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lunedì 27 settembre 2010

Guardami




I miei seni, i miei fianchi, il mio sesso
esposti, offerti a te
Ballano sinuosi in una danza
inesistente e solitaria.

Il mio pudore, la mia ritrosia
vinti dalla brama che ho di te,
Spettatore unico
di un palcoscenico fantastico.

Guardami

Dove sono i tuoi occhi, non li vedo
Non li ho mai visti posarsi su di me
Vedo solo il mio desiderio
riflesso come in uno specchio vuoto

Osservo l’assenza del tuo essere
Nel momento stesso in cui ti afferro.
Dove finisce il mio immaginario, dove cominci tu?

martedì 21 settembre 2010

Quelli che... ritornano


Quelli che ritornano, una costante nella mia vita. Ma ora ho capito che dipende da me, che nonostante chiuda la porta non lo faccio con decisione.. perché io non le sbatto le porte, no…vado via in punta di piedi, senza clamore. Quasi sempre. Cercando di fare meno danni possibili.
Chi ritorna fa leva sui sensi di colpa per essermi allontanata quando, dopo anni, ribussa alla stessa porta, con il suo carico di nuovo dolore, con nuove storie da raccontare.
Si, perché quelli che ritornano non si riaffacciano alla tua vita quando le loro esistenze scorrono senza intoppi, quando sono felici Al contrario, come dei randagi che tornano dove sanno che troveranno del cibo, un po’ di conforto, un tiepido giaciglio, arrivano con il loro carico di pene, di nuove delusioni amorose, di malinconia.

Solo tu hai capito come sono fatto, perché mi lasciavi libero, invece lei…
Solo tu ….come l’ho fatto con te mai nessun altra, pensa che lei…
Tu sei il mio punto di riferimento, non voglio perderti.
Tu sei una persona vera. Nel buio che mi circonda sei come un raggio di luce.
TU SEI…
Invece
IO SONO una povera sciocca, illusa dai suoni di parole vuote, usate come strumenti ingannatori.
IO abbraccio tutti come una madre amorosa, come la Madonna della Misericordia.. Tutti sotto il grande mantello.
Ma io non sono la madonna. E neanche una santa.
Accogliente, così mi hanno definito. Lo sono io, lo è il mio corpo, accogliente e morbido.
E quanto vorrei diventare dura, fredda come una roccia, inattaccabile. Una fortezza inespugnabile con mura altissime su cui andrebbero a sfracellarsi.
Invece no, conoscono dove la mia carne è più tenera, vulnerabile, e ci si insinuano con delle lame lunghe lunghe e sottili, impercettibili all’ inizio, e scavano, scavano… fino a svuotarmi.

Fammi ridere, raccontami le tue storie ….e i tuoi amori? queste cose le posso dire solo a te, sai? E parlano, parlano…

Ogni addio ha sempre degli strascichi, all’ inizio… ci si incontra per recuperare oggetti lasciati in giro.. quante tracce del mio passaggio sparse in altre case, libri in prestito mai tornati indietro perché mai reclamati, perché non potrei sostenere di nuovo quello sguardo,quegli occhi.

Lo rivedi su quel divano, dopo pochi mesi, il torace nudo, in un caldo pomeriggio estivo e già sai che sarai persa, perché ti manca ancora il fiato.
Neanche il tempo di entrare in ascensore che le nostre mani, le nostre lingue si cercano, avide, e poi nel sottoscala, e tra le biciclette e le scatole accatastate…i nostri corpi sudati, umidi come le pareti che ci circondano… i nostri odori mescolati a quello della polvere. Il suo sesso che mi penetra senza bisogno di chiedere. E’ il mio corpo che parla.
Scatole, ricordi lasciati in vecchie cantine, metafora di un amore ammuffito, consumato, dimenticato.
Rimangono lì per anni, mentre faccio scorrere la pellicola immaginaria di questo film non ancora girato. L’ho rivista tante e tante volte, ne conosco già il finale, perché ogni volta che ci siamo rivisti è andata così… e poi è esattamente così che la trama si snoderà. Siamo due registi un po’ scontati.

- Sali a prendere un caffè? Tanto le tue cose le prendi dopo, no?

Ed è tutto come allora… no, è diverso.. perché io sono un'altra, perché tu sei un altro.. ma i nostri corpi hanno impressa la memoria di quei gesti, le nostre mani ripercorrono le antiche strade… i nostri sessi sanno come muoversi l’uno dentro il corpo dell’altro.

