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venerdì 3 dicembre 2010

Il ragazzo del treno II atto- seconda parte





Chissà da fuori se mi vedono, chissà se ci vedono... immagino un altro treno che passa velocemente, qualcuno affacciato che nota solo delle sagome. O forse no, non vedono niente, come è possibile. La cosa mi eccita, e molto.
Mi morde il collo e poi me lo bacia, nello stesso punto dove un attimo prima ho sentito i suoi denti affondare nella carne soffice. Scende giù lungo la schiena con la lingua e con i denti a tracciare un percorso immaginario… ed ancora più in basso… arriva al solco tra le natiche insinuandosi con la punta della lingua mentre con un dito cerca il mio sesso, lo sento scivolare dentro e penetrarmi … poi con un altro dito ancora… i miei sospiri, le mie grida sono coperti dal rumore del treno, la frastornante armonia di questo amplesso.
Lui mi parla all'orecchio, mi sussurra, il suo alito caldo mi procura brividi lungo tutto il corpo, lungo la schiena ancora calda per le impronte del suo passaggio…
- Non mi volevi vede’, eh? E mo’ mi vuoi?
- Si…

Mi prende le mani, le solleva sopra la mia testa e le tiene così, strette tra le sue. In alto, appoggiate al finestrino. Il peso del suo corpo mi schiaccia sul vetro mentre avverto la sua cappella, il suo cazzo rigido farsi strada tra le mie labbra umide, aperte come un frutto di mare acquoso. Entra dentro di me con un colpo deciso, i miei seni sono premuti sulla lastra fredda. Si muove avanti e indietro, avanti e indietro, si afferra alle mie spalle per non cadere, mentre allargo le gambe per non perdere l’equilibrio… il movimento del suo corpo che mi sbatte, del suo sesso dentro di me, e quello del treno, un vortice che mi fa girare la testa… e il rumore, il rumore assordante… sono in un’altra dimensione. Non sono qui, ma altrove. Devo essere altrove perché non posso essere io a fare questo, no… non sono io.
Lo sento gonfiarsi dentro di me, in fondo, fino a toccarmi l’utero. Poi d’un tratto esce da me, mi volto a guardarlo e lo trovo che si sfila il preservativo… Un sussulto del treno più forte degli altri.. mi abbasso la gonna e mi siedo sul water, cosparso di carta pulita.




Lo osservo, lo prendo in mano mentre lo sento irrigidirsi sempre più sotto le mie dita. Lo guardo zampillare come una piccola fontana, verso l’alto. Le gocce calde ricadono sulla mia mano.
Lui si sorregge, pare cadere all’indietro verso il lavabo. Apre gli occhi che teneva chiusi e mi sorride. Mi solleva il mento:

- Quanto sei bella, ‘o sai? – E mi bacia sui capelli, sulla testa.
- Grazie, ora andiamo, eh? Non sono tranquilla qui dentro. Poi guarda che abbiamo combinato. Dai, vai i avanti tu che metto in ordine tutto.

Si riveste mentre io mi lavo alla meno peggio e mi ricompongo. E’ tutto pieno di carta, la mia borsa aperta e il contenuto sparso fuori… Dopo pochi minuti mi affaccio timidamente alla porta, poi esco fingendo indifferenza, attraverso il corridoio, pochi passi, ed entro di nuovo nella nostra piccola stanza segreta. Lo trovo lì seduto, con quel sorriso infantile e disarmante, e mi sento invadere dalla tenerezza. Mi avvicino e gli stampo un bacio su una guancia. Solo ora mi accorgo che sono senza mutande, non le ho rimesse quando sono uscita.
- Oddio, dove sono?
- Cosa?
- Le mie mutande!- dico mentre comincio a rovistare nella borsa. Cazzo, non le trovo! Ah si, eccole. Nere su fondo nero, e chi le vedeva! erano rimaste lì dentro.
- Ma tu si’ tutta matta!
- Dai, non me ne sono neanche accorta!

- Tu tiene ancora voglia, eh? Non sei venuta.
- Si, non stavo tranquilla, non ci riesco così...

E mentre dice queste parole infila le mani sotto la mia gonna, le appoggia sulle ginocchia e poi le fa risalire, lente. Si avvicina con il corpo, avverto le sue dita che rimontano le mie cosce… fino ad infilarne una nel mio sesso, ancora grondante umori come un fiore schiuso e pieno di nettare.

- ‘O sai che ci arrestano, si? Atti osceni in luogo pubblico!
- Si dai dai, lascia stare!- Abbasso il bordo della gonna, mentre lui ritrae la mano e le sue dita, le porta alla bocca e le succhia guardandomi, penetrandomi con i suoi occhi neri.

Ma che voglia avrei.. avrei voglia di salirti sopra qui, incurante di tutto, della gente là fuori. Voglia di sedermi sopra di te, di sentire il tuo cazzo eretto, di prenderlo con le mani ed infilarmelo dentro.Di muovermi prima piano, facendolo uscire ed entrare lentamente, poi di avvolgerlo tutto con la mia carne umida risucchiandolo come fosse una bocca, la mia grande bocca dalle labbra calde.
Ma ricaccio indietro questa immagine...




- Se ci fossimo visti ti avrei presa a schiaffi.
- A schiaffi? E perché?
- A schiaffi sul culo.
- Davvero? E fallo!
- Mo’? Qui?
- Si, qui se hai il coraggio! - dico sorridendo.

