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sabato 15 dicembre 2012

Mi piacciono le sorprese





Sabato mattina d'inverno, mi aggiro in casa con quella indolenza delle giornate fredde in cui non pensi neanche a mettere il naso fuori dalla porta. Decido di fare un lungo bagno caldo, rilassandomi nell'acqua nella quale adoro crogiolarmi. Mi piace immergermi fino alle orecchie, sentire il calore sul collo e i suoni ovattati. Pace totale. Le punte dei miei seni che emergono  dall'acqua dopo un po' si raffreddano. I capezzoli irrigiditi sono due guglie rosa sopra grandi colline opalescenti. Li stringo tra pollice e indice, prima delicatamente, poi esercito con i polpastrelli una pressione maggiore fino a farli sbiancare, fino a sentire il ventre che si contrae. Pigramente una mano scivola nell’acqua calda raggiungendo il ciuffo di peli. Dita che scivolano nell’umido bagnato. Brividi. Mi rigiro dall'altra parte smuovendo l'acqua.

Il suono di un sms mi risveglia dal torpore. Quanto tempo è che sono qui dentro?

Un getto d’acqua sulle spalle fa scivolare via i residui di sapone e poi… sono fuori da questo tepore avvolgente. Allungo una mano e prendo  il telefonino "Passo un attimo da te" Sorrido leggendo la scritta perché so che non sarà un attimo. “tra quanto?” rispondo “ sono vicino a casa tua. Che ne dici se rimango a pranzo?” “ok però non ho molto in cucina”

Sono ancora in accappatoio, i capelli umidi e raccolti, devo scegliere se vestirmi o preparare qualcosa da mangiare, e conoscendoti so che  dopo avrai fame, tanta fame.  Un po’ di crema sul corpo e sul viso, una riga di eyeliner e poi in cucina,  di fronte al frigorifero semivuoto.

Qualche formaggio, insalata, e un piccolo barattolo di pesto fatto in casa.  Uno scrigno di aromi estivi, basilico coltivato in terrazza che ancora resiste al freddo, pecorino, parmigiano e qualche pinolo. E naturalmente aglio. Adoro i sapori semplici ma definiti, netti. E naturali.

“Spaghetti al pesto?” digito sulla tastiera. “ Meglio riso”

Il tempo di mettere sul fuoco la pentola piena d’acqua, portarla a bollore e versarci il riso mentre nel frattempo ho apparecchiato la tavola in cucina, così tengo d’occhio il fuoco.

Scostando la tendina ti vedo arrivare, con la tua falcata inconfondibile, lo sguardo altero. Sollevi il viso e mi sorridi. Pochi minuti e sei qui…. Ti apro la porta con il cuore in gola, una goccia ormai fredda d’acqua scivola da una ciocca dei capelli lungo la mia schiena.
 
Il tuo abbraccio stretto stretto da farmi mancare il fiato.....

“ Il riso l’ho appena buttato, ci vorrà almeno un quarto d’ora… hai fame?” – dico mescolando l’acqua di fronte al fuoco.

Mi sei alle spalle, avvolgendomi in un abbraccio la tua mano poi si posa sulla manopola del gas… la giri e la fiamma si spegne. “Ma quale fame, questo lo mangiamo dopo!” –

“ Ma il riso così si incolla!”

“Sssshhh…. “ mi abbassi l’accappatoio liberandomi il collo… i tuoi denti affondano nella mia carne… e in un attimo la spugna scivola dalle mie spalle…

“Tu pensi che sia venuto per mangiare?

Non faccio a tempo a risponderti che mi ritrovo con la tua carne in bocca… spinta in fondo alla gola… e poi subito dopo appoggiata al tavolino della cucina sotto i colpi del tuo cazzo.

 
Eh si… mi piacciono proprio le sorprese!

 


martedì 20 novembre 2012

Quando mi prendi così



a volte penso che vorrei essere te
per guardare quello che vedi tu
che ti ecciti a vedermi aperta
dal tuo cazzo pulsante
fino in fondo
TUA

sabato 10 novembre 2012

Magnolia

MAGNOLIA

di Cristina Leti






È un frutto di fico

squarciato da un morso – il pube languido

che riposa umido sotto le lenzuola –

che secerne a gocce,

lungo la buccia verde e liscia,

dal picciolo strappato

il liquido vischioso e bianco come il latte.

Migrano sull’albero nodoso i pensieri stanchi;

oltrepassando il diaframma

di una finestra dagli scuri socchiusi

e graffiandosi con le sue foglie ruvide e ampie.

La stanza non è buia; è solo in penombra

ed è per questo che accoglie

silente

tutti i rumori e gli odori dolci dell’estate.

È bastato poco perché estremità carnose

s’aprissero al tocco leggero di dita esperte.

