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I racconti erotici di Vuerre by Vuerre is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
domenica 31 ottobre 2010
il suo sperma
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.
di Alda Merini, tratto da Clinica dell’abbandono
giovedì 28 ottobre 2010
venerdì 22 ottobre 2010
Profilo biografico di un inculatore
Tratto da "The Surrender" di Tony Bentley
E’ chiaro che inculare una donna è una questione di autorità. L’autorità dell’uomo; la sua accettazione totale da parte della donna. Un uomo deve avere questa fiducia, in sé stesso e nel suo uccello, per metterlo nel culo ad una donna. Se non ha quel controllo, sarà il suo cazzo a guidare l’azione: si muoverà troppo in fretta, farà del male alla donna, che per quella volta gli si era offerta, e, a ragione, difficilmente gli sarà concessa una seconda chance.
A- Man è riuscito a spingersi così a fondo nel mio culo perché ha osato. Nessun altro ci aveva mai provato veramente.Chiunque osi essere così intimo, così pazzo, bè potrebbe riuscire ad arrivare dove non era mai arrivato prima.
Sono in preda agli spasmi dell’orgasmo già nel primo momento di contatto, con il corpo, la fica, il culo talmente aperti che si staccano verso l’esterno per aspirarlo dentro.
Non sono mai stata così aperta. Se fossi stata così aperta con qualcun altro avrei provato la stessa gioia nell’aprirmi? No.Avrebbero finito con lo scocciarmi molto prima che arrivassi ad essere tanto aperta. E’ quel gran cianciare che rovina tutto: rivela troppe cose. A-Man è l’uomo meno scocciatore che abbia mai conosciuto. E anche l’unico che non si piega mai alla mia volontà.
Nello stesso tempo, non credo che i migliori inculatori siano i maschi arroganti e macho: quelli semmai sono degli stronzi. A tipi così probabilmente non piacciono nemmeno le donne, presi come sono a rivaleggiare con gli altri uomini. Per la mia esperienza limitata, il miglior inculatore è un uomo dolce e paziente, quello che sa ascoltare una donna, sa come stare con lei e ha il bagaglio necessario per farla rilassare. E’ quello che con la fantasia riesce a vivere la sottomissione della donna (l’allentamento del controllo) insieme a lei, e quindi sa perfettamente come farla arrivare a quel punto: assorbe tutto quello che lei abbandona. E’ un uomo gentile, A-Man.
martedì 19 ottobre 2010
Il primo passo
Mi chiedo perché debba farlo sempre prima io.
Perché chiedere scusa, od anche soltanto riallacciare un dialogo sia qualcosa fuori dalla portata di certe persone.
Mi chiedo perché qualcuno nasconde il proprio malcelato orgoglio attraverso la maschera di una sensibilità che non ha. Od ha soltanto per sé stesso.
Perché chi si muove per primo rischia di sembrare il più debole, mentre è solamente quello più disposto a mettersi in discussione. Non voglio più farlo.
Perché appaio sempre più forte di quello che sono.
E soprattutto mi chiedo COME riesca a stare in silenzio quando vorrei gridare. Ma taccio.
Vorrei dirti che ora SO tutto, che hai fatto assimilare a ME la tua rabbia per colpe che non ho commesso. Me l’hai gettata in faccia.
E mentre tu rimanevi arroccato nei tuoi silenzi, io ti aprivo la mia anima.
Ora sono io che sto zitta.
Zitta.
Perché chiedere scusa, od anche soltanto riallacciare un dialogo sia qualcosa fuori dalla portata di certe persone.
Mi chiedo perché qualcuno nasconde il proprio malcelato orgoglio attraverso la maschera di una sensibilità che non ha. Od ha soltanto per sé stesso.
Perché chi si muove per primo rischia di sembrare il più debole, mentre è solamente quello più disposto a mettersi in discussione. Non voglio più farlo.
Perché appaio sempre più forte di quello che sono.
E soprattutto mi chiedo COME riesca a stare in silenzio quando vorrei gridare. Ma taccio.
Vorrei dirti che ora SO tutto, che hai fatto assimilare a ME la tua rabbia per colpe che non ho commesso. Me l’hai gettata in faccia.
E mentre tu rimanevi arroccato nei tuoi silenzi, io ti aprivo la mia anima.
Ora sono io che sto zitta.
