Copyright

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martedì 29 novembre 2011

Recensione del mio blog


My secret diary

I racconti erotici di Vuerre

a cura di Paola Levi



Entrando in questo blog, uno sfondo nero viene subito colorato da foto provocanti e video coloriti. Questa vivacità è confermata dal profilo di Vuerre, che si diletta a scrivere racconti traendo spunto da situazioni che ha vissuto, ma lasciando poi immaginare al lettore quali siano i confini tra fantasia e realtà.

Questo mi incuriosisce subito e quindi inizio a intervistarla chiedendole se non crede che un lettore che conosce la letteratura erotica riesca un po’ a cogliere dallo stile dei racconti dov'è il confine tra verità e fantasia o, meglio, tra le sue esperienze personali e l’immaginazione. Mi sorride e annuisce, confermandomi infatti che gran parte di quello che scrive trae suggerimento da situazioni realmente accadute anni fa o anche recentemente. Naturalmente questa realtà viene poi arricchita, romanzata, oppure ne viene semplicemente fotografato un istante omettendo tutti quei particolari che renderebbero riconoscibile il luogo, la persona, ecc. Concordiamo quindi che in genere chi legge si accorge di questo, grazie allo stile molto descrittivo di Vuerre che, scrivendo, riesce a rivivere le emozioni passate, visualizzando o immaginando di nuovo la situazione come se fosse reale. Sicuramente questa vivace immaginazione coinvolge anche i lettori, e infatti mi conferma che i suoi lettori le raccontano che sembra davvero di partecipare alla scena, di essere uno dei protagonisti.

Mi fa piacere vedere come un blog possa coinvolgere tanto e quindi, considerato che i lettori del blog possono lasciare commenti, mi incuriosisce sapere che altra interazione si sviluppa con i lettori. Vuerre mi sorride e subito precisa che, nonostante il filtro ai commenti, preferisce non censurarne nessuno ma pubblicare sempre tutto. Parlando di questo risulta per entrambe simpatico notare come le donne, più riservate, preferiscano scrivere commenti in privato mentre gli uomini, decisamente più esibizionisti, scelgano di commentare direttamente sul blog.

L'interazione con i lettori risulta così interessante anche per Vuerre, che mi racconta come ci sia chi le invia altri racconti, chi vorrebbe essere stimolato a scriverne, chi suggerisce temi e spunti parlandole del privato, ecc. Notiamo entrambe che molti le parlano come se l’avessero realmente incontrata, conosciuta sia fisicamente che caratterialmente...

"La cosa a volte mi inquieta", mi confessa Vuerre, "ma questo semplicemente significa che attraverso la scrittura passa molto di me".

Concordo e le sorrido: un bravo scrittore infatti trasmette al lettore molto più delle parole...

Quando quindi le chiedo di descrivere il tipico lettore di questo blog, mi dice "Quelli che mi scrivono più spesso sono in generale persone che amano leggere, fruitori di letteratura erotica, con buona cultura e molti scrivono a loro volta di erotismo in un blog. Spesso Vuerre commenta e legge anche loro. Inoltre hanno indubbiamente un rapporto molto libero con la propria sessualità: alcune donne leggendola si riconoscono e si sentono in un certo senso emancipate proprio dal suo blog. Questo feedback è indubbiamente positivo e ricompensa l’idea originale del blog come uno spazio dove Vuerre potesse scrivere liberamente, in piena autonomia e chiunque potesse leggerla senza censure.

mercoledì 23 novembre 2011

Verginità

Il tuo culo inviolato, sotto le mie mani. Lo accarezzo mentre guardo la tua schiena bianca, i lunghi capelli scuri che scivolano sulle spalle. Entro con un dito nel buchino stretto a tal punto che pare mordermi. Lo bagno ed ora lo sento scivolare. Ti soffio sul collo, noto i brividi sulla tua pelle mentre ripenso alla frase di poco fa:

- "Solo con te, non l’ho mai fatto con nessun altro. Lo faccio per te, zietta".

Adoro quando mi chiami così, ma ora è come se sentissi la responsabilità e al tempo stesso l’eccitazione per questo tuo offrirti a me. Osservo il tuo corpo morbido, la tua pelle chiara ed ho voglia di farti male, ho voglia di abusare della tua giovane carne. Troppo giovane. Ora le dita sono diventate due, i tuoi gemiti, il tuo lamentarti accresce la mia eccitazione. Prendo il dildo accanto a me, sul letto. Te lo metto davanti al viso:

- "Succhialo, fammi vedere come sei brava…. Così….brava la mia nipotina…"