Sei come il vento bizzarro e impudico di giugno:

che sfoglia e scarta i petali dei fiori della magnolia

e ne disperde poi,

nell’aria, il polline giallo e farinoso.



sabato 3 novembre 2012

Ode della lentezza


E' parecchio che non scrivo, e chiedo scusa a chi era abituato a leggermi assiduamente, ma ultimamente non ho voglia né tempo di stare di fronte al pc a scrivere, in particolare di sesso. Perdonatemi quindi se anche questo post non ha niente di erotico.
 
Ode della lentezza
Da quando mi hanno rubato lo scooter mi capita di andare  di più  a piedi soprattutto per il mio quartiere. E’ una dimensione che si è persa, camminare non tanto per passeggiare ma per andare a lavoro, per spostarsi con orari precisi, per fare qualcosa di concreto.  Chi vive in una grande città come la capitale sa benissimo che gran parte del tempo della giornata si perde per gli spostamenti. Spostamenti che con un mezzo a due ruote, in una città dove non fai mai troppo freddo come a Roma sono l’ottimale  Qui poi un giorno si e uno no c’è sempre qualcosa che blocca tutto. Per non parlare di quando piove! Il romano quando fanno due gocce di pioggia, prende la macchina. Il romano è pigro e non ama bagnarsi.

La cosa strana è che se percorri a piedi gli stessi posti che hai attraversato tante volte con mezzi ben più veloci ti accorgi di particolari che non avevi mai notato prima. Come se improvvisamente il mondo avesse un’altra prospettiva, ingrandita come sotto una lente. Perché la velocità riduce i particolari, rende le piccole cose lontane fin quasi a farle invisibili. Ci sono zone di Roma che capisci non sono costruite a misura d’uomo, ma di automobile, è quasi impossibile percorrerle a piedi. Altre invece  che non puoi apprezzare se non camminando, vivendole fino in fondo, come ad esempio certi vicoli del centro, di cui conoscevo ogni angolo, ogni pietra, ogni macchia nel muro.  Li ritrovo diversi, alcuni più malandati, sporchi, altri migliorati nonostante il tempo. O diventati preda di un assalto mordi e fuggi nel fine settimana, violati come una bella donna lasciata sola di notte.

Così scopro che qualche volta non mi sono soffermata sulle cose piacevoli, che ho attraversato strade che forse avrei dovuto oltrepassare senza fretta. Che sono sfuggita alla noia cambiando spesso l’angolo della mia visuale, ma non sempre ho apprezzato quello che avevo davanti agli occhi e che non vedevo perché troppo occupata a muovermi, a sfrecciar via.  

Ora ho voglia di fermarmi.

mercoledì 3 ottobre 2012

Cambiamento


 
Eccomi di nuovo qui.
Ciclicamente la mia vita mi porta a cambiamenti, rinnovamenti e capovolgimenti. Indubbiamente questo significa che sono ancora viva, che sono una persona che sa adattarsi e crescere.

Come Proteo che cambiava forma, mi plasmo e mi adeguo. La proteicità è una dote? Oppure un moto perpetuo che non mi fa mai stare ferma e tranquilla nello stesso posto?La noia è il mio più grande demone. Stare ferma, senza stimoli per me è come morire.
E quando è necessario bisogna buttare via la vecchia pelle accartocciata come un sinuoso serpente che si struscia sulle pietre arroventate e lasciar crescere quella nuova, lucida e tenera, ma troppo liscia ancora per proteggermi. Ora mi sento così. Fragile e un po’ frastornata, con la testa piena e il corpo stanco. Piena di dubbi e timori ma speranzosa.

Ma l’annus horribilis è finito

martedì 11 settembre 2012

Voglia di tenerezza


Voglia di tenerezza

Stanotte non è come sempre, non so perché.  La voglia di mangiarlo, di toccarlo dopo mesi che non lo vedo oggi non ce l’ho, che strano. Sarà questo caldo umido che ti appiccica i vestiti … questa indolenza che mi mette addosso l’agosto. Però come al solito non arriviamo neanche a casa… si ferma al nostro  posticino segreto, così come lo chiama lui.  Mi ritrovo subito con il suo cazzo in gola e la sua mano che mi spinge la testa. Oddio mi viene da vomitare… la fetta di anguria che ho mangiato un’ora fa si riaffaccia alla bocca dello stomaco.  Dovevo pensarci prima. Cazzo è passato tanto tempo che non ricordo neanche più come si fa un pompino? O è il suo cazzo così grosso che non so più come gestirlo. Le mandibole mi fanno male, sono scomoda dentro questa macchina minuscola e poi fa caldo … sento un rivolo di sudore che mi scorre tra i seni.  Mi tira i capelli che ho legato con un mollettone e mi fa male.
-          Ahia!- Si ferma un attimo però poi riprende  a tirarmeli.
-          AHIA!.
Pausa. Respiro.
-          Non so più fare pompini! Non ce la faccio, mi viene da vomitare. Ma cosa hai fatto, ti è cresciuto?

Ride appoggiato allo schienale  con la patta aperta. Il suo cazzo eretto ancora umido della mia saliva.

-          Ah ma che fai te ne dimentichi? Me lo dici tutte le volte! E’ sempre lo stesso, non lo riconosci?