Zitta.
martedì 12 ottobre 2010
A piedi nudi sul treno
Da circa un anno mi sono trasferita fuori dalla grande città. Non sono propriamente una pendolare, perché non lo faccio tutti i giorni ma mi capita spesso di prendere il treno. Ogni viaggio è un occasione per conoscere, osservare i personaggi che popolano i vagoni ferroviari. Quando poi si prende lo stesso treno, allo stesso orario capita di rivedere facce, volti noti ed allora ecco che le storie di due viaggiatori possono intrecciarsi…
Oggi finalmente non ho corso come mio solito. Invece di partire ieri sera, mi sono presa la mattinata libera per stare con lui. Prendo l’intercity, si, con calma, ed arrivo anche prima. Giusto il tempo di rientrare in casa, prendere il trolley già pronto ed andare… la doccia l’ho già fatta in albergo con lui. Mi tolgo le calze che comincia a fare caldo, si. Mi lascio il reggicalze, tanto … chi mi vede. Un’occhiata allo specchio. Beh non sono troppo sfatta, no. Sono un po’ stanca, ma gli occhi sono vivaci.
Sono addirittura in anticipo. Treno intercity delle 15.04 proveniente da Napoli per Torino. Lo vedo arrivare… la gente scende, poca gente… Vediamo... carrozza… quattro, ecco. Completamente vuota. Certo siamo in mezzo alla settimana, e a questo orario… Mi siedo ed osservo distrattamente il flusso delle persone che continuano ad allinearsi lungo il corridoio. Finalmente mi rilasso. Fa caldo, oggi… il primo caldo primaverile ed ancora non hanno acceso l’aria condizionata. Mi tolgo il giacchino che mi lascia le spalle, le braccia scoperte. Penso che tanto nessuno vedrà le mie carni troppo bianche e troppo tornite.
Ho ancora addosso quella piacevole stanchezza che segue la battaglia amorosa… è come se sentissi ancora il suo calore sulla pelle. Mi slaccio il cinturino dei sandali con il tacco troppo alto per essere comodi. Quasi quasi allungo i piedi sulla poltrona di fronte. Tanto… non c’è nessuno e sono pulitissimi. Sicuramente più della poltrona.
Soffice. La stoffa blu di spugna è morbida, la avverto solleticarmi le piante. Guardo i miei piedi. Ho dipinto le unghie di un color melanzana che accentua ancora di più il pallore della mia pelle. Quasi trasparente. Una vena blu sottile attraversa il collo del piede e si perde poco più in alto. Certo dovrei proprio prendere un po’ di sole …anche le caviglie sono bianchissime, vedono la luce soltanto oggi dopo tutto un inverno costrette dentro gli stivali, le calze. Poveri piedi. Non mi sono mai piaciuti, sembrano quelli di una bambina. Ma oggi non mi dispiacciono quasi, sono ben curati e questo smalto è proprio divertente.
Mi metto comoda, appoggio anche la testa all’ indietro, sullo schienale. Chiudo le palpebre e rivedo i suoi occhi, i suoi occhi verdi sopra il mio viso mentre è dentro di me… sento la sua voce…calda e profonda che pronuncia parole dolci ed oscene…. Ed il suo odore. Mi basta evocarlo e lo sento nelle narici, penetrante. Un odore forte di maschio. Mi sembra ancora di averlo addosso. Adoro quando i nostri odori, i nostri sapori, si mescolano... odore di sesso, di saliva, di sudore, di sperma, combinato ai miei umori. Peccato lavarsi. Peccato dover andar via e non rimanere ancora lì, in quella stanza fuori dal mondo e da tutto, su quel letto umido.
Il treno è ancora fermo, qualcuno si attarda in giro. Mi volto e nel corridoio incrocio due occhietti neri, vispi come quelli di un furetto. Appartengono ad un ragazzo carino, non molto alto, capelli corti e scuri, si muove con fare deciso e passi svelti. Ha una borsone a tracolla. Passano ed attraversano la visuale della porta aperta.
No, ritorna indietro e ficca la testa dentro.
-Signò, che occhi che tenite!
Oddio. Avrà intuito cosa ho appena fatto? O forse quello a cui stavo pensando. I miei occhi sono sempre troppo espressivi. Tradiscono le mie emozioni, non posso mentire con i miei occhi. Chissà cosa avrà visto.
Ora sorrido e lo osservo bene: E’ abbronzato, ha un grande tatuaggio tribale sull’avambraccio che spunta dalla manica della polo, bermuda e scarpe da ginnastica. E quegli occhi che non mi mollano un attimo. Si muove occupando tutto lo spazio che lo circonda, quasi sfacciatamente.
Non faccio neanche in tempo a dire qualcosa che lui:
-"Signò, vi posso fare compagnia intanto che il treno riparte?"E si siede senza neanche aspettare il mio assenso.