Ma sono io che sto facendo questo? Non mi riconosco più... Sono io che ora ti appoggio la punta del vibratore proprio sull'anello leggermente dilatato e spingo piano. Io che sto profanando la tua intimità più segreta… sento la punta che entra…. Mio Dio quanto ti lamenti, voglio farti male ma non troppo, ora mi fermo. So che devo farlo rimanere lì immobile per un po’ mentre ti dilati, mentre ti rilassi. Il tuo  respiro è affannoso,  ti accarezzo la schiena sudata e poi riprendo l’opera, ora più decisa. Entra più facilmente , ti stai aprendo per me… per me… i mugolii sono diversi, il dolore è diventato piacere, un piacere bruciante.
E la tua voce… come mi eccita la tua dolce vocina di ragazzina che ora ha smesso di mugolare e mi dice porcate, priva di ogni controllo. Sono un lago, il mio clitoride pulsa mentre sferro l’ultimo colpo e te lo infilo tutto dentro. Tutto fino in fondo.
Fatti vedere ora piccina, quanto sei bella.

domenica 20 novembre 2011

FENG SHUI e la Boheme, ovvero come liberarsi dal ricordo degli ex


Secondo il Feng Shui gli oggetti inutili hanno tanti effetti negativi su di noi: ci rendono stanchi, ci ancorano al passato, creano confusione mentale distogliendo l’attenzione da ciò che è importante, possono addirittura influire sul peso corporeo ecc.

Ecco! Il peso corporeo! Sarà per questo che non riesco a dimagrire? Si perché in un modo o nell’altro non riesco a liberarmi dei miei ex e dei miei chili di troppo. Pare che le due cose vadano a braccetto. Vanno e vengono… i chili e gli ex.

In qualche caso gli ex sono stati richiamati in vita da oggetti, cose dimenticate nella mia o nella loro casa. L’ultima volta si è trattato di libri, che io avevo prestato e che lui si è guardato bene dal ridarmi per quasi un anno e mezzo. A suo tempo gli inviai un sms con le coordinate e gli orari del portiere a cui lasciarli, poi ogni tanto glie lo ricordavo con una mail. Cazzo, pareva lo facesse apposta a non ridarmeli. Voleva essere cercato? Mi aveva persino richiesto il mio indirizzo! Come se non se lo ricordasse! Che scusa idiota! La tirava per le lunghe… poi ha detto di aver cancellato la mail dove gli avevo lasciato nuovamente il recapito. Era ovvio che non voleva restituirmeli, era l’unico filo che ci teneva ancora legati. Perché, prima, era stato lui a tornare, dopo qualche mese dove mi aveva volutamente lasciato in sospeso, a bagnomaria. E’ ricomparso proprio quando, nella mia testolina l’avevo mentalmente mandato affanculo. Ma evidentemente non bastava, non l’avevo gridato troppo forte quel vaffa, e non gli era arrivato.

Insomma l’idea della guardiola del portiere, come zona franca non mi pareva malvagia. Mi ero sentita un po’come Mimì nella Boheme quando lascia Rodolfo: “Ascolta … ascolta… le poche cose aduna che lasciai sparse… involgi tutto quanto in un grembiale e manderò il portiere” ma poi in realtà nell'opera non si lasciano mica, rimandano tutto alla “stagion dei fior” ed alla fine la piccina, malata torna al nido proprio per morire. Beh direi che non ho il physique du role dell’ eroina che spira esangue per il “mal sottile”, no? Ma allora erano altri tempi e Puccini le faceva morire tutte (o quasi) le protagoniste delle sue opere. Eppure amava molto le donne, tutta la sua vita fu dominata dalle donne e dal sesso, erano la linfa vitale da cui attingeva per comporre. Di sé stesso Puccini disse: "sono un nevrotico, un degenerato, un malfattoide, erotomane, musico-poetico". Una delle molte teorie sulla fine delle sue eroine è che le facesse morire per il senso di colpa verso l'inconscio, incestuoso tradimento verso sua madre. Secondo la psicanalisi è sempre colpa della mamma! Meno male che non ho figli!

Non ci vuole uno strizzacervelli per capire che quando in un rapporto c’è qualcosa rimasto in sospeso, fossero oggetti da restituire o situazioni da chiarire è come se non si fosse mai chiusa definitivamente la porta. E’ successo anche con il mio precedente amore. Tre anni insieme e per i tre anni successivi non ho avuto cuore di andare a riprendere degli scatoloni che avevo lasciato nella sua cantina. Sapevo che se ci saremmo visti si sarebbe riaperto un capitolo e mi sarei fatta del male. Ogni volta che, nei primi mesi di lontananza ci eravamo incontrati avevamo fatto l’amore. Anche nella sopracitata cantina, in un primo tentativo di recuperare le mie cose, in mezzo alle biciclette, alla polvere, in quel caldo umido. Quindi quel tarlo era rimasto lì nella mia testa che rosicchiava, ogni tanto ci pensavo. Il film che mi ero vista e rivista in quegli anni era già stato girato nelle nostre menti, ed andò a finire proprio così.
E quando lui se ne uscì con : - "Sali a prendere un caffè?" sapevo benissimo cosa sarebbe accaduto.