Vorrei dirgli che non me lo dimentico, ma quando nel frattempo ne vedo altri beh mi devo sempre riabituare a lui. Ma lo sa, non c’è bisogno di dirglielo. D’altronde anche lui lo fa. E poi adesso  è qui con me, appena tornato e già con il suo cazzo nella mia bocca.
-          Dai usciamo, qui si muore dal caldo.- dici aprendo la portiera con una mano e chiudendo la cerniera con l’altra.

La nostra piccola grande perversione, il parco sotto casa. E’ buio e una leggera brezza ci ristora durante la passeggiata. Conosco questo posto come le mie tasche. Ci vengo a passeggiare con i nipoti e a fare le pazzie con lui, come sulla nostra panchina. La tenue luce dei lampioni sul piazzale antistante ci rischiara la strada, ma potrei camminare anche al buio.  Apre il  cancelletto di legno che chiude la recinzione dell’area giochi dei bambini.
-          No, li dentro no. Dove vanno i bambini no.-

Mi sembra quasi una profanazione.  Quando poi la mattina, alla luce del sole scorgo quei sacchettini bianchi accartocciati in terra ho una sensazione di schifo. Ma che cazzo almeno buttateli via no? Vai a spiegare ai bambini che non sono palloncini e perché non devono toccarli.
Però come sempre riesce a farmi fare tutto quello che vuole. Mi fa sedere su non so che cavolo di attrezzo instabile che si muove sotto il mio culo mentre si apre nuovamente la cerniera di fronte a me. Va decisamente meglio come posizione.  Ah meno male, non ho perso del tutto la mano. O dovrei dire la bocca? Mi piace starmene così  in basso mentre è  in piedi, e ogni tanto lanciargli uno sguardo dritto dritto dentro i tuoi occhi scuri. Mi guarda  mentre lo ingoio, lo insalivo per bene e mi prende i capelli tirandoli verso l’alto. Mi ha tolto il mollettone ora, fa una coda prendendo per bene tutta la mia massa di  capelli dentro il palmo della sua mano.  Mi dà sicurezza questo tuo gesto, sei sempre tu. Ora ti riconosco.

-          Vieni  spostiamoci- mi prende la mano e mi aiuta ad alzarmi. Si avvicina allo scivolo e mi fa appoggiare con le mani proprio sulla scaletta, mentre  rimane dietro di me.

-          Ma dai proprio qui! –

-          Sssshhh – Mi solleva la gonna e mi trova senza gli slip, come mi aveva chiesto.  Mi dà un colpo secco e fragoroso sulle natiche e poi sento la sua mano che scivola in basso, nel solco già umido. Le sue dita mi aprono, entrano dentro di me  senza nessuna fatica

-          Sei fradicia… ora aspetta qui… rimani così…

Ora ti voglio ti voglio ti voglio dentro di me, nel mio culo dentro a farmi male. Non sento più il caldo, i conati di vomito e il timore che qualcuno ci guardi. Voglio il tuo cazzo. Ora.

Sento il rumore della carta del preservativo, mi apri ancora di più le gambe.

-          EH NO CAZZO, NON SI PUO?!

Mi strattoni con forza prendendomi la mano e allontanandomi da li.

-          Ma cosa c’è? cosa succede?? Mi vuoi dire che è successo?? - Arranco con i miei tacchi dietro di te mentre fai luce sul terreno con la torcia del telefonino.

-          Ci hanno fatto una foto!

-          COOOSAAA??!!
(continua....)

giovedì 6 settembre 2012

Segni



Un anello simile a questo mi fu regalato poco più di venti anni fa da quello che di li a poco sarebbe diventato mio marito.  Era un  anello simbolico, con le teste di due animali mitologici intrecciate fra loro, e una bella pietra blu. L’anello venne lavorato a mano da una mia amica di infanzia che utilizzò anche l’oro della fede di mio padre.
Qualcuno mi mise in guardia: porta male quell’oro! Non utilizzarlo! E solo perché i miei si erano separati, che sciocchezza! Io naturalmente  non ne volli sapere… testarda lo sono sempre stata fin da bambina, e spesso il mio  spirito ribelle mi portava a fare proprio quello che mi avevano proibito.

E così poco prima delle nozze io e il mio futuro sposo ce ne stavamo nella casa di campagna di mio padre, a rilassarci dopo lo stress dei preparativi  anche perché il matrimonio sarebbe stato celebrato proprio lì, e non nella nostra città di residenza.
Ho l’abitudine di togliermi tutti gli anelli e i gioielli quando sono in casa,cosa che più tardi avrei fatto anche con la mia fede, motivo per cui dopo dieci anni di matrimonio non ho alcun segno all’anulare sinistro…
Insomma, mentre eravamo in casa questo anello, che a me pareva avere riposto sul comodino, sparì! Ero sicura che non era uscito da quelle mura, abbiamo messo sottosopra tutta la camera da letto, ma niente! Naturalmente lui si incazzò non poco…  pareva quasi un segno del destino, l’anello di fidanzamento che non arriva al giorno delle nozze!