- "Posso offrirvi qualcosa? Vado alla macchinetta sul binario. un caffè, un cioccolatino…"
- "Ma sta per ripartire il treno, ti conviene scendere. E poi che cioccolatino, sono a dieta!"
- "A dieta? Ma quale dieta! Quanto siete bella signo’, siete proprio fimmena!"
Ma guarda tu questo… mi da pure del voi… e mi fa ridere come una stupida. Intanto ho abbassato i piedi dalla seduta di fronte a me ma non ho fatto in tempo a rimettermi i sandali. Li ho appoggiati sopra, praticamente sono a piedi nudi.
- "Siete sposata?"
- "Sono separata."
- "Avite fatto bene! Non vi meritava!" Ed accompagna queste parole aprendo le braccia e le mani con gesti ampi e teatrali.
Stavolta rido ancora più forte. Rido per la sua spontaneità, per le sue mosse.. Lui si alza, si muove avanti e indietro come un ossesso nella carrozza. Uno scugnizzo indiavolato. E’ in piedi di fronte a me:
- "Signò. Io vengo con voi. Io mi sono innamorato!"
- "Ma tu sei matto!"
- "Fidanzatevi con me. Sentite, sentite come mi batte il cuore!"
Mi prende la mano e l’avvicina al suo corpo. Io irrigidisco il braccio non lasciandolo andare, maliziosamente pensando a qualche altro gesto. Invece lui mi guarda dritto dritto negli occhi mentre scuote la testa, io rilascio il braccio ed appoggio la mia mano al suo cuore. Sento i battiti accelerati. Pare che gli scoppi il petto.
- "Vedete che ho detto ‘o vero?"Si risiede esattamente di fronte a me.
- "Quanti anni hai?"
- "Venticinque"
-"Lo sai quanti ne ho io? Quasi venti più di te."
Quando dico la mia età lui chiude gli occhi, si morde leggermente le labbra mentre si porta le mani sul cuore. Solo ora noto la fede.
- E sei pure sposato. Ti sei inguaiato presto eh?
Lui solleva le spalle con un gesto di rassegnazione ma anche di sufficienza. Povera giovane moglie. Chissà quante glie ne combina...
- "Dai scendi su. Ti fanno la multa, hai il biglietto fino a qui no?"
- "E chissene 'mporta! Vado pure in galera per voi!Voi mi dovete fare un piacere. Vi posso dare nu vaso?"
- "Va bene, dai. Poi scendi, eh?"
Si avvicina a me, gli porgo la guancia rimanendo al mio posto. Lui si solleva, appoggia le sue labbra prima lì e poi, rapido sulla bocca, mentre una mano si sofferma su un seno e lo stringe.
- Ma che fai??
Gli sposto la mano, ma perché rido mentre lo faccio? Perché invece non gli do uno schiaffo, o grido o lo insulto per la sua sfrontatezza?
- "Scusate." Si solleva e mi guarda, poi si siede di fronte a me. Il treno comincia a muoversi.
- "Hai visto che è partito? Ed ora? Se viene il controllore che fai?"
- "Ve l’ho detto. Vengo con voi."
Rimango ad osservarlo, stiamo in silenzio per lunghissimi interminabili minuti, lui con quegli occhi e quell’espressione sfacciata, di chi sa che ha già ottenuto molto. Io credo, con un sorriso sul volto che non mi abbandona.
Tira fuori un pacchetto di sigarette: - "Voi fumate? Andiamo in bagno a fumare."
- "Ehh sii vabbè! A fumare! E poi guarda, manco fumo!"
Mi prende la mano e mi tira verso il corridoio. - "Vi devo parlare, lì parliamo meglio."
- "Uuuhh si si! non possiamo parlare qui?"Lui per tutta risposta tira le tendine della carrozza.
- "Ma che faiii??? Che devi fare??"
Mi prende la testa tra le mani, si abbassa e mi bacia sulle labbra, sfiorandole. Poi si sofferma sulle guance, e poi sugli occhi, sulle palpebre chiuse. Io sono immobile e lo lascio fare, aspetto la mossa successiva tra l’eccitato e lo stupito. Poi mi tiene una mano sotto il mento costringendomi a guardarlo negli occhi, vicinissimi a me. Sento il suo respiro affannoso.
- "Ora andiamo?"