Mi sdraio con il ventre sulle poltrone, il tessuto della gonna è leggero, sottile la stoffa che ricopre i miei glutei, e non ho rimesso gli slip. Lui rimane in piedi, mi guarda con uno strano lampo negli occhi mentre lo vedo sollevare in alto il braccio e poi colpirmi forte una natica.

- Così? Ti piace?
- Si, più forte, più forte!

Poi lo ripete ancora, ed ancora con l’altra mano…ad ogni colpo mi sento palpitare tra le gambe, il clitoride sussultare ad ogni percossa, riempirmi di umori mentre il rumore della mia carne battuta risuona nell’aria come se fosse sulla pelle nuda. Contraggo le natiche invasa da un piacere bruciante, dal calore che percepisco sull’epidermide..
- Ancora? Mi fa male la mano, mi pizzica
- Dai lascia stare, non ci sei abituato eh? Poi così ci sentiranno pure!

Lui si siede, è visibilmente eccitato ed anche accaldato, vedo ancora quel bagliore nel suo sguardo.
- Hai visto, eh? Hai visto come ti ho capita subito io?
- Mi hai capita? Davvero?
- Si, appena ti ho vista ho pensato: chist’ è ‘na cavalla!
- Una cavalla? - Rido
- Hai capito che ci hanno visti, si?
- Visti, ma chi?
- Lo vedi quello? Quel signore con il trolley rosso lì dietro?

Mi chiedo come faccia a vedere oltre le sue spalle. Dalla tendina mal chiusa in effetti, proprio nello spicchio lasciato aperto riesco a scorgere nello scompartimento dietro il nostro. Esattamente nella mia visuale, un signore serio, sui 50, capelli e barbetta brizzolata, magro. Ha davanti a se un trolley rosso.

- Si lo vedo.
- Vuoi scommettere che appena scendo… chillo viene qui?
- Ma daii! Ma che dici?
- Si si, poi ‘o vedrai!

Rimaniamo così ancora qualche minuto, mi parla del suo lavoro, del bar che gestisce a Napoli, insieme ad un amico. Da qui, dice gli deriva quella capacità di intuire le persone, ne incontra tutti i giorni tante, le più disparate. La gente che viene a prendere un caffè non chiede solo quello, vogliono parlare, essere ascoltati anche soltanto per il tempo di un caffè.
Lui li fa sorridere, gli parla… il suo bar è sempre pieno, dice. Però, “tengo famiglia” e il pomeriggio me ne vengo qui, prendo il treno e faccio un altro lavoro. Non mi parla dell’altro lavoro, ed io non gli chiedo niente. So che gli ho rubato un po’ del suo tempo, e che ora dovrà riprendere il treno successivo e tornare indietro. Una gradevole parentesi nella sua faticosissima giornata.
Presto il treno rallenta, arriva in stazione e so che lo devo salutare. Nuovamente. Chissà se lo rivedrò mai, ma ormai so come incontrarlo. Al binario 12, ore 15.30
Mi alzo, ci baciamo e mi stringe forte:
- Non fa’ ‘a pazzerella, eh?
Eh si la pazzerella.. se non lo fossi stata un po’…
E nuovamente lo guardo andare via, allontanarsi sul marciapiede del binario mentre mi sorride. Poi il treno si muove, riprende lentamente il suo cammino e mi risiedo. Pochissimi istanti dopo, ecco il signore dal trolley rosso sbucare all’improvviso.
- Scusi, c’è posto?
- Si, prego, è tutto libero.
Rimane un attimo in piedi, si aggira nervosamente. Poi si siede proprio al lato più opposto e contrario al mio, vicino al finestrino. Comincia a parlare, ha voglia di chiacchierare e di farmi domande.
Io sorrido pensando alla profezia di poco fa. Rido talmente tanto che per non farmi vedere mi porto una mano a coppa sulle labbra. L’odore del suo sesso che mi è rimasto tra le dita mi invade.
Piccolo scugnizzo,lo sai che avevi ragione?

6 commenti:

  1. E brava la cavallona
    detto da un equino :)

    Complimenti vivissimi
    soprattutto le natiche resistenti al dolore delle sculacciate evidentemente ci provano gusto e altrettanto piacere perchè già "allenate" su certi ritmi ad alto livello

    cavallo pazzo

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  2. eh eh in effetti il termine mi ha sorpreso... una carezza sulla criniera, cavallino pazzo! Per il resto.. chissà, tu dici?

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  3. Grazie per la carezza..
    beh che dire
    canticchiando una celebre sigla di cartone animato(hello spank) rivisitata in
    Hello spanking I like spanking.. your ass is fantastic

    cavallo pazzo

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  4. :-) sai che proprio dalle mie parti c'è un negozio che si chiama Hello spank... a me fa venirei in mente qualcos'altro!

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  5. negozio di.. abbigliamento?

    non lo conosco sinceramente..ma è dalle tue parti allora volendo ci verrei ben volentieri a fare due salti con le zampe..chissà se dopo ti verrà in mente sempre quel qualcosaltro a cui stavi pensando ;-)

    cavallo pazzo

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  6. eh curiosone, non ti dico cosa vende né dove è... sono in incognito! :-)

    RispondiElimina

tdx