Gli addii dopo i ritorni sono sempre più strazianti, perché ti colgono impreparata. Tanto.. non sono più innamorata…. allora siamo amici..si.. ma perché sento una leggera fitta allo stomaco se mi parli di qualcun'altra? E tu, hai detto che non sei geloso, invece so che ti sei informato. Hai chiesto di lui, temi il confronto con la sua giovane età.
E allora no, no, non è possibile … i colori sono diventati pallidi, mentre è vivissimo il dolore. Via, lontano da te nuovamente, anche stavolta vorrei staccarmi da te senza danno e perché invece mi colpisci, forte, mi strazi come non hai mai fatto prima. Insensibile. Perché?

Quelli che ritornano si intrecciano con la categoria di quelli che ti confessano dopo anni che loro ti amavano, si. Sei tu che non te ne sei accorta. Te lo dicono proprio quando hanno capito che ti hanno persa per sempre, che non tornerai indietro. Time over.
Uomini codardi, che hanno paura di prendere delle decisioni. Che sorseggiano, non bevono dalla tua coppa perché temono di restare ammaliati, intossicati da chissà quale elisir.

Quello che…
- Io non posso stare senza di te, io ti amo.
Dopo dodici anni di allontanamenti e ritorni.

Quello che…
- Tu non avevi capito niente di me. Io avrei lasciato tutto per te, mia moglie, i miei figli.

Quello che…
se ne è andato lui. L’unico

- Io ho avuto paura di innamorarmi e sono scappato, si… ma ero un ragazzino allora. Ora sono diverso, sono cresciuto. Sono passati tanti anni.. ma tu? Ancora ce l’hai con me?

E l ultimo
Quello che non sa neanche lui cosa vuole… a cui hai lasciato socchiusa la porta per mesi, e che ritorna proprio quando hai deciso di sprangarla. A cui fai scontare il tempo di attesa riportandogli quello che hai fatto. Già, qualche volta anche io so essere crudele, sto imparando.
E che non accetta un mio rifiuto, come un bimbo a cui hai tolto il giocattolo preferito da sotto le mani. Stop. Time over anche per te.

E quello che non è mai tornato e che per me, non se ne è mai andato. Perche è parte di me. Per sempre. Lo scoglio che arginava le mie tempeste, che ho levigato, corroso, con le mie acque malsane. Il frangiflutti che ho logorato fin quasi a sbriciolarlo. Il porto a cui vorrei tornare nelle notti buie, fino a quel faro che illumina un mare finalmente calmo.
L’unico a cui vorrei chiedere perdono.

sabato 18 settembre 2010

La bella nave




La bella nave

Charles Baudelaire
(traduz. di Cavallo Pazzo)

O mia tenera maga, voglio dirti le lodi
delle tante bellezze di cui t'adorni e godi;
la tua bellezza dipingerti voglio,
fatta di matura grazia e adulto rigoglio.

Quando vai sventagliando con l'ampia gonna l'aria,
sembri una bella nave che prende il largo, carica
di vele, sopra l'acqua dondolandosi
secondo un ritmo dolce, un ritmo pigro e blando.

Sul collo largo e pieno, sugli omeri opulenti
come un trofeo d'insolite grazie la testa ostenti,
e placida non meno che imperiosa
per la tua via procedi, donna maestosa.

O mia tenera maga, voglio dirti le lodi
delle tante bellezze di cui t'adorni e godi;
la tua bellezza dipingerti voglio
fatta di matura grazia e adulto rigoglio.

Il tuo seno che sforza la seta, baldanzoso
e superbo, il tuo seno è un mobile prezioso,
nei cui pannelli lucidi e bombati,
come in due scudi, i lampi rimangono impigliati.

Scudi piccanti, ch'armano rosee punte protese!
Stipo ricolmo di mille dolcissime sorprese,
di vini, di profumi, di liquori
che accendono una febbre nei cervelli e nei cuori!

Quando vai sventagliando con l'ampia gonna l'aria,
sembri una bella nave che prende il largo, carica
di vele, sopra l'acqua dondolandosi
secondo un ritmo dolce, un ritmo pigro e blando.

Le tue nobili gambe contro le balze guizzano
e in fondo al cuore oscuri desideri ci aizzano,
come due fattucchiere che un immondo
beveraggio rimestino in un vaso profondo.