Comunque… ritorniamo ai libri e all’ex successivo. Mi si dirà: ma che ti importava di riaverli? Eh no, i libri sono cosa preziosa, e poi uno in particolare era un manuale non più in ristampa, introvabile e che mi serve anche per lavoro.  Quindi questa estate mi sono detta: ma sti cazzi, hai paura di incontrarlo? Niente sms, prendi il toro per le corna, chiamalo e basta! Chiudi questa storia! Ho giocato sull’effetto sorpresa, ovviamente non se l’aspettava. Quando mi ha risposto ha quasi balbettato, era senza parole. Poi ha cominciato a parlare con vocaboli ricercati ed espressioni assurde per darsi un contegno. Io invece mi sono stupita perché non ho avvertito nessuna emozione particolare, nessun batticuore. Da questo ho capito che l'avrei potuto anche incontrare, che non sarebbe stato pericoloso. Vi tralascio i particolari su come è andata, ma qualcosa avrete letto su queste pagine.

Bene quando poi, alla fine, l' abbiamo chiuso a sprangate il portone, mi sono detta: oh finalmente non abbiamo più niente in sospeso. Niente cose da restituire, basta pensarlo. E’ finita. Quindi… la scorsa settimana, nel riordinare i cassetti del mio comò … trovo…cosa??I pantaloni della sua tuta , lasciati da me l’ultima volta che era stato qui.  NOOOO!!

Ora riprendendo le regole del Feng Shui passo per passo:

1 fai l’esame cianfrusaglie: davanti a ogni oggetto chiediti: Lo amo? È utile? Se la risposta è sì, l’oggetto supererà l’esame e sarà conservato

NO! Non lo amo e non mi è utile! Quindi?

2. prendi gli scatoloni con gli oggetti da eliminare e portali fuori di casa: gli oggetti contenuti andranno buttati, riciclati, regalati, restituiti, venduti, scambiati, ma mai tenuti, se avevi già deciso di disfartene.


Non aspirare alla perfezione, ma mira ad affrontare di volta in volta le cianfrusaglie che caratterizzano la tua vita e ostacolano il tuo benessere, ed eliminale immediatamente: gli effetti saranno notevoli.

Ecco, alla fine di questa illuminante lettura sono stata folgorata: non sono loro che ritornano, sono IO CHE NON LI LASCIO ANDARE! Io che non li porto fuori di casa! E loro lo sentono!

E' come conservare un vecchio baule pieni di vestiti che non indossi più, di cui non vuoi disfarti nella speranza che prima o poi, rientrerai di nuovo in quegli abiti. Ma che fine ha fatto quel meraviglioso abito che sono anni che non metto? Nella tua memoria è così che lo rammenti. Poi il giorno che decidi di rassettarlo, di riaprire quel baule, e di provarlo nuovamente ti accorgi che non ti sta più, o che è passato di moda… e solo allora decidi di disfartene. E' così che mi è accaduto. Forse ho bisogno di questo? Forse è perché ho prematuramente deciso di abbandonare quei vestiti prima che fossero lisi e consunti? In genere lo faccio prima, non rammendo. O almeno ci provo… fino ad un certo punto però. E solo dopo un ultimo tentativo di riesumarlo dal baule della memoria che finalmente, nella mia testa, lo lascio andare via. Senza rabbia, risentimento. Non so perché mi ci vuole tanto tempo, e c'è qualcuno che, nonostante gli anni, è sempre presente. Mi rassicura sapere che lui c'è, è come tornare a casa, in un porto accogliente.

Ed ora… cosa ne faccio di questi pantaloni? Li brucio nel camino per allontanare ogni effetto nocivo? mi pare eccessivo,poi puzzeranno pure. Li tagliuzzo in mille pezzetti? Uhm questo mi pare più un gesto da compiere in un momento di rabbia, e io non provo alcun rancore. Regalarli a qualcuno? E se poi continuassero a sviluppare il loro effetto malefico quando ad esempio li rivedo indossati? Sicuramente dovranno uscire dalla mia casa! Via, via la roba vecchia!

Oh ma l’idea di ridarglieli non mi ha neanche sfiorata! Si comincia a ragionare!Oppure più perfidamente potrei mandargli un sms: Ti ricordi quei tuoi pantaloni blu? Li avevi lasciati da me, li ho appena buttati. Ah ah ah ah ah! Con tanto di risata sardonica.


P.S. la cuffietta rosa di cui qui si fa cenno, primo regalo di Rodolfo a Mimì lui la conserverà sotto la giacca, vicino al cuore finché lei non tornerà nella fredda soffitta....

mercoledì 9 novembre 2011

Chi eri?


