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martedì 21 settembre 2010

Quelli che... ritornano


Quelli che ritornano, una costante nella mia vita. Ma ora ho capito che dipende da me, che nonostante chiuda la porta non lo faccio con decisione.. perché io non le sbatto le porte, no…vado via in punta di piedi, senza clamore. Quasi sempre. Cercando di fare meno danni possibili.
Chi ritorna fa leva sui sensi di colpa per essermi allontanata quando, dopo anni, ribussa alla stessa porta, con il suo carico di nuovo dolore, con nuove storie da raccontare.
Si, perché quelli che ritornano non si riaffacciano alla tua vita quando le loro esistenze scorrono senza intoppi, quando sono felici Al contrario, come dei randagi che tornano dove sanno che troveranno del cibo, un po’ di conforto, un tiepido giaciglio, arrivano con il loro carico di pene, di nuove delusioni amorose, di malinconia.

Solo tu hai capito come sono fatto, perché mi lasciavi libero, invece lei…
Solo tu ….come l’ho fatto con te mai nessun altra, pensa che lei…
Tu sei il mio punto di riferimento, non voglio perderti.
Tu sei una persona vera. Nel buio che mi circonda sei come un raggio di luce.
TU SEI…
Invece
IO SONO una povera sciocca, illusa dai suoni di parole vuote, usate come strumenti ingannatori.
IO abbraccio tutti come una madre amorosa, come la Madonna della Misericordia.. Tutti sotto il grande mantello.
Ma io non sono la madonna. E neanche una santa.
Accogliente, così mi hanno definito. Lo sono io, lo è il mio corpo, accogliente e morbido.
E quanto vorrei diventare dura, fredda come una roccia, inattaccabile. Una fortezza inespugnabile con mura altissime su cui andrebbero a sfracellarsi.
Invece no, conoscono dove la mia carne è più tenera, vulnerabile, e ci si insinuano con delle lame lunghe lunghe e sottili, impercettibili all’ inizio, e scavano, scavano… fino a svuotarmi.

Fammi ridere, raccontami le tue storie ….e i tuoi amori? queste cose le posso dire solo a te, sai? E parlano, parlano…

Ogni addio ha sempre degli strascichi, all’ inizio… ci si incontra per recuperare oggetti lasciati in giro.. quante tracce del mio passaggio sparse in altre case, libri in prestito mai tornati indietro perché mai reclamati, perché non potrei sostenere di nuovo quello sguardo,quegli occhi.

Lo rivedi su quel divano, dopo pochi mesi, il torace nudo, in un caldo pomeriggio estivo e già sai che sarai persa, perché ti manca ancora il fiato.
Neanche il tempo di entrare in ascensore che le nostre mani, le nostre lingue si cercano, avide, e poi nel sottoscala, e tra le biciclette e le scatole accatastate…i nostri corpi sudati, umidi come le pareti che ci circondano… i nostri odori mescolati a quello della polvere. Il suo sesso che mi penetra senza bisogno di chiedere. E’ il mio corpo che parla.
Scatole, ricordi lasciati in vecchie cantine, metafora di un amore ammuffito, consumato, dimenticato.
Rimangono lì per anni, mentre faccio scorrere la pellicola immaginaria di questo film non ancora girato. L’ho rivista tante e tante volte, ne conosco già il finale, perché ogni volta che ci siamo rivisti è andata così… e poi è esattamente così che la trama si snoderà. Siamo due registi un po’ scontati.

- Sali a prendere un caffè? Tanto le tue cose le prendi dopo, no?

Ed è tutto come allora… no, è diverso.. perché io sono un'altra, perché tu sei un altro.. ma i nostri corpi hanno impressa la memoria di quei gesti, le nostre mani ripercorrono le antiche strade… i nostri sessi sanno come muoversi l’uno dentro il corpo dell’altro.