Mi prende la mano e non dico una parola... mi infilo i sandali senza allacciarli, afferro la mia borsa, percorriamo il brevissimo tratto che ci separa dalla toilette, solo un’altra carrozza. Ecco ora mi immagino cosa vuole fare... un classico... ma chi lo conosce a questo? E poi dentro un cesso, che schifo... ma che cazzo sto facendo? Arriviamo alla porta del bagno, non c’è nessuno in giro, mi spinge quasi dentro ed appena entrati richiude la porta. Lo spazio è ristretto e ci ritroviamo così… lui appoggiato con la schiena alla porta ed io di fronte. Mi bacia stavolta con più foga, la sua lingua mi esplora, le sue mani mi frugano, mi spogliano.
- "Ecco va bene, ora andiamo. Spostati!"
Gli tocco una spalla per farlo scansare, giro la chiavetta e riesco ad aprire uno spiraglio della porta. Per fortuna nessuno fuori.
- “Aspettate!” E spinge la porta con la mano a richiuderla. Io mi volto a guardarlo.
Si abbassa, di fronte a me, mi solleva la gonna, le sue dita risalgono tra le mie cosce, mi ritrovo con la sua testa tra le gambe. Delicatamente mi scosta lo slip
- "Che bella ciucia che tenete!"
Ma come l’ha chiamata? Ciucia? E perché ora non rido? No, non rido mentre prende i bordi dello slip e me lo abbassa, mentre sento la sua lingua, lenta, che si muove sulle mie labbra, sul mio clitoride. Le sue dita scivolano dentro il mio sesso, già umido…ora il mio fiore è aperto, offerto a lui, alla sua bocca che ne beve gli umori. I movimenti del treno e la posizione rendono il mio equilibrio instabile… mi appoggio allo stipite.
- "Dai tirati su...ma come si fa così..."
Certo che son proprio piccole ‘ste toilette...in due non ci sono mai entrata. Non ci si rigira neanche. Ho timore dello sporco poi. Ci laviamo le mani nel lavandino, almeno quello. Per fortuna non puzza sto cesso. Ma si balla, ci scontriamo e mi viene da ridere. E’ difficile trovare una posizione. Mi rigira appoggiata al finestrino. Fortuna che il vetro è lattiginoso, ma sopra è aperto. Il rumore del treno che corre, questo sballonzolamento mi eccita. Mi ha sempre eccitato anche a stare semplicemente seduta. Così appoggiata mi riempie con le sue dita, una, due... dentro le mie cavità... ma non sono rilassata, penso a fuori, se qualcuno bussasse? Che facciamo usciamo in due? La mia mente è scissa. Ho voglia di uscire da qui, mi sento in trappola e razionalmente mi sembra una follia quella che sto facendo… ma… ho voglia anche di lasciarmi andare… vedere come come va a finire…
Ora lui è appoggiato al lavandino, si apre la cerniera… finora non l’ho neanche toccato… lo guardo, è depilato, bello, liscio...eretto...ma non oso prenderlo in bocca. Ma chissà chi è… dai… che mi metto a fare così…non sono mica una puttana…e poi … sarà pure sporco, in giro da stamattina...magari gli do un bacino, si… in fondo lui non ci ha pensato due volte a leccarmela.
Lo appoggio sul mio palmo, lo bacio delicatamente sull’asta, all’attaccatura. Ha un buon odore, allora continuo su tutta la lunghezza ma non lo lecco...tanti bacini fin quasi sulla punta… poi sollevo la testa e lo guardo. Si avvicina e appoggia il suo sesso al mio...
- No, guarda io così senza una protezione non faccio niente.
- Avete paura? ‘O faccio solo con mia moglie!
- Si, e tutte quelle che incontri sul treno!
Improvvisamente i suoi occhi hanno perso quel luccichio, sono quasi imploranti. Ce l’ha ancora in mano ma sta perdendo l’erezione. Mi prende la mano: - "Aiutatemi voi".
Lo prendo in mano, lo accarezzo e sento che si gonfia sotto le mie dita, muovo la mano intorno al suo sesso mentre lui mi bacia, poi lo lascio continuare da solo, finché sento il calore del suo seme su di me, sul mio basso ventre e sui peli. Beh poteva chiedermelo, questo contatto mi infastidisce un po’.
Ci ripuliamo sommariamente e lui esce per primo, dà uno sguardo alla porta socchiusa e poi si rigira:
- "Venite, venite… non c’è nessuno." Ed esce.
Mi lavo, raccolgo le mie cose, mentre quella vocina continua a martellarmi nella testa: ma che hai fatto, ma che stai facendo? Ma come si fa a farla tacere sta voce?
Rientro nella carrozza. Lui è in piedi che cerca di farsi vento con le mani, leggermente sudato e con le gote rosse. Poi si calma e si siede: - "Io ho ancora voglia."