Stanotte eri sotto le lenzuola con me, sdraiata al mio fianco. Ricordo che ridevamo quando ci siamo abbracciate, prima mi avevi sfiorato la schiena e poi i glutei, in una giocosa esplorazione del mio corpo. Poi eri sopra di me, le gambe fasciate dalle autoreggenti piegate intorno al mio corpo. Il busto eretto, i piccoli seni ondeggiavano rivelandosi e nascondendosi sotto una canottierina di pizzo bianca.
Muovevi la testa scompigliando i lunghi capelli neri, il bagliore dei tuoi denti fra i ciuffi scuri che ti coprivano il volto. Poi qualcuno ha bussato alla porta e sei scomparsa.

Chi eri, giovane sconosciuta?

venerdì 4 novembre 2011

Il prete bello- Terza ed ultima parte

Prosegue e si conclude con questa ultima parte  il racconto dell'amico Tibetano che ho voluto ospitare in queste pagine.
Per chi l'avesse persa qui la prima parte:
http://iraccontieroticidivuerre.blogspot.com/2011/10/il-prete-bello-i-parte.html





Il maresciallo mentre tornava alla stazione dei carabinieri si chiedeva quanto e in cosa il prete bello avesse mentito. Scrisse il rapporto e lo mandò al magistrato, chiedeva un mandato per acquisire il fucile, una perquisizione per l’alloggio del parroco e l’autorizzazione ad interrogare il religioso in caserma. Di poterlo torchiare un po’. A breve gli pervenne la risposta da parte del Giudice per le indagini preliminari. No alla perquisizione in parrocchia. Si all’interrogatorio e all’acquisizione dell’arma, all’interrogatorio voleva partecipare anche il magistrato.


Il maresciallo continuava a provare una strana sensazione sentiva che qualcosa non quadrava, che gli sfuggiva.

Il prete bello aveva un solo ed unico interesse, tenere fuori da questa brutta storia lei. Il resto era sopportabile. Era disposto a sopportare anche un calvario pur di salvare la sua immagine. Avrebbe negato tutto.. anche davanti ad un crocefisso.

Il maresciallo non mancò di verificare anche le altre armi compatibili con l’omicidio. La carabina TIKKA T3 Tactical apparteneva ad un commerciante, l’altra la carabina Savage 12 ad un membro del consiglio comunale dello stesso gruppo politico del morto, nonchè assessore al bilancio del comune. C’era in tutto questo qualcosa che non andava, lo sentiva a pelle. Si recò dal commerciante, il quale aveva un alibi senza possibilità di dubbio. Il pomeriggio del delitto era distante un centinaio di km, presente ad un convegno di settore, esistevano decine di testimoni che potevano provarlo. Gli fu chiesto se qualcuno avesse la pratica possibilità di poter accedere alle armi, gli fu assicurato di no. Aveva un’unica chiave e lui la custodiva personalmente. Con l’assessore sentiva che doveva andarci con cautela, quelli come lui, arroganti e presuntuosi, ci mettevano poco a protestare con i propri notabili di partito e questi pezzi grossi, a loro volta, con i comandi dell’arma. Sapeva che in un attimo potevano rilevargli la conduzione delle indagini.

Eppure, cosa cos’era che non quadrava? Era un tarlo che gli stava rodendo il cervello. In casa rispondeva a monosillabi alla moglie. Lei.. conoscendolo evitava di insistere.

Cosa c’era che non andava in tutto questo? Più ci pensava, più la conclusione si allontanava.

Il prete bello fu convocato alla stazione dei carabinieri. Un milite attese e lo accompagnò. Dietro ad un tavolo c’era un giovane uomo che si presentò come il magistrato inquirente, di lato sedeva il maresciallo, un altro militare vicino alla parete scriveva. Le domande fattegli erano più o meno quelle alle quali aveva risposto in precedenza.

Si rendeva conto che non riusciva a convincere chi lo ascoltava.

Non era più il rispetto per lui persona che ancora tratteneva gli inquirenti da usare metodi più persuasivi, no.. solo il timore del suo abito talare e di quello che rappresentava, la reazione che poteva far suscitare. A volte toccare un prete è come mettere le mani in un vespaio. Presto i giornalisti presenti permanentemente nel paese seppero dell’interrogatorio e presero a parlarne nei loro giornali, nei notiziari. La cosa fece molto rumore e presto l’attenzione sul delitto divenne nazionale.


Il GIP scambiò con il maresciallo alcune considerazioni, fuori dell’ufficio, in una sosta dell’interrogatorio mentre bevevano un caffè. Il magistrato era ormai convinto che il prete bello fosse l’autore dell’omicidio. L’acquisizione del fucile custodito nell’armeria del Sig. X era cosa fatta, ora andava esaminato dai periti balistici per controllare se aveva sparato di recente. Aveva inoltre la deposizione firmata dalla figlia che confermava ogni parola di quanto detto in precedenza. Il maresciallo molto pacatamente gli fece osservare che avevano il movente, avevano anche il modus operandi possibile ma una vera e propria prova schiacciante non c’era.

