vedrei il bagliore dei tuoi occhi sorridenti irradiarmi con la loro luce… quegli occhi scintillanti che non riesco a dimenticare.

Mi manchi

martedì 11 ottobre 2011

L'assenza dondola nell'aria...





L'assenza dondola nell'aria

come un batacchio di ferro

martella il mio viso martella

ne sono stordito



corro via l'assenza m'insegue

non posso sfuggirle

le gambe si piegano cado



l'assenza non è tempo né strada

l'assenza è un ponte fra noi

anche quando

di fronte l'uno all'altra

i nostri ginocchi si toccano.

Nazim Hikmet



--------------------------------------------

martedì 4 ottobre 2011

Doppio sogno



Dormire con te. Ovvero non dormire con te…che ore saranno? Eppure ero addormentata, ma la tua presenza mi tiene sveglia, lo sai?E’ il calore del tuo corpo nudo che mi deve aver ridestato, mentre sono appoggiata al tuo petto, o sarà stato il pizzicore dei  tuoi peli che mi sfregano la guancia, immersa nel tuo odore. Come posso dormire con  la tua mano sulla mia spalla che scivola sulla schiena e poi sulle mie natiche. Ne percepisco la temperatura, il peso lieve. Ora se ne sta lì ferma a sancire  il suo possesso, immobile e rilassata sul mio culo. Mi sono spostata ed  ho sentito il tepore del tuo sesso appoggiarsi alla mia coscia, morbidamente. L’ho percepito muoversi, come avesse vita propria… si è allungato e non ho potuto fare a meno di tendere la mia mano e raggiungerlo. L’ho accolto nel mio palmo, l’ho stretto leggermente. Senza vederlo ne ho riconosciuto la forma, il calore della pelle. Ero ancora in quello spazio intermedio tra il sonno e la veglia, gli occhi chiusi e le membra pesanti. Solo i miei polpastrelli  si sono mossi impercettibilmente,  ed ho sentito che ha avuto un sussulto,  come un frullo d' ali… un fremito appena . E ancora… piccole vibrazioni delle mie dita che lui ha percepito… è lievitato lentamente, con la stessa indolenza con cui lo toccavo quasi per metterlo alla prova… due, tre volte.   Amorevolmente ha  risposto  agli stimoli,  si è dilatato, indurito fino a riempire la mia mano chiusa, senza che lo stringessi.
Ma dormi o sei sveglio? Te ne stai in silenzio, sento solo il tuo respiro lento e regolare… muovo il pollice accarezzandolo piano piano per tutta la lunghezza, avvertendo lo scalino della cappella ed i rilievi delle vene ingrossate.  Sono così stanca che non riesco a muovere un  muscolo, ma le dita vanno da sole come su una tastiera di cui conoscono gli accordi. Mentre sei  nella mia mano rivedo  le immagini di poche ore fa, come in un sogno... Ero  piegata sul divano e tu in piedi dietro di me mi aprivi le natiche. Mi hai esplorato il buchino rugoso con le tue dita… prima una.. poi due…  Il mio corpo si è aperto  a te, come se ti riconoscesse …  si è abbandonato … rilassato. Le tue dita fungevano da guida per il tuo cazzo che è scivolato  lentamente nel mio culo senza che opponesse resistenza. Fino in fondo. Mi chiedo come tu faccia a rendermi così, totalmente arresa al tuo uccello. Io non voglio consegnarmi a te, non voglio. Eppure è come se il corpo mi tradisse. Ti segue, mentre il mio cuore è costretto in uno scrigno, chiuso con un lucchetto pesante.  A forza di entrarmi dentro con il tuo cazzo violerai anche il mio forziere, come un predatore di anime, perché questo sei.  Profanerai le mie barriere. E nonostante questo, solo a sentire il tuo calore sulla mia mano, soltanto a rivedere le scene di poco fa il mio corpo diserta di nuovo. Mi bagno.
-          -  “Succhiamelo”. La tua voce risuona perentoria nell’oscurità.