Gli addii dopo i ritorni sono sempre più strazianti, perché ti colgono impreparata. Tanto.. non sono più innamorata…. allora siamo amici..si.. ma perché sento una leggera fitta allo stomaco se mi parli di qualcun'altra? E tu, hai detto che non sei geloso, invece so che ti sei informato. Hai chiesto di lui, temi il confronto con la sua giovane età.
E allora no, no, non è possibile … i colori sono diventati pallidi, mentre è vivissimo il dolore. Via, lontano da te nuovamente, anche stavolta vorrei staccarmi da te senza danno e perché invece mi colpisci, forte, mi strazi come non hai mai fatto prima. Insensibile. Perché?

Quelli che ritornano si intrecciano con la categoria di quelli che ti confessano dopo anni che loro ti amavano, si. Sei tu che non te ne sei accorta. Te lo dicono proprio quando hanno capito che ti hanno persa per sempre, che non tornerai indietro. Time over.
Uomini codardi, che hanno paura di prendere delle decisioni. Che sorseggiano, non bevono dalla tua coppa perché temono di restare ammaliati, intossicati da chissà quale elisir.

Quello che…
- Io non posso stare senza di te, io ti amo.
Dopo dodici anni di allontanamenti e ritorni.

Quello che…
- Tu non avevi capito niente di me. Io avrei lasciato tutto per te, mia moglie, i miei figli.

Quello che…
se ne è andato lui. L’unico

- Io ho avuto paura di innamorarmi e sono scappato, si… ma ero un ragazzino allora. Ora sono diverso, sono cresciuto. Sono passati tanti anni.. ma tu? Ancora ce l’hai con me?

E l ultimo
Quello che non sa neanche lui cosa vuole… a cui hai lasciato socchiusa la porta per mesi, e che ritorna proprio quando hai deciso di sprangarla. A cui fai scontare il tempo di attesa riportandogli quello che hai fatto. Già, qualche volta anche io so essere crudele, sto imparando.
E che non accetta un mio rifiuto, come un bimbo a cui hai tolto il giocattolo preferito da sotto le mani. Stop. Time over anche per te.

E quello che non è mai tornato e che per me, non se ne è mai andato. Perche è parte di me. Per sempre. Lo scoglio che arginava le mie tempeste, che ho levigato, corroso, con le mie acque malsane. Il frangiflutti che ho logorato fin quasi a sbriciolarlo. Il porto a cui vorrei tornare nelle notti buie, fino a quel faro che illumina un mare finalmente calmo.
L’unico a cui vorrei chiedere perdono.

3 commenti:

  1. Diverso dagli altri racconti...una sorta di dialogo comunque affascinante lo dico con tutta sincerità.

    Mi son bloccato lì
    "arrivano con il loro carico di pene"
    diciamo che ho fatto la mia rilessione "toccante"
    Cavallo pazzo

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  2. Il tuo scritto trabocca di amore, con tanti ricordi che ti sono rimasti “attaccati”, da cui vorresti liberarti ma che ritornano perché intrecciati come in una grossa gomena, quella a cui è legata la nave della tua vita. Sei un accogliente rifugio per chi ritorna a bussare alla tua porta, ai tuoi sentimenti, al tuo corpo sempre pieno di sensazioni sublimi e di voglie senza confini.
    L’unico che vorresti accanto non c’è, forse è meglio così, la realtà, come spesso avviene, è cambiata e quindi potresti avere una cocente delusione, il tuo ricordo invece non cambia. Quando nella notte insonne ti arriva nella mente ti eccita, il ricordo ti fa liquefare e le tue mani corrono da sole verso i seni. Li accarezzi come faceva lui, ti ecciti sempre più. Arrivi vogliosa ad accarezzarti il clitoride attorniato dalle labbra che le fanno da mantello regale, lo stuzzichi, gli fai scivolare intorno il dito, come faceva lui, poi ti penetri con due dita e come un fulmine sconquassante senti arrivare l’orgasmo, che attraversa veloce il tuo corpo concentrandosi sul tuo sesso gonfio di libidine.
    Respiri a bocca piena, è stato tremendo nella sua bellezza, il tuo corpo è tutto cosparso dal sudore del piacere. Scivoli fra le braccia di Morfeo, sei ancora insieme a lui, bello e attraente come una volta…
    Giunisca

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  3. grazie per le belle parole, mi fa piacere che si sia percepito tutto questo.
    Però.... non è esattamente così che penso a lui.
    Un bacio
    Vu

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tdx