E poi.. quella maledetta sensazione di star prendendo un granchio colossale? Certamente non poteva esternarla al giudice che non l’avrebbe mai accettata, cercò di consigliargli allora di proseguire con prudenza. Il magistrato rispose che voleva consultarsi con il capo della procura, sentire la sua opinione e se questa era favorevole procedere al fermo ed all’incriminazione. Intanto si doveva trattenere il parroco, non lo si poteva certo lasciarlo andare, c’era il pericolo di fuga.


Il prete bello sentiva che era ad un punto determinante della sua vita, comunque andasse a finire nulla poteva tornare ad essere come prima. Ora voleva lei, voleva condividere con lei, costasse quello che costasse, ogni attimo della sua vita futura. Ma avevano ancora un futuro? Ora che era sospettato di un delitto atroce? Non si permetteva più neanche di chiedere l’aiuto divino dato che aveva tradito così proditoriamente il suo dovere di prete e uomo. Gli sembrava ipocrita anche il solo pregare ed evitò di farlo.


La lettera anonima era in viaggio verso il suo destinatario. Per i misteri della burocrazia mai risolti, doveva, prima di raggiungere un indirizzo situato a poche decine di metri dalla bussola postale dove era stata imbucata, raggiungere il capoluogo di provincia, qui essere smistata e poi rimandata per la consegna. Ci volevano tre giorni lavorativi.

Il capo della procura invitò a soprassedere. Per adesso dovevano seguitare ad interrogare il prete bello, dovevano insistere nell’interrogatorio, farlo cedere, solo con una sua piena confessione si poteva essere sicuri dell’incriminazione e della condanna. Le prove erano solo indiziarie.

Il maresciallo condivise questa decisione.

La vedova del sindaco non si spiegava l’assenza del prete bello, non sapeva che fosse stato trattenuto dai carabinieri. Nessuno sapeva dove fosse, era preoccupata. Intanto era assediata dai giornalisti, non poteva neanche lasciare casa.

Poi la lettera arrivò a destinazione. Un carabiniere l’aprì e immediatamente la consegnò al maresciallo, il quale capì che aveva trovato il bandolo della matassa, aveva in mano l’assassino.

Stranamente proprio in quell’attimo seppe chiarire anche la cosa che lo angustiava da giorni.

Il motivo che gli impediva di ritenere colpevole il prete bello!

L’armadio delle armi del Sig. X.!!!!!!

Era coperto di polvere, polvere di molti giorni, forse settimane! Nessuno poteva averlo aperto! Il prete bello non poteva aver usato quel fucile.


Il parroco, il prete bello, era innocente.

La lettera molto voluminosa, di diverse pagine, spiegava dettagliatamente ogni cosa. Il perché, il come.

L’assassino era tranquillo. Non era minimamente a conoscenza di quanto stava accadendo e l’arrivo del maresciallo a casa non lo inquietò più di tanto, ma mentre questi parlava la sua sicurezza andò scemando. Ora era in assoluta fibrillazione. Come potevano sapere tutte queste cose? Questi dettagli? Fu invitato a recarsi immediatamente in caserma. Il maresciallo stesso lo accompagnò.

Quanto può essere vendicativa una donna!

La moglie dell’assassino, amante del sindaco, esultò di una crudele gioia quando vide il marito dover seguire il carabiniere in caserma. Aveva portato, con quella lettera anonima, tante e tali prove da rendere schiacciante l’incriminazione. Le prove delle malversazioni, i numeri di conti correnti dove erano state depositate le somme e dove trovare una di quelle pallottole modificate dal marito simile a quella usata per l’assassinio. L’uomo, messo alle strette, crollò dopo poche ore d’interrogatorio, neanche era a conoscenza della tresca della moglie con il sindaco, non era questa la causa dell’omicidio. La vera causa era una consistente appropriazione di beni del comune, veri e propri furti, reato scoperto dal sindaco che voleva denunciarlo.

Questo avrebbe causato la perdita di tutti i benefici faticosamente raggiunti. Da qui il passo fino all’omicidio fu breve.

Il prete bello?

E’ quasi naturale che non abbia potuto vivere felicemente e facilmente la storia d’amore con la donna che amava. Lo scandalo, sia pur circoscritto nell’ambito ecclesiale ci fu, e la minaccia di trasferimento in chissà quale località lo fece decidere ad abbandonare la tonaca. Questo fra mille difficoltà e minacce di ritorsione varie. Lui non cedette e la scelta di cosa fare fu sua, solo sua.

Il prete bello vive ora con la sua donna. Vive con lei e con i figli di lei. Forse gli manca qualcosa della vita da religioso ma non lo fa mai pesare, ogni attimo le dimostra il suo amore con dei piccoli gesti d’affetto. E’ felice per quanto è possibile. La sua passione è ancora viva, arde di un fuoco perenne.