Fra le tue braccia, boa scintillanti e feroci,
che sanno farsi giuoco degli ercoli precoci,
serri l'amante con tale ardore
che par tu voglia fartene un suggello sul cuore.

Sul collo largo e pieno, sugli omeri opulenti
come un trofeo d'insolite grazie la testa ostenti,
e placida non meno che imperiosa
per la tua via procedi, donna maestosa.

giovedì 9 settembre 2010

Ho voglia di te

Ho voglia di te, di accarezzarti il petto,
sentire la tua pelle sotto le mie dita,
di percorrere con le labbra
la strada che conduce al tuo ombelico,
con una piccola sosta in quella insenatura
per riposarmi dal cammino
e poi riprenderlo, scendendo in basso
con la lingua verso il tuo sesso,
destinazione finale di un viaggio delirante
e famelico
fino all'approdo agognato,
la tua carne turgida.

Voglio seguirne le venature gonfie
con la mia bocca umida,
affondare il naso nel tuo odore
fino a stordirmi solo con l'olfatto
E poi finalmente saziarmi,
riempirmi di te
banchettando alla tavola
del tuo desiderio,
appagare la mia ingordigia
succhiando il tuo dolce nettare.
Lo voglio!



©Copyright 2010- I racconti erotici di Vuerre.

Ti sento




La benda mi preme sugli occhi,
I polsi e le caviglie legate.
Sento solo la tua voce calma, profonda, e i battiti del mio cuore
Eccitato ed impaurito
Come in un in un abisso, guidata dalla tua mano,
al buio, riconosco la fredda, nera pelle
della chaise longue che ho visto poco fa...
Mi sdraio, morbida percezione sulla mia schiena...
Avverto le tue mani fredde che mi liberano le caviglie dalla stretta.
Poi mi apri le gambe in una posizione oscena che posso soltanto immaginare
riflessa nella mia mente, come se guardassi me stessa dall'alto

- Di più, aprile di più!

Eseguo il tuo ordine, ed aspetto così, nuda ed offerta la tua prossima mossa.
Cosa tirerai fuori dalla tua scatola delle meraviglie?
Quel piccolo scrigno pieno di oggetti che mi hai mostrato prima...
Sento le tue tue dita, si sono le tue dita che mi penetrano, mi esplorano,
e la fredda sensazione del gel che mi cola tra le gambe
e che stai spalmando sul mio ano, massaggiandolo, facendolo penetrare dentro.
So cosa vuoi fare, cosa mi aspetta ora...
Mi chiedo soltanto cosa userai, cosa non vedrò ma percepirò dentro di me...
Il buio amplifica il mio sentire, il mio respiro è quasi assordante come le mie pulsazioni.
Armeggi nella scatola, rumore di oggetti sbattuti tra loro, qualcosa tintinna, metallico.
Poi un zzzzz elettrico,
mi sleghi il polso e mi prendi la mano destra

-Tieni questo

Un piccolo oggetto vibrante, non riempie neanche il mio palmo. Lo stringo tra le dita e ne intuisco la forma, come quella di un piccolissimo pene. Capisco come devo afferrarlo, alla base.
Non mi hai lasciato la mano e me la sposti, la guidi sul mio clitoride.

- Qui, mettilo qui

- Zzzzzzzz

Vibra e scivola intorno al mio bocciolo pulsante, umido.
Me lo massaggio da sola mentre tu continui a toccarmi.
Infili qualcosa dentro al mio ano lubrificato, scivola facilmente... non è molto grande.
Ma un attimo dopo sento che si dilata dentro di me... cresce sempre di più fino a farmi male
Grido
Respiro profondo. Butto fuori laria trattenuta. Calma, devo stare calma...

-Si così, brava...

E mentre lo dici qualcosa scivola nella mia fica. E' il tuo cazzo durissimo e caldo, lo riconosco.

- Mi senti?
- Si...

- Ti sto scopando!

Non riesco più a parlare, mi manca il fiato..
Sono riempita, dilatata davanti e dietro... il tuo sesso si muove lentamente dentro di me
Voglio vederti, ho voglia di guardare il tuo viso.
Mi tolgo la benda.
Luce forte, improvvisa...strizzo gli occhi e ti guardo, un lampo severo nelle tue pupille. Ti fermi di colpo

-Ti ho detto di toglierla?
- No...

Mi colpisci il viso, forte , con la mano aperta

- Sai cosa ti costerà questo, vero?
- Si

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