A fine agosto, se fossi stata ancora sposata avrei festeggiato venti anni di matrimonio. Ci ho pensato naturalmente, come dimenticare quella data? E ho pensato anche a lui, per giorni.
Lunedì scorso chiamo mio padre che si trova in quella casa insieme a mia sorella e ai miei nipoti.

Appena mi  sente mi dice: - Ah, lo dico anche a te ormai l’ho detto a tutti: ho trovato un anello e…
A queste parole mi balza  il cuore in petto. La descrizione corrisponde esattamente a quella del mio anello perso venti anni fa. Era rimasto sotto il cuscino di una poltrona per venti anni!!

-          Scusa, ti ricordi per caso in che giorno l’hai trovato? Perché lo sai che il 29 agosto sarebbero stati venti anni di matrimonio?

-          Ah non mi ricordo, si forse era proprio venerdì. L’hanno trovato i bambini… Beh non sei contenta, questo è un segno!
Si indubbiamente è un segno, non riesco a capire di cosa, ma la storia ha dell’incredibile anche perché quella poltrona ha un rivestimento che è stato lavato diverse volte.

Ieri quando ho visto mio nipote gli ho chiesto dettagli e senza che lui sapesse di quella storia:
-          Che giorno era quando l’hai trovato?

-          Il 29, lo ricordo perché eravamo appena arrivati. Ero scomodo su quella poltrona, il cuscino scivolava e così l’ho alzato. Sai che non si poteva perché è cucito e… sotto c’era quell’anello.
Chissà che significa questo ritrovamento, forse un cerchio che si è chiuso… proprio come quell’anello.

1982-1992-2012

giovedì 23 agosto 2012

Le fiche si cuciono su misura



Naturalmente sono già di nuovo le tre, stanotte ho finito alle quattro, tratto il tempo in modo un po’ avventuristico.


La scarpetta di cenerentola calza a pennello

Anche la mia fica

ma solo a qualcuno


Non però a uno solo

a te starebbe senz’altro bene



Le fiche si cuciono su misura

e al sarto gli si dice

Mi ci metta una fodera di seta

e non metta bottoni

tanto la porterò slacciata



Si cuciono quindi così

come la biancheria da uomo

Jana Cerná



 Jana Cernà (pseudonimo di Honza Krejcarova) è nata a Praga nel 1928. Sua madre era Milena Jesenska, la famosa Milena di Kafka. Jana è stata negli anni dello stalinismo uno dei personaggi chiave dell’underground praghese, un movimento con molte analogie con la beat generation americana. I suoi testi, inediti per più di 30 anni, sono stati pubblicati per la prima volta a Praga nel 1990 dall’editore Concordia con il titolo “In culo oggi no” Nei suoi versi l'erotismo è lieve e scanzonato, mentre nella lettera all'amante si arriva a toni pornografici tali da lasciare a bocca aperta anche i lettori più spregiudicati.

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In culo oggi no


mi fa male

E poi vorrei prima chiacchierare un po’ con te

perché ho stima del tuo intelletto

Si può supporre

che sia sufficiente

per chiavare in direzione della stratosfera





domenica 19 agosto 2012

Impronte


Contact- 1984-5.



Finalmente so qualcosa di questo fotografo, Gabriele Basilico
 Da Contact, 1984-5. Un mio vecchio lavoro in studio che sorprende molti. Un po’ di ironia concettuale sulla fotografia come indice, come impronta, come calco della realtà. Un’amica si prestò con divertito entusiasmo a farmi da modella. In pochi giorni sperimentammo decine di sedie



domenica 5 agosto 2012

LA DIETA DELKAZZ

Ecco la novità!


Ho collaborato alla elaborazione di questo e-book, nato da una idea di Velvet Hands Edition e da lui prodotto.
Un libro che tratta in modo originale il tema dell’ossessione per la perfezione fisica  che ci attanaglia sopratutto in prossimità dell'estate.

Nei diversi racconti che si dipanano uno dopo l'altro una donna ha un rapporto amore/odio con il proprio culo. Un’altra ancora vorrebbe essere perfetta come una Barbie, modello irraggiungibile perché appunto finto. E, attraverso queste pagine, scopriamo che perfino gli uomini hanno la loro piccola ossessione nella ricerca dell’addominale scolpito. Il libro è un viaggio ironico e divertente verso la conoscenza e l’accettazione di sé, ci fa sorridere perché, uomini e donne, ci riconosciamo in questi tormenti legati alla accettazione della propria forma fisica .

Ho  scritto il racconto  "Sesso cibo e..."  è la pagina del diario di una donna in lotta con la bilancia e che affronta con il sorriso i chili in più e la famigerata prova costume. Tra ricordi di infanzia, cibo, amori e amplessi trascorsi e attuali alla fine la protagonista decide di dedicarsi al sesso per dimagrire invece che alle diete che la avviliscono.
Una storia ironica, con tratti di erotismo che ci fa riflettere su come essere amati e desiderati  anche con qualche difetto ci rende consapevoli del nostro fascino e della nostra interiorità che va al di là di un corpo perfetto.  La sensualità passa anche attraverso i  chili in più.