Sono passati anni da allora e il tempo ha coperto solo parzialmente con la sua polvere quanto è accaduto.

A volte ricordano quei giorni ma non ne parlano mai.

mercoledì 2 novembre 2011

Quando arriverai



Quando arriverai non ci saranno parole,

saranno i nostri corpi a parlare;

io sarò lo strumento

suonato dalle tue mani,

La mia pelle

si farà tastiera per le tue dita,

I miei capelli

diverranno sottili corde sonore

tese attorno al tuo palmo;

Il mio seno, il mio ventre, il mio sesso

sotto i tuoi polpastrelli

vibreranno nel silenzio

in dolorosi accordi dimenticati.

Tu segnerai il tuo passo danzando su di me

marcando ogni angolo, ogni piega,

e infine divorando la mia carne

in uno spazio senza fine né tempo,

nascendo e morendo insieme più volte.

E fiato, e suono, ed ombra

tutto si farà musica attorno a noi.






Il prete bello- Seconda parte


(Continua il racconto dell'amico Tibetano)
Il rimorso è una condizione psicologica strana. L’assassino non ne provava per nulla. Arrivò alla conclusione che provarlo, il rimorso, non era strettamente necessario. Era un atteggiamento non razionale. Quello che non voleva era diventare una preda, inseguita dai cacciatori, braccata, costretta a nascondersi. Si addormentò subito, sognò del sindaco che gli chiedeva il perché e lui glielo spiegava calmo. Nel sogno il sindaco sembrò capire il motivo.

Chi non dormì quella notte immediatamente successiva al delitto fu la vedova. Troppa l’angoscia per la perdita e il timore per il futuro. Non sentiva la mancanza fisica del marito per il quale portava affetto ma nulla di più. Lo ammirava per il carattere e la probità ma era scaduto in secondo piano da quando lei amava il prete bello. Lui era l’uomo della sua vita, quello che sentiva davvero suo. Non si colpevolizzava per averlo tradito. Erano cose alle quali non si poteva porre rimedio. Succedevano e basta. Si addormentò di un sonno inquieto quando ormai era l’alba.

Il medico legale che esaminò brevemente il cadavere anticipò che il danno prodotto dal proiettile lo definiva di tipo dum dum, di quelli ad anima cava che si frammentano all’impatto. Proiettili non in commercio in quanto vietati, quindi probabilmente manomessi artigianalmente o acquistati sul mercato illegale. Il maresciallo chiese se era possibile definirne il calibro. Forse solo il probabile calibro, visto il danno causato e l’impossibilità d’ogni rilevamento certo, commentò il perito. A prima impressione: 7,62 calibro Nato o 308 Winchester. Impossibile dire altro con precisione.

Il maresciallo pensò che da quella distanza l’assassino doveva aver usato un fucile di precisione, forse da tiro sportivo, forse con un sostegno, bipede o a treppiede. Rifiutava l’idea che a sparare fosse stato un sicario professionista. Non ne vedeva i motivi. Per quanto il sindaco fosse inviso, non lo era in maniera tale da provocare un omicidio su commissione, ma tutto era possibile, anche se per lui sarebbe stato più probabile un problema di corna o di soldi. Da subito il paese fu invaso da giornalisti anche delle testate nazionali e dai veicoli delle stazioni televisive. Il giovane magistrato si pavoneggiava con molteplici interviste, cercava una visibilità, già farneticava di un delitto politico o mafioso.

Già dal giorno successivo e per tutti quelli seguenti la vedova presenziò alla messa mattutina, non ne mancò una. Il prete bello il primo giorno fece un accorato sermone di partecipazione. Alla fine della messa la vedova si confessava, se riusciva lo faceva sempre per ultima. Prima lasciava passare tutta la lunga fila di parrocchiane che il prete ascoltava svogliatamente, l’aveva notata naturalmente e aspettava lei. In quei pochi minuti, uno da una parte e l’altra dall’altra del confessionale, i due si scambiavano pensieri e incandescenti parole d’amore. La donna gli diceva di andare a trovarla a casa, che aveva il bisogno di sentire il suo corpo nudo sul suo. Che lo desiderava. Che il suo bisogno era ormai diventato una febbre. Che voleva sentirlo dentro di se. Lui la pregò di aver pazienza. Le cose dovevano sedimentarsi e poi potevano riprendere i loro incontri, che uno di questi giorni una visita a casa avrebbe potuto farla senza causare troppi pettegolezzi. Sarebbe venuto un pomeriggio, così in modo visibile, in una normale visita pastorale. Sperando di poter stare soli! Anche lui aveva voglia, moriva addirittura dal desiderio! Voleva il suo corpo nudo, sentire premere il suo seno soffice sul suo petto. Voleva risentire il suo profumo. Gustare il sapore magnifico della sua femminilità. Voleva sapere di lei, portarsi via il suo profumo addosso, sul viso, sul corpo. Una volta arrivarono a masturbarsi nel confessionale. La loro era una vera e propria pazzia. Ma non importava dato che vivevano nella loro particolare dimensione indifferenti a tutto, nel loro mondo.