Sei sveglio! Ho sonno  ma quell’animaletto appisolato nelle mie viscere si sta risvegliando… come il tuo sesso anche lui si rianima, mi morde il basso ventre. Sollevo il busto e mi protendo verso il centro del tuo corpo, non ho bisogno di cercarlo, ho il tuo uccello ancora in mano. Mi abbasso e sento il dorso contrarsi, indolenzito, i muscoli tesi si irrigidiscono. Forse è stato quando mi tenevi premuta la schiena sul materasso, così come piace a te, come adoro sentirmi prendere da te.  E’ come se il corpo avesse ancora impressa la memoria di quella posizione, ma il desiderio di soddisfarti supera il dolore. Te lo bacio  delicatamente , avvolto ancora dall’afrore dei nostri fluidi, i miei e i tuoi mescolati. Mi fa impazzire riconoscere il mio odore su di te.  Lo lecco in punta, avvolgo la cappella tra le mie labbra, distinguo il sapore salato delle prime trasparenti gocce di rugiada,  poi lo prendo tutto nella mia bocca calda. Lo succhio forte mentre avverto il mio bocciolo che pulsa, la fessura tra le mie labbra che si inumidisce. Ora voglio godere.
Mi sollevo su di te, piego le  gambe intorno al tuo bacino e poi mi abbasso lentamente… mi impalo sul tuo sesso durissimo ed inumidito dalla mia saliva; lo sento scorrere facilmente dentro di me. Tu non ti muovere, riposati, faccio tutto io. Però non riesci a star fermo, mi prendi i capezzoli che ondeggiano sul tuo viso e li stringi forte, me li lecchi, mi baci mentre il tuo bacino si muove sotto di me, spingendo forte. Ti cavalco ancora un po’, solo un po’ finché ti sento fremere, la tua carne palpitare dentro di me e il fiotto caldo del tuo sperma riempirmi mentre dal mio bocciolo pulsante si irradia una scarica fortissima che mi fa  sussultare tutta.
Mi accoccolo esausta accanto a te, di nuovo nell’incavo della tua spalla a respirare il tuo odore. Ora dormiamo, chiudi gli occhi amore.
Mi addormento e sogno… sogno una scalinata di marmo bianco lucente altissima ed io che salgo le scale nuda con indosso soltanto sandali neri  dai tacchi stratosferici.  Faccio fatica a salire gli erti gradini  ed arrivata in cima noto un uomo sul grande ripiano  e solo allora mi accorgo di essere nuda. Nuda ed indifesa. Nuda ed osservata, scrutata. Solo allora provo vergogna.
Mi manca il fiato e mi sveglio di soprassalto, agitata. Apro gli occhi lentamente, fatico a capire dove mi trovo… percepisco però che non sei qui con me,  l’altro lato del letto è vuoto.
Era solo un sogno?


domenica 2 ottobre 2011

lunedì 26 settembre 2011

Sotto una luce diversa


Quante volte ho visto la grande e spettacolare Cattedrale del paese? Decine, centinaia di volte?
Eppure stamattina ho attraversato la piazza molto presto e con mia grande sorpresa, per la prima volta ho visto che i gradini e il marmo della facciata… sono rosa! Si il marmo è rosa pallido e non bianco!
E’ stato come se li vedessi per la prima volta. Sarà stata la luce… ma altre volte ho percorso quel tratto a quell’ora. E saranno 40 anni che ho memoria di quelle guglie, di quella facciata e non me ne ero mai accorta, ho percepito solo del bianco. Con mia nonna venivamo qui d’estate a “prendere il fresco” come diceva lei, ché questo è il punto più alto e ventoso del paese. Ci sedevamo sui sedili di pietra proprio di fronte, sull’altro lato della piazza, ed io mi perdevo nei particolari dei mosaici, nelle testine scolpite intorno al rosone. Al tramonto poi l’oro delle tessere diventa di fuoco, ed anche allora, se guardavo con attenzione mi pareva che la fiammella della candela del cero proprio di fronte alla madonna fosse viva e sembrava quasi tremolare. Qualche volta ci torno ancora, mi rilassa ritrovare quei piccoli particolari, immutabili nel tempo . Ed i bassorilievi, quelli giù vicino al grande e maestoso portale di bronzo… li ho spiegati e raccontati tante volte a chi veniva in visita. Non sono così distratta quando si tratta di arte.
Eppure… è come se realmente non avessi visto, soltanto guardato. Diciamo che è colpa o merito della luce. D’altronde Claude Monet non dipinse la Cattedrale di Rouen in più di 50 modi diversi, colpita dalla luce in diverse ore del giorno?
Riflettevo su questo, quando tornavo a casa. Forse per stupirsi ancora della vita bisognerebbe vedere quello che hai sempre visto sotto una luce diversa. Allora tutto cambia.