Ossignore! Ma non è appena venuto? Ah dimenticavo i 25 anni… e che caspita! Ma se sta ancora ansimando!
- Sapete dove sarei voluto venire?
- - Dove?
- Su un piede.
- Su un piede? Ti piacciono i piedi?
- Si, assai.
- Ah ecco perché non ci capivi più niente, il cuore che batteva… erano i miei piedi nudi! Era per quello?
- Si. Lo volete fare? Voglio toccarvi i piedi.
- Ma qui??
- E dove, volete ritornare in bagno?
- No, no in bagno no per carità! Va bene qui.
Le tendine sono ancora tirate, lui si siede esattamente di fronte a me, nel posto centrale. Io mi sfilo i sandali. Appoggio i miei piedi accanto a lui, uno a destra ed uno a sinistra, ai lati del suo corpo, sopra il sedile. Lui dà una pacca sopra i braccioli come a dire: appoggiali qui.
Le sue mani cominciano ad accarezzare le mie estremità, simultaneamente, dolcemente.
- "Dai, e se ci vedono?"
- "E beh? Che stiamo facendo? non posso essere il vostro ragazzo? Non stiamo facendo niente."
Si il mio ragazzo. Con venti anni meno di me. Però è piacevole sta cosa. Mi prende un piede e mi riempie di piccoli baci gentili, poi fa lo stesso con l’altro, mi lambisce le dita con la lingua, una ad una, poi le succhia lentamente...sento un po’ di solletico e non riesco a trattenere le risa. Lo faccio fermare un attimo e poi riprende a baciarmi, baci alternati da leccate profonde. Dei brividi mi percorrono tutto il corpo, dai piedi su su lungo la coscia fino al mio clitoride, fino al mio sesso.
Bello, una sensazione nuova. Poi mi bacia le dita mentre massaggia le piante, e di nuovo ricomincia con la lingua… lecca la caviglia e il bordo esterno del piede..di nuovo brividi.
Sono talmente concentrata sui miei piedi che nn mi sono accorta, non ho visto il suo sesso eretto, evidente attraverso la stoffa dei pantaloni. E’ lui che mi fa un cenno come a dire: guardami. Poi prende il mio piede destro e lo appoggia proprio lì.
Ne percepisco nettamente il calore e la rigidità con la pianta, e comincio a muoverlo lungo l’asta… sento il rilievo della cappella sotto le dita, e continuo su e giù come se fosse la mia mano. E’ incredibile quanta sensibilità possono avere i piedi, non l’avevo mai sperimentato. E mi piace questa distanza, giusto la lunghezza della mia gamba, siamo lontani ma ci fissiamo dritti negli occhi, vedo l’eccitazione sul suo volto mentre lo accarezzo, sono in contatto con il suo corpo ma distante
- Quanto lo fate bene!
- Ma è la prima volta che lo faccio!
- Siete brava.
Ora cambio gamba, la destra comincia ad indolenzirsi. Stessa cosa con la sinistra, su e giù, ho un arco del piede molto accentuato, riesco a far aderire il suo sesso esattamente nell’ incavo della pianta. Dopo un po’ lui mi blocca. Si alza e si apre la cerniera
- “Mettete il piede qui” Indicando il bordo del finestrino. Io allungo la gamba fino a li sopra, lui ora se l’è preso in mano, si gira verso il mio piede e … sento due, tre schizzi caldi. Centrato perfettamente. Lo guardo e sorrido. Mi porge un fazzolettino e mi aiuta a pulirmi, poi si siede nuovamente.
- Siete proprio perversa!
- Io? E tu?
Scoppiamo a ridere. Ma che matti… io perversa? Ma senti da che pulpito… la mia poi era solo curiosità….
Continuiamo a parlare un po’, per fortuna nessuna visita del controllore. Mancano pochi minuti alla prima fermata e proprio mentre il treno sta rallentando ed entrando in stazione lui raccoglie frettolosamente le sue cose, mi bacia e, sulla porta della carrozza, con il telefonino in mano mi dice:
- "Datemi il vostro numero, che la prossima volta che tornate ci vediamo"
C’è poco tempo per trovare scuse, pochi secondi che non servono neanche a inventarmi un altro numero, la memoria va in automatico…. Lui segna il numero sul suo.
Dopo qualche secondo lo vedo dall’altra parte del vetro, sul marciapiede proprio sotto il finestrino che mi lancia baci con una mano e fa il segno del telefono con l’altra.
( continua?...)
lunedì 4 ottobre 2010
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