Il sindaco defunto non era poi uno stinco di santo, quell’uomo integerrimo che si pensava. Molto discreto si, quello lo era, ma in realtà aveva un’amante da anni e questa donna era sposata. La donna era l’unica che sentiva dolorosamente la perdita. Si struggeva e neanche poteva manifestarlo il suo dolore, lo doveva tenere dentro di se. Fingere e fare le solite, noiose cose. Da subito dopo il delitto prese ad odiare ancora di più il marito, lo odiava ora in maniera spasmodica.

Il maresciallo stava esaminando l’elaborato che elencava i possessori di porto d’armi, elenco che specificava anche che tipo di armi avessero a disposizione. Aveva provato inutilmente a far sentire le proprie ragioni al magistrato inquirente, ma costui era sordo alle sue parole, tutto era stato inutile. Decise allora di fare delle indagini per proprio conto. Era a conoscenza delle voci che circolavano nel paese, la moglie del sindaco sembrava troppo presa dalla religione, o meglio dal suo rappresentante in terra, il bel parroco.. Poi, c’era anche la relazione segreta del defunto. Dato che ambedue le interessate avevano un marito bisognava accertare quanto i mariti sapessero. Era una cosa da verificare. Voleva sentire anche tutti i possessori di fucili compatibili. La sua indagine personale iniziò già dal giorno successivo. Allora.. c’erano in paese e nelle immediate vicinanze dei fucili interessanti che nello specifico erano compatibili: una carabina Remington 40xB tactical; una carabina da tiro TIKKA T3 Tactical calibro 308 Winchester; una carabina da tiro Savage 12 Tactical cal. 308 Winchester. La prima visita era fuori paese: vero che il titolare del porto d’armi era morto da quattro mesi, ma il maresciallo la fece lo stesso per scrupolo. Il fucile interessato? Era chiuso nell’armadio blindato delle armi, come da legge. C’era una vedova molto anziana relegata in letto, costretta ad una vita quasi vegetativa che parlava a fatica e non sempre lucidamente e quindi fu la figlia a rispondere alle sue domande; costei invece parlava anche troppo, un vero fiume in piena di parole.

L’assassino non sapeva nulla del procedere delle indagini, presumeva di poterne restare fuori. Da quanto leggeva sui giornali e vedeva alla televisione sembrava che gli inquirenti avessero scelto una pista prettamente politica.

Il prete bello un pomeriggio, sul tardi, si recò dalla vedova, non servirono parole. Appena dentro e avuto la conferma che erano soli la frenesia lo prese. Frenesia che era comunque comune ad ambedue, in un attimo si ritrovarono nudi e ansanti. La prima volta la prese a terra, violentemente. Mentre la copriva, la sua bocca non si staccava dai capezzoli che seguitava a succhiare e mordere fortemente. Il suo orgasmo venne presto, pochi colpi violenti e si svuotò dentro di lei in preda ad un orgasmo fortissimo. Poi ansanti e ancora vogliosi raggiunsero il letto e lui si mise fra le sue gambe baciando la sua conchiglia. Presto ritornò ad essere in grado di prenderla ancora. Questa volta durò di più, molto di più e furono molti i modi con i quali la prese, per poi svuotarsi nuovamente mentre i suoi lombi sbattevano forte contro le natiche piene di lei. Gli orgasmi della donna furono davvero senza fine, lei si sentiva sciogliere nel suo miele mentre lui la penetrava.

Il maresciallo dalla logorroica figlia del titolare del porto d’armi venne a sapere:

Che la chiave dell’armadio delle armi era nascosta da qualche parte, ma in un luogo che lei ignorava.

A domanda specifica: che a prima vista non mancava nulla.

Ancora: che il pomeriggio dell’omicidio del sindaco c’era stata la visita del parroco alla madre, lei assente fino a sera. Non sapeva quanto si fosse trattenuto, la madre non era in grado di dirlo.

Il parroco aveva familiarità con le armi del padre, che lei sapesse?

Si.. avevano avuto modo di sparare assieme in una riserva di caccia con i fucili del padre. Il padre aveva affermato che il parroco era un ottimo tiratore con una discreta conoscenza delle armi. Lei li aveva sentiti discutere spesso di cose relative alla caccia.

Ora il maresciallo sapeva di certe voci che circolavano in paese, di un rapporto affettivo fra il parroco e la figlia stessa, sembrava che questa fosse stata abbandonata proprio per la moglie del sindaco,; ciò lo faceva dubitare di quanto lei affermava, non sapeva quanto fosse attendibile. Esaminò le molteplici armi contenute nell’armadio, c’era il fucile interessato, c’erano dei fucili da caccia grossa, ricordò allora che il defunto Sig.X aveva partecipato ad alcuni safari in Africa.