La tua cagna

Non mi è mai piaciuto questo termine, eppure ieri, a immaginarti con le mani raccolte a coppa piene del tuo sperma ho desiderato inginocchiarmi di fronte a te e leccare quel nettare dalle tue mani come da una ciotola, come una cagna. La tua cagna.
Ho sete, dammi ancora da bere

giovedì 15 settembre 2011

il bondage non è reato

Mi sono chiesta se parlarne o meno, su questo blog. Ma quando continuo a vederne e sentirne di tutto sul bondage e sullo shibari… o commenti di chi se ne esce: ma una sana scopata no eh? O la giornalista che riprende le chat e dice: si incontrano nascosti dietro ad un nick (o qualcosa del genere) ma che è una setta satanica??Per non parlare dei gruppi che sono spuntati come funghi su fb irridendo la povera Paola. Non citerò qui i doppi sensi o come è stata chiamata per rispetto.


La magistratura indagherà sulle responsabilità di un gioco fatale, che vorrei sottolineare non è bondage ma breath control, una pratica pericolosa. Una ragazza molto giovane ha perso la vita e lei e la sua famiglia meritano rispetto ed anche silenzio. Ora mi aspetto le solite chiacchere vuote da Vespa con il plastico del garage ed il solito criminologo Francesco Bruno con la sua faccia suina che pare più perverso lui dei suoi (presunti) pazienti. L’ho incontrato dal vivo alla stazione Termini e vi assicuro che pare un maniaco sessuale, di quelli che quando li incontri sull’autobus come minimo te lo appoggiano sul culo. Ah sul suo sito viene presentato così: Il criminologo Francesco Bruno svolge un’intensa attività mediatica. Azz cosa è la sua attività principale??

Ma torniamo al punto, ora finiamola di puntare il dito. Sesso estremo. Si muore anche per sport estremi, per un bungee jumping o per una scalata o per un lancio dove sempre è l'errore umano che l' ha provocato. Chi si dedica a questi sport se ne assume la responsabilità. Però tutti a dire dove sta l'erotismo o cosa c'è di eccitante. Io non mi sognerei mai di lanciarmi con un paracadute ma non per questo mi metto a sparare sentenze contro chi lo fa. Questo esempio viene citato anche dalla criminologa e sessuologa Chiara Camerani, in una intervista dove viene spiegato chiaramente e senza sovrastrutture cosa è il bondage.

E’ un po’ lunga ma si segue bene, questi alcuni passaggi:

Cosa è il bondage?Ed è davvero tanto pericoloso?

Il bondage è una pratica erotica, una forma di erotismo che implica il legare il partner. Quindi si attua tutta una serie di nodi e di legature particolari che hanno sia un significato simbolico che una funzione erotica ed anche estetica perché il bondage è anche una forma darte. Ha una diffusione abbastanza ampia in una sottocultura alternativa che però ha un suo peso, sia in Italia che in Europa che in America, ed è quindi abbastanza diffusa. Certo ha un certo grado di pericolosità, dipende ovviamente dal tipo di legature che si fanno, che vanno dalle più semplici alle più complesse come quelle del caso di cui stiamo parlando. E un po come dire fra lo sport che ha un certo grado di pericolosità e lo sport estremo che arriva al massimo della sua pericolosità e quindi dei rischi che poi la persona corre nel praticarlo.

Esiste una tipologia particolare di persone che si avvicinano a questa pratica?