Dalla introduzione di Randa Romero, psicologa e psicoterapeuta:

Piccole storie, in questo libro, dedicate a momenti di riflessione individuali che scoprono pensieri ossessivi e caratterizzano la qualità del rapporto con noi stessi. Una catena di pensieri che girano intorno ad un unico tema, espressi nel linguaggio comune, spezzettato e spesso carnale del pensiero quotidiano. Attraverso storie ironiche o sensuali, frammenti di quotidianità resi leggeri da uno sguardo divertito, si affronta un tema importante per ognuno di noi e pregnante per il tipo di società nella quale viviamo. Il tema del “modello desiderabile, che ossessiona, nel vero senso della parola, ognuno, e si coagula in pensieri disperati, soprattutto in concomitanza dell’estate.Gabbia imposta da un sistema d’immagine  sempre più invadente, la desiderabilità del modello si polverizza in queste storie, che hanno la capacità di far emergere “l’umano vero” in tutta la sua varietà espressiva.

L’eBook (in formato kindle, pdf, epub) è acquistabile direttamente da questo blog cliccando sul banner pubblicitario nell’homepage, in alto a destra, collegato con PayPal. L’acquisto effettuato dal blog “I racconti erotici di Vuerre" adoperando il suddetto banner, determina un introito per l’autore Vuerre ricavabile dalle vendite.


Per ulteriori informazioni contattare l’editore: velvethands@email.it

giovedì 26 luglio 2012

Un abbraccio

"mi manca il tuo sorriso" mi hai detto tu

A me invece mancano i tuoi abbracci, forti, stretti fino a soffocarmi
E quel sentirmi protetta, rassicurata
dalle tue braccia.
Ancora pochi giorni e saremo così

martedì 24 luglio 2012

Forum

Ho creato così per gioco un forum
mi piacerebbe se chi mi legge scrivesse qualcosa qui, un posto dove fare due chiacchiere virtuali

http://fantasierotiche.freeforumzone.leonardo.it/

p.s. Non era questa la novità eeehhh? :-)

mercoledì 18 luglio 2012

mercoledì 13 giugno 2012

Tu





Mi sei entrato sottopelle,
sei nella mia carne e non ne esci più
come se la tua sostanza
si fosse mescolata alla mia
ed ora non è più possibile ricomporre
i nostri corpi separatamente
Così ti sento
Sempre

Vu





venerdì 1 giugno 2012

Schiavitù mentale




Emancipate yourselves from mental slavery;

None but ourselves can free our minds.



Emancipatevi dalla schiavitù mentale
Solo noi stessi possiamo liberare la nostra mente.

Bob Marley

lunedì 28 maggio 2012

Maldestra





Sono maldestra, non è una novità.

Maldestra con gli oggetti, con le cose che rompo ed anche con me stessa. Qualche giorno fa, l’ennesima caduta. Beh indubbiamente non si può decidere di fare una passeggiata al parco calzando sandali con zeppa alta e soprattutto con quelle trappole ai piedi scendere per un ripido clivo sterrato. Così sono ruzzolata giù come un pesante masso che si rigira su se stesso.Credo perché non mi sono vista ma oltre che di culo sono caduta anche di tetta. Un rametto sporgente mi si è infilato esattamente in mezzo alla fessura tra una collina e l’altra. Praticamente ho fatto una spagnola in volo ad un ramoscello e poi ci sono caduta sopra con il mio dolce peso. Una roba da specialiste del sesso acrobatico.

Una rapida occhiata alla scollatura per constatare come sulla mia pelle bianchissima già cominciava ad affiorare il blu melanzana e i graffi rossastri di qualche altro rametto impertinente. Ed escoriazioni su una gamba. Me ne sono tornata a casa sanguinolenta e sporca di terra che parevo Uma Thurman quando esce dalla tomba in cui era stata seppellita viva in Kill Bill. Ma lei riesce ad essere bellissima e sexy anche conciata così!

Ora il punto non è questo… il punto è: PERCHE’?

Perché sfascio, rompo le cose, mi massacro franando rovinosamente a terra? C’è qualche psicologo in linea che me lo può spiegare? Mi voglio punire? E di cosa?

Un piccolo resoconto degli ultimi due anni:

Poco prima di Natale 2010 mi lusso il coccige cadendo in casa.

Naturalmente non c’è altro da fare che non prendere antidolorifici e riposo assoluto e... mi dovetti astenere per un po’ pure dal sesso. Ricordo che incontrai il “tagliatore di teste” dopo un mesetto. Nella foga della passione (e per fortuna che disse sarebbe stato dolce. Mah) mi spinse, anzi mi sollevò facendomi sedere sul tavolinetto della camera d’albergo.

