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mercoledì 15 giugno 2011
Rinascita
Qualche giorno fa ho fatto un'esperienza fantastica. L'occasione è stata una gita in alcuni luoghi pieni di sacralità, quelli dove il popolo Etrusco ha lasciato dei segni arrivati fino ai giorni nostri.
In una giornata, insieme ad una decina di persone, accompagnate da uno studioso del genere, abbiamo fatto riemergere i miti della grande Dea della terra e riscoperto l'antica e universale concezione di un'energia primordiale e divina. La cosa più particolare e significativa è stata attraversare un cunicolo etrusco in percorso individuale.
Forse era pensato come un percorso iniziatico, una sorta di rinascita attraverso un canale del parto scavato nella roccia, e l'esperienza è stata veramente rigenerante.
Siamo arrivati, io ed il piccolo gruppo molto eterogeneo, sul posto dopo il percorso della via cava. Eravamo stati preparati a quello che ci attendeva, forse fin troppo. All'inizio nel cunicolo si entrerà in piedi, si starà completamente al buio e senza alcun riferimento, poi circa a metà si comincerà a vedere la luce ma a quel punto il cunicolo si abbasserà sempre più finché per uscire sarete costretti a piegarvi sulle ginocchia.
-. Non ci sono draghi, il drago è dentro di voi, dovete ascoltarlo e farlo uscire fuori.
Così ci disse l'archeologo. – Vi consiglio di non percorrere in fretta la zona buia, ma anzi, di percepire quali sono le sensazioni proprio in quella parte del percorso, prima che compaia la luce.
Sono eccitata e incuriosita, le sfide mi piacciono. Mentre qualcuno discute sull'opportunità o meno di entrare, ed io sto già pensando che voglio essere la prima, un ragazzo mi precede. Bisogna che ci sia qualcuno dalla parte dell'uscita che dia un'aiuto e tenga tesa una corda. Lo farà lui.
Ecco l'ingresso: è stretto e potrebbe effettivamente assomigliare ad una vulva. Non si vede il cunicolo, ma solo una fenditura verticale nella roccia. E' molto stretta, ci entrerò? Comincio a non essere più così sicura. Sento i passi che rimbombano del ragazzo che è appena entrato, paiono provenire da dentro la montagna, pesanti come quelli di un gigante. Incredibile.
Dopo qualche minuto la voce della nostra guida dal fondo del cunicolo, che grida: - Vai!
Significa che lui è arrivato a destinazione, e che ora tocca a me.
La donna che invece è con noi all'ingresso, mi dà gli ultimi consigli: - Aiutati con le mani, metti le mani sopra la testa e senti la roccia.
Faccio due passi ed è già buio totale. Silenzio totale. Sono dentro la rupe, dentro la montagna. Il fianco destro struscia sulla parete, i capelli si impigliano sulla roccia, la sento sfiorarmi. Già sono così stretta? Se continuo dritto avanti a me percepisco solo un muro di pietra ruvida. E pietra sopra la mia testa. Cazzo. Mi manca l'aria, mi si stringe la gola e il cuore batte all'impazzata. Eccolo qui il draghetto che mi morde lo stomaco. Ora fermati. Ascolta e respira.
Le mani sulla roccia adesso mi guidano, sono come un cieco e le uso come fossero i miei occhi, sento un varco alla mia sinistra e le infilo come una lama in quella fessura. Devo curvare, non camminare diritto, e cominciare ad abbassare la testa. Dopo la curva ecco la salvezza: la luce! Ma il percorso non è ancora finito. Questa è la parte più lunga, percepisco che il soffitto scende progressivamente e mi abbasso fino a terminare carponi. Appoggio mani e ginocchia sulla terra soffice e compio gli ultimi passi sorridendo. Esco e il mio "padre" nel percorso di rinascita anche mi sorride, un'altra mano si tende verso di me e mi porge la corda che devo seguire per continuare, questa volta all'aperto. Il fiume scorre poco più sotto, avverto il rumore dolcissimo dell'acqua ed un senso di quiete mi invade. Mi sento liberata, tanto che decido di rifarlo una seconda volta, e le sensazioni saranno diversissime. Molto più fastidiosa la seconda parte, il dover piegarmi.
La dottoressa all'uscita ci ha spiegato che si fa anche l'esperienza della sottomissione. E' l'uomo che si sottomette alla natura, al suo volere. Altro bell' insegnamento. Infatti c'è stato chi, nonostante la difficoltà, non si è piegato carponi. Io evidentemente sono più abituata a stare a quattro zampe!
A parte gli scherzi, è stata un'emozione molto intensa.
Poi stamattina stavo leggendo il libro
Le Dee dentro la donna di Jean S. Bolen, sfoglio le ultime pagine in cerca della bibliografia e mi cade l'occhio su questo paragrafo:
"Attraversare il passaggio stretto e scuro
La maggior parte dei viaggi eroici implica l'attraversamento di un luogo scuro- caverne montane, il mondo degli inferi, passaggi labirintici – per emergere finalmente alla luce. E' un viaggio che corrisponde al passaggio attraverso la depressione. Nei miti, come nella vita, la viaggiatrice deve andare avanti e continuare a fare ciò che va fatto, deve rimanere in contatto con i compagni di viaggio o farcela da sola, deve non fermarsi e non rinunciare (anche se si sente perduta)deve tenere viva, nel buio, la speranza.
Il buio può rappresentare quei sentimenti oscuri e rimossi (rabbia, disperazione, biasimo, vendetta, tradimento) attraverso cui dobbiamo passare se dobbiamo uscire da una depressione.
E' un'oscura notte dell'anima, quando, nell'assenza della luce o dell'amore, la vita sembra priva di senso. Sofferenza e perdono, in genere, rappresentano la via d'uscita. Dopo, possono tornare la vitalità e la luce.
Capire che la morte e la rinascita, nel mito come nei sogni, sono le metafore della perdita, della depressione e della guarigione, è di grande aiuto. In una visione retrospettiva molti di questi periodi bui si rivelano come riti di passaggio, un tempo di sofferenza, attraverso cui la donna ha imparato qualcosa di grande valore ed è cresciuta o può essere stata temporaneamente prigioniera, come Persefone nel mondo degli Inferi."
Ecco, penso proprio di essere rinata un'altra volta.
P.S. quello nella foto ovviamente non è il cunicolo!
giovedì 9 giugno 2011
I lividi dell'anima
I lividi dell’anima, quanto tempo ci vuole perché guariscano?
Quelli sulla mia pelle, sul mio seno, sul monte di Venere, i segni dei morsi sulla schiena stanno scomparendo. Mi guardo allo specchio e vorrei fossero già cancellati, invece sono ancora lì, a rammentarmi quello che è stato.
E gli altri? Quelli che non si vedono ma fanno più male? Ci vorrà ancora tempo, ed io so aspettare. Come una lumachina chiusa nel proprio guscio, metterò fuori un’antennina e poi un'altra. Poi la testa ed alla fine camminerò di nuovo, ma con la mia casetta a proteggermi, stavolta.
“Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te” disse Nietzsche in Al di là del bene e del male. L’abisso mi ha tentato fino a non rendermi conto di essere diventata un mostro io stessa. Anche io ho procurato ferite.
Quando sei dentro un’esplosione rimani abbacinata dai lampi e dai colori, dal vortice che ti solleva in aria, sbalzandoti in alto, stordendoti. Poi, dopo, quando ridiscendi e le schegge ricadono lentamente a terra, le prendi in mano e ti accorgi che sono solo dei cocci di vetro aguzzi, non brillano più. Fanno soltanto male e devi stare attenta a non tagliarti.
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