La tipologia è abbastanza varia, possiamo parlare di giovani che sono curiosi e quindi sono attratti dalla trasgressione e dalloriginalità, ma anche dalla ricerca di sé stessi perché implica anche una sperimentazione del limite che è abbastanza tipica delladolescenza o comunque della gioventù. Inoltre persone più grandi forse stanche di una modalità più usuale che quindi cercano dei modi diversi di sperimentarsi in ambito sessuale

Quale è il discrimine tra gioco e patologia?

Ma…il Manuale delle malattie mentali ci impone una serie di regole: generalmente è quando quella modalità di fare sesso è unica ed esclusiva, cioè io o lo faccio così o non riesco a farlo. Se invece questa rientra in una serie di esplorazioni già è più difficile chiamarla perversione. Se questo comportamento sessuale per esempio va a scapito di altri nel senso abbiamo altri non consensienti. Spesso erroneamente si inserisce il bondage o si assimila il bondage al sadismo. Un sadico è uno che si eccita solo con la sofferenza dellaltro. Questo significa che a me dellaltro non interessa assolutamente niente. Il bondage invece come anche il sadomasochismo ludico riporta ad un rapporto diverso, cioè cè un gioco fra le due persone che amano una relazione di potere e non potere. Quindi in questa situazione di sottomissione e dominanza cè un gioco in cui può essere compreso anche il dolore, ma è un mezzo per arrivare al piacere, non è il fine ultimo. Il sadico ha come fine il piacere passatemi il termine fregandosene dellaltro. Invece in questo tipo di manifestazione erotica si gioca, quindi la persona che domina in realtà fa tutta una serie di cose, lega in tutta una serie di maniere per far sì che laltro ottenga un piacere,per far sì che laltro sperimenti tutta una serie di sensazioni . Quindi per assurdo cè grande attenzione nei confronti dellaltro. Per una soddisfazione di tutti e due

Tornando al fatto di cronaca, quanto rischia quest'uomo, e quali sono state le sue responsabilità?

Allora, noi ci basiamo solo su quello che dicono i giornali che purtroppo molto spesso è fallace o comunque creato. Quindi non sappiamo se questa persona ha utilizzato prima di una pratica di questo tipo che sapeva essere molto rischiosa per esempio delle droghe, e questo ovviamente sarebbe unaggravante. Tu sai qual è il tuo ruolo, sai che stai per andare a fare qualcosa di molto pericoloso quindi dovresti mantenere una lucidità. Dovremmo valutare se effettivamente questo coltello era da unaltra parte. Generalmente chi pratica questo tipo di attività ovviamente deve avere come obiettivo primario la sicurezza sapendo che sono molto pericolose e generalmente un coltello si porta sempre con sé perché per qualsiasi problema è la prima cosa che utilizzi. Sembra che lui il coltello lo avesse in macchina, quindi forse un eccesso di sicurezza derivato da una pratica costante. Un errore effettivamente di valutazione. Quindi dobbiamo vedere quanto cera di imperizia e di negligenza e quanto è dovuto ad un caso e ad un errore, quindi quando avremmo un po più di informazioni per essere obiettivi potremmo esprimerci. Sicuramente c è da dire che cera una consensualità da parte di tutte e tre le parti.

Dove si apprendono le pratiche BDSM ed esistono locali deputati dove esercitarle?

Si c'è una grande sottocultura, quindi molti libri, ci sono teorici proprio del sesso estremo che spiegano quindi la filosofia e anche la controcultura. Il messaggio che loro vogliono inviare attraverso questo tipo di attività che è sia una ricerca di sé stessi, per alcuni, sia un piacere erotico, o una forma artistica sia anche un modo di contestare quella che è una realtà sociale esterna. Ci sono e sono nati negli anni molti luoghi di ritrovo. Cè una letteratura abbastanza vasta in questo campo e cè unarte che prende sempre più piede. Proprio perché lo shibari come alcuni aspetti del bondage mirano a creare una sorta di loro parlano di statua dinamica cioè il momento in cui la corda si unisce al corpo umano e va a creare una struttura artistica, geometrica, comunque che abbia un forte impatto artistico, un forte impatto estetico.

tdx