- Mi fai male, mi sono lussata il coccige!

- Ah si? Ora te lo rompo io il coccige!

In realtà mi ruppe qualcos’altro…

Tra Natale e Capodanno del 2011 cado di nuovo malamente sulle scale di una chiesa. L’evento viene immortalato dalla mia macchinetta fotografica. Stavo facendo un video ai miei nipoti, sono indietreggiata per inquadrarli meglio e…sbadabam! Intanto il video continuava ad andare da solo mentre mi uscivano strani suoni inarticolati e non si capiva se ridevo o piangevo.

- Che fico zia!!! lo mettiamo su you tube?

Che teneri, eh?

Al pronto soccorso mi dicono che dalla lastre oltre al coccige  si notano segni di una vecchia caduta.

Cribbio! Quella di venti anni fa in casa, arrampicata su una scala pieghevole, quando sono planata sul pianoforte di mio marito! Che… preoccupatissimo… nel vedermi a terra senza fiato dalla botta gridò: - Il pianoforteee mi hai rotto il pianofortee!! (che invece era rimasto senza un graffio)

Ora non resta altro da fare che andarci giù pesante con il Lasonil- che in casa mia non manca mai.- Oggi i segni blu si sono espansi ma i graffi sono quasi scomparsi. E stavolta che è vero… chissà se ci credono che sono caduta. Perché invece sembra proprio che abbia fatto sesso con un lupo feroce con tanto di artigli!

La scorsa estate ero in piscina con un’amica e mentre scostavo ripetutamente il bordo del costume tentando di nascondere le tette e il culo pieni di lividi lei, che sapeva benissimo come me li ero procurati, candidamente se ne uscì:

- Ma dai… non ti preoccupare sembra che sei caduta!

- Caduta? E secondo te sono caduta davanti e di dietro? Quando mai si cade sulle tette?

Ecco oggi posso affermare che si, si può cadere sulle tette e pure sul culo.
Ah ho dimenticato l'incidente con il Quad e il manubrio che mi si pianta sulla tetta sinistra... ma questa è un'altra storia....



Buona giornata…. vado a darmi una passata di Lasonil :-)

P.S. Eccovi svelato il trucco della foto.







sabato 26 maggio 2012

martedì 22 maggio 2012

Ai tuoi piedi






Ti tolgo le scarpe e resto accucciata ai tuoi piedi. Come un gatto mi struscio sulle tue gambe, mi lascio accarezzare la testa, sento le tue mani che mi graffiano la schiena. Poi ti bacio, bacio le tue estremità e risalgo lentamente. Comincio a sentire il tuo odore, quell’afrore che mi fa impazzire. Ti annuso, ti lecco, sono la tua gattina stasera.

Tu riesci a domare l’animale selvatico che è in me, a farmi sentire nelle tue mani… a lasciarmi cadere nel vuoto perché so che ci sei tu ad accogliermi.

E improvvisamente tutto quello che non ci siamo detti, tutte le parole inutili non hanno più senso, ora. Esiste solo il tuo cazzo, la mia lingua e la mia gola che lo riceve. Esisti solo tu.




sabato 19 maggio 2012

Trovata Guendalina!






Grazie a tutti quelli che mi hanno scritto in pvt ed anche qui sul blog aiutandomi a trovare immagini di Sweet Gwendoline, questo è il titolo originale del fumetto di John Willie.

Pubblico alcune immagini, peccato ce ne siano di molto piccole che non è possibile ingerandire senza perdere la definizione.












Domestic slave




mercoledì 16 maggio 2012

Guendalina




Guendalina era un fumetto degli anni 40 Statunitense, rieditato negli anni 70 in una collana che si chiamava l'Olimpo dei Fumetti della Sugar Editore.

dalla rete:
Guendalina, il personaggio inventato da John Willie il cui vero nome era John Alexander Scott Coutts è stato per anni un fumetto segreto, ma ha lasciato non di meno delle tracce importantissime nell’evoluzione del gusto grafico e in un certo stile che abbiamo ritrovato venti anni dopo nelle opere di artisti pop come Allen jones, e anche in certe fantasie pittoriche di Dino Buzzati. La donna perseguitata dal cattivo è un luogo letterario troppo importante perché non lo si consideri, per certi aspetti, desueto: da Bustine di Sade a O eroina della Histoire d’O, un certo modo di vedere la donna come oggetto sessuale ha asciato le sue tracce in tutte le letterature occidentali

Guendalina diventa esageratamente masochista: scongiura continuamente che le stringano forte i nodi, vigila sui suoi aguzzini che cercano in ogni modo di soddisfarla. Le vengono applicati manette, collari, bavagli, senza che le vengano tolte né giarrettiere né calze né scarpe a spillo né guanti.


Un po' di tempo fa mi è tornata in mente vedendo una foto. Io ero una bambina allora, ma ricordo mi sconvolse non poco. Girava per casa insieme ad altri fumetti di quella collana: Blondetta e le altre pupe battagliere e Le artiste della fuga. Ma era sopratutto Guendalina che mi attraeva.