Notò anche una cosa, che al momento non ritenne importante.

Si accommiatò dalla figlia pregandola di passare in caserma per la deposizione.

L’assassino non volle correre rischi e si liberò dei restanti proiettili da lui stesso modificati in pallottole tipo dum dum ed anche del bossolo sparato. Lo fece in un lungo giro in moto, buttandole una ad una in vari corsi d’acqua della provincia.

L’amante del sindaco morto non si dava pace. Gli mancava troppo. Pensava a lui in ogni attimo della giornata. Si caricava sempre più di un livore vendicativo. Si mise sul tavolo di cucina e scrisse una lettera anonima, poi la imbucò.

Al prete bello non bastò l’incontro. Appena fuori dell’uscio della casa del sindaco morto la voglia di lei lo riprese. Ora la libidine lo mordeva, ma non solo, voleva dividere con lei ogni attimo del giorno, affrontare ogni problema quotidiano assieme, da molto si era reso conto di essere innamorato. Pazzamente innamorato e che per lei sarebbe stato disposto ad ogni gesto, anche il più inconsulto. Ricordò mentre tornava in chiesa il colloquio avuto con il sindaco.. il marito.. qualche giorno prima della sua morte. Le sue minacce, il suo atteggiamento ultimativo. Era presto detto: non sapeva se fosse vera o meno la cosa, ma doveva far cessare le molte chiacchiere che circolavano in paese sulla relazione con sua moglie o avrebbe avvertito il Vescovo di quanto accadeva.

Ciò avrebbe causato il suo allontanamento e lui non poteva più concepire la vita senza di lei.

Il maresciallo dubitava delle cose troppo semplici. Spesse volte si prendono delle cantonate enormi a dar credito alle prime convinzioni. Per dovere d’ufficio scrisse un rapporto per il Giudice per le indagini preliminari, presentandogli i fatti rilevati fino al momento attuale.

E andò a parlare con il parroco.

Il prete bello accolse il maresciallo in sagrestia.

Il maresciallo si rendeva conto che era una cosa inconsueta sospettare un prete di un omicidio e partì da lontano con le domande. Presto dovette arrivare al dunque. Intanto doveva convenire che poche volte aveva visto un uomo così bello. Gli occhi verdi contrastavano con i capelli corvini. Il fisico sembrava quello di un atleta e la tonaca non faceva altro che evidenziare il tutto.

Ecco le domande e le risposte del prete bello.

-Risponde al vero che ha una relazione intima con la moglie del defunto?

Sono solo il suo assistente spirituale, nulla di più, lei è una donna sposata e con figli, una buona cristiana.

-Dove era il pomeriggio del delitto?

Ero impegnato in una visita pastorale ad un’inferma.

-La signora X.?

Si, proprio lei.

-Per quanto tempo?

Non ricordo esattamente, so che era nel pomeriggio.

-Ritornò in paese dopo che il delitto era avvenuto?

Si.. al ritorno seppi del fatto, intervenni sul luogo per dare l’estrema unzione.

-Cosa aveva usato per raggiungere il luogo della visita?

La moto, la mia moto.

-Non aveva avuto una relazione sessuale con la figlia del sig. X?

No, solo contatti di tipo parrocchiale.

-Questo non collima con quanto afferma l’interessata, che parla di una relazione sessuale, da lei interrotta causa la nuova relazione con la moglie del sindaco.

L’interessata lavora troppo di fantasia. Lei ha provato delle avances e io le ho respinte.

-Sapeva che il sig. X. aveva diverse armi? E fra le tante anche un fucile carabina Remington 40xB tactical?

Ho visto l’armadio delle armi, ma non conosco i vari tipi di fucile.

-Non lo ha mai usato?

Una volta ho partecipato ad una partita di caccia con il sig X. Ma non ricordo l’arma che ho usato.

-Il sig X, a detta della figlia, ha affermato che lei è un ottimo tiratore e che ha una buona conoscenza delle armi, conferma?

Solo una coincidenza fortunata in quell’occasione e no, non conosco bene le armi.

-Sa dove il Sig. X teneva la chiave dell’armadio delle armi?

Non lo so.

-Il sindaco defunto sospettava di una relazione intima fra lei e sua moglie? Non gliene ha mai chiesto spiegazioni?

No, mai è accaduto qualcosa del genere.

-Risulta che lei, come parroco o come subordinato, sia stato allontanato diverse volte dai luoghi dove esercitava il suo compito, si parla sempre di cose sessuali, cosa c’è di vero?-

Sono solo chiacchiere e maldicenze. Nulla di vero.

Finì così il loro colloquio.  (continua....)

tdx