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I racconti erotici di Vuerre by Vuerre is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
martedì 20 novembre 2012
Quando mi prendi così
a volte penso che vorrei essere te
per guardare quello che vedi tu
che ti ecciti a vedermi aperta
dal tuo cazzo pulsante
fino in fondo
TUA
sabato 10 novembre 2012
Magnolia
MAGNOLIA
di Cristina Leti
È un frutto di fico
squarciato da un morso – il pube languido
che riposa umido sotto le lenzuola –
che secerne a gocce,
lungo la buccia verde e liscia,
dal picciolo strappato
il liquido vischioso e bianco come il latte.
Migrano sull’albero nodoso i pensieri stanchi;
oltrepassando il diaframma
di una finestra dagli scuri socchiusi
e graffiandosi con le sue foglie ruvide e ampie.
La stanza non è buia; è solo in penombra
ed è per questo che accoglie
silente
tutti i rumori e gli odori dolci dell’estate.
È bastato poco perché estremità carnose
s’aprissero al tocco leggero di dita esperte.
Sei come il vento bizzarro e impudico di giugno:
che sfoglia e scarta i petali dei fiori della magnolia
e ne disperde poi,
nell’aria, il polline giallo e farinoso.
di Cristina Leti
È un frutto di fico
squarciato da un morso – il pube languido
che riposa umido sotto le lenzuola –
che secerne a gocce,
lungo la buccia verde e liscia,
dal picciolo strappato
il liquido vischioso e bianco come il latte.
Migrano sull’albero nodoso i pensieri stanchi;
oltrepassando il diaframma
di una finestra dagli scuri socchiusi
e graffiandosi con le sue foglie ruvide e ampie.
La stanza non è buia; è solo in penombra
ed è per questo che accoglie
silente
tutti i rumori e gli odori dolci dell’estate.
È bastato poco perché estremità carnose
s’aprissero al tocco leggero di dita esperte.
Sei come il vento bizzarro e impudico di giugno:
che sfoglia e scarta i petali dei fiori della magnolia
e ne disperde poi,
nell’aria, il polline giallo e farinoso.
sabato 3 novembre 2012
Ode della lentezza
E' parecchio che non scrivo, e chiedo scusa a chi era abituato a leggermi assiduamente, ma ultimamente non ho voglia né tempo di stare di fronte al pc a scrivere, in particolare di sesso. Perdonatemi quindi se anche questo post non ha niente di erotico.
Ode della lentezza
Da quando
mi hanno rubato lo scooter mi capita di andare
di più a piedi soprattutto per il
mio quartiere. E’ una dimensione che si è persa, camminare non tanto per
passeggiare ma per andare a lavoro, per spostarsi con orari precisi, per fare
qualcosa di concreto. Chi vive in una
grande città come la capitale sa benissimo che gran parte del tempo della
giornata si perde per gli spostamenti. Spostamenti che con un mezzo a due
ruote, in una città dove non fai mai troppo freddo come a Roma sono
l’ottimale Qui poi un giorno si e uno no
c’è sempre qualcosa che blocca tutto. Per non parlare di quando piove! Il
romano quando fanno due gocce di pioggia, prende la macchina. Il romano è pigro
e non ama bagnarsi.
La cosa
strana è che se percorri a piedi gli stessi posti che hai attraversato tante
volte con mezzi ben più veloci ti accorgi di particolari che non avevi mai
notato prima. Come se improvvisamente il mondo avesse un’altra prospettiva,
ingrandita come sotto una lente. Perché la velocità riduce i particolari, rende
le piccole cose lontane fin quasi a farle invisibili. Ci sono zone di Roma che
capisci non sono costruite a misura d’uomo, ma di automobile, è quasi
impossibile percorrerle a piedi. Altre invece
che non puoi apprezzare se non camminando, vivendole fino in fondo, come
ad esempio certi vicoli del centro, di cui conoscevo ogni angolo, ogni pietra,
ogni macchia nel muro. Li ritrovo
diversi, alcuni più malandati, sporchi, altri migliorati nonostante il tempo. O
diventati preda di un assalto mordi e fuggi nel fine settimana, violati come
una bella donna lasciata sola di notte.
Così scopro
che qualche volta non mi sono soffermata sulle cose piacevoli, che ho
attraversato strade che forse avrei dovuto oltrepassare senza fretta. Che sono sfuggita
alla noia cambiando spesso l’angolo della mia visuale, ma non sempre ho
apprezzato quello che avevo davanti agli occhi e che non vedevo perché troppo
occupata a muovermi, a sfrecciar via.
Ora ho
voglia di fermarmi.
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