Credo di avere provato le mie prime eccitazioni mentali... non so, avevo timore ed al tempo stesso mi incuriosivano quelle immagini. Quello che maggiormente ricordo sono gli abiti in pelle, i tacchi altissimi e lei spesso legata da altre donne, qualche volta vestita da cameriera. Chissa se mio padre si rendeva conto di cosa avrebbe potuto provocare quel fumetto, era lui che l'aveva comprato.  Non c'era niente di pornografico, mi pare non ci fossero scene di nudo però aveva una particolare attrattiva per me.  Ho cercato in rete delle immagini ma ho trovato solo la copertina, mi piacerebbe ritrovarne qualcuna, se ne avete notizia.





martedì 15 maggio 2012

La tua assenza

La tua assenza



è diventata un vuoto in cui mi sento sprofondare.

La tua voce non basta a colmarlo

Mi mancano le tue mani, il tuo odore, la tua pelle,

i tuoi denti che stringono la mia carne,

mi manca tutto di te.





domenica 13 maggio 2012

Non sono una mamma



Non sono una mamma e non lo sarò mai. Ho ormai elaborato questa condizione da diversi anni, e nonostante ami tantissimo i bambini ora sono convinta che è stato meglio così. La mia vita sarebbe stata completamente diversa se avessi avuto dei figli, forse non mi sarei separata da mio marito, forse avrei ancora quella casa… e forse non avrei fatto le esperienze che ho fatto. Forse non sarei stata neanche una madre affidabile. Troppo distratta, troppo concentrata su me stessa. Ho avuto il privilegio però di godermi i momenti migliori dei miei quattro nipoti, quelli del gioco, dello svago. Ho insegnato ad alcuni di loro a leggere e scrivere prima che andassero a scuola, ad amare la musica, il teatro. Sono stata la zia delle cuscinate serali e dei giochi in acqua, dei lunghissimi bagni in mare che mi lasciavano stravolta la sera. La zia delle favole della buonanotte quando le mamme non c’erano, dei giri in scooter con il caschetto giallo al ritorno da scuola. La zia morbidosa delle coccole.


Ed oggi questo pensiero lo dedico a voi. Siete le persone che amo di più al mondo.

La vostra zia-mamma

sabato 12 maggio 2012

Giorgiana Masi




35 anni fa, il 12 maggio 1977 la diciottenne Giorgiana Masi moriva a Roma, a Ponte Garibaldi durante una manifestazione uccisa da un colpo di pistola sparatole alle spalle.

Ponte Garibaldi il giorno dopo


Quel giorno lo ricordo bene, ero poco più di una bambina e mi trovavo a casa di una amichetta proprio dietro P.zza Navona dove si stava svolgendo la manifestazione non autorizzata dei Radicali. La piazza era picchettata in tutti gli accessi da celerini in tenuta antisommossa e lacrimogeni. Noi affacciate alla finestra eravamo proprio di fronte ad uno di questi accessi, e vedemmo una ragazza che prima si avvicinò a loro, disse qualcosa, poi proprio mentre se ne andava, voltando loro le spalle fu raggiunta e manganellata. Senza un motivo. A quel punto urlammo tanto forte che i celerini si voltarono verso l’alto,si avvicinarono e ci puntarono contro la finestra i lacrimogeni mentre la sorella più grande della mia amica urlava: Assassini!

 qui ho trovato una cronaca dettagliata di quel giorno dove si dice, che alle ore 16 poco più in là vicino Campo de’ Fiori furono lanciati lacrimogeni verso le finestre a cui erano affacciate persone.
Che cosa ha scatenato la follia quel giorno? Tanto da arrivare a colpire cittadini dentro le loro case?Io ricordo anche una signora anziana nascosta dietro una macchina, mentre il fumo acre saliva verso l’alto.

La tensione in quegli anni, in quei giorni era altissima. Ancora non si sapeva niente di quello che era successo a Ponte Garibaldi, ma riuscii a tornare a casa solo la sera, ricordo che era buio, con mia mamma che valicò Corso Vittorio come se fosse una linea di confine di una frontiera nemica. Eppure abitavo a poche centinaia di metri dalla mia amica. Di fronte ai miei occhi di bambina si aprì lo scenario incredibile di Piazza della Cancelleria come un campo di battaglia, nel buio il fuoco dei lacrimogeni ancora fumanti e bossoli di proiettili in terra.

Piazza della Cancelleria al pomeriggio. Alla sera era un tappeto di lacrimogeni e bossoli.
Quei barattoli per terra dovrebbero essere i contenitori del fioraio del vicino Campo de' Fiori,
probabilmente usati per lanciarli.

Il giorno dopo notammo anche dei segni di proiettile sui banchi del mercato di Campo de Fiori. Li avevano cerchiati con del colore rosso. Per anni sono stati lì a memoria di quel giorno.

Segni dei proiettili sui banconi chiusi del mercato di Campo deì Fiori.
Ce ne erano anche diversi ad altezza uomo.

E sui giornali per la prima volta si parlò di infiltrati, uscirono le foto dei poliziotti nascosti dietro le macchine durante gli scontri con le pistole in mano. Erano gli anni di Kossiga (così veniva scritto il suo nome sui muri) Ministro dell'Interno e degli scontri durante le manifestazioni non autorizzate del sabato. Abitare al centro di Roma, proprio vicino Piazza Navona dove terminavano tutte le manifestazioni significava vivere in questa tensione quotidianamente. Le bombe di notte alla libreria Uscita di Via dei banchi Vecchi che ci facevano svegliare, gli assalti  all'armeria di Via Giulia. Ci  eravamo quasi assuefatti alla guerriglia urbana. Erano gli anni di piombo.

Il poliziotto Santone infiltrato ed armato travestito da dimostrante con borsa di Tolfa

A distanza di 35 anni l’omicida di Giorgiana Masi non ha ancora un nome.

Ho trovato questo commento su un blog che esprime perfettamente quello che ho provato io quel giorno. La perdita dell’innocenza.

Credo che l’omicidio di Giorgiana Masi sia stato per me qualcosa di simile a quello che – un paio di generazioni dopo – per molti è stato Genova 2001: la perdita dell’innocenza, la rabbia frustrata, la riflessione sulla violenza

domenica 29 aprile 2012

Rasare il pratino





Non sarà più eccitante come prima, purtroppo. Cambiata città, cambiata estetista e... taglio!

martedì 24 aprile 2012

The great wall of vagina

L' artista inglese Jamie McCartney ha esposto ben dieci pannelli composti da 40 calchi di vere vulve, per un totale di 400 donne che si sono prestate gratuitamente come modelle.
Lo scopo non è solo quello di stupire,  McCartney spera che questa scultura aiuterà a combattere l'aumento esponenziale, negli ultimi anni, di interventi di labio-plastica. Le donne sono tutte diverse, e questa esposizione forse può fare loro prendere una maggiore consapevolezza del proprio corpo.
A me la prima impressione, vedendo sopratutto il making off è stata: ma quanto sono piccole!




Ho  tradurre con l'aiuto di google translate dal suo sito:


I genitali femminili sono stati a lungo  fonte di fascino, di recente di celebrazione, ma in generale di confusione. Oggi sembra che la creazione di immagini della vagina è appannaggio esclusivo di pornografi, artisti erotici e femministe. L'artista inglese Jamie McCartney, ha creato una scultura monumentale, una parete sulla zona più intima. Per 400 donne il privato è diventato pubblico ...



Dopo cinque anni da quando ha avuto inizio, La Grande Muraglia della Vagina ha sedotto le donne provenienti da diversi paesi offrendosi volontarie.


Il polittico lungo 9 metri è costituito da 400 calchi in gesso di vulve, tutti pezzi unici, organizzati in dieci pannelli di grandi dimensioni. McCartney ha deciso di rendere questo progetto più ampio possibile. La fascia d'età delle donne è da 18 a 76. Sono incluse le madri e figlie, due gemelli identici, uomini e donne transgender, nonché una donna prima e dopo il parto e un altra pre e post plastica labiale.


Non è volgare, è vulva! Questo non è solo sensazionalismo, è l'arte con una coscienza sociale e McCartney vuole che la gente si fermi, guardi e ascolti. Si tratta di catturare l'attenzione, con humor e spettacolo, e poi educare la gente su ciò che le donne normali sembrano davvero. Descritto come "i Monologhi della Vagina di scultura", questo pezzo è destinato a cambiare la vita delle donne, per sempre.



"Per molte donne il loro aspetto genitale è una fonte di ansia e mi trovavo in una posizione unica per fare qualcosa.
Vulve e labbra sono le più diverse facce e molte persone, in particolare le donne, non sembrano saperlo. McCartney spera che questa scultura aiuterà a combattere l'aumento esponenziale,  negli ultimi anni, di interventi chirurgici cosmetici labiali. Questa nuova moda per la creazione di una 'perfetta' vagina imposta una tendenza preoccupante per le future generazioni di donne.


La Grande Muraglia della Vagina ha una visione affascinante e rivelatrice, che è ben lontana dalla pornografia. Non è arte erotica. Non si tratta di eccitazione. McCartney ha tirato fuori un trucco incredibile - per rendere deliberatamente il non sessuale sessuale e vi porterà molto più in profondità. Si è in  grado di guardare senza vergogna, ma con meraviglia e  stupore per questa dimostrazione della varietà umana.


"E 'ora, la nostra società è cresciuta intorno a questi temi e sono certo che l'arte ha un ruolo da
 giocare".

Uno dei video del "Making off" con le volontarie che hanno posato.  Qualcuno può tradurmi cosa dice l'ultima donna, in particolare quando parla del marito?


P.S. The great wall of vagina sarà esposta a Londra dal 8 maggio al 2 giugno 2012, chi si trova da quelle parti....

tdx