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giovedì 23 dicembre 2010

Il tagliatore di teste.




Tagliatori di teste, head chopper li chiamano quelli come te.
- Mi occupo di ristrutturazioni aziendali, fusioni di società in crisi come consulente esterno. - Questo mi avevi detto.
In realtà, licenziamenti, tagli. Di teste, appunto. Avrei dovuto capirlo subito.
La tua apparente freddezza, il tuo pesare le parole e il tuo sguardo sfuggente. Eppure, quando ti ho conosciuto mi aveva colpito proprio la tua eleganza, il tuo distacco, la tua sobrietà. Sempre impeccabile, mai una parola fuori posto, di chi è abituato al controllo. Controllo delle emozioni. Ma, dentro i tuoi occhi scuri avevo colto un bagliore, quando si fissavano nei miei. Il guizzo della passione, nascosto, da scoprire. Ed era questo che mi aveva incuriosito. Svestirti di quei panni severi, capire cosa occultavi dietro quella facciata seria, questo avevo desiderato fare.
E la tua voce, dai toni sommessi e quell’accento del sud mescolato al milanese, le vocali che non seguono una logica, la modulazione altalenante. La managerialità settentrionale e la passionalità partenopea.
Mi chiami e come prima cosa mi inviti “a fare shopping” .

- Vieni, sono al centro. Prendi un taxi, non ti preoccupare, pago io.-

Pago io? Detesto gli uomini che tentano di comprarti facendo sfoggio del loro denaro. La cosa mi irrita, discutiamo e mando all’aria il nostro primo appuntamento.
Poi mi chiedo perché, perché hai bisogno di attrarre una donna con lusinghe e promesse. Come se non fossi consapevole del tuo fascino. O forse, sei talmente avvezzo a barattare, vendere e svendere esseri umani che lo fai anche con una donna.
Però al telefono sei dolcissimo. Mi mandi sms tenerissimi. Cerchi di riparare, perché hai capito che con me non è aria.
Mi chiedo quante donne sono così, quante approfitterebbero della situazione. Immagino che sia per questo che il tuo primo approccio è stato di questo tipo, come fosse una routine. Forse sono io che sono sbagliata, in una società dove le escort fanno notizia e le puttane siedono in parlamento. Sono io, si, non tu.
Tu conosci molto bene il potere del Dio denaro. Potere al quale finora non mi sono soggiogata. Amo troppo la mia libertà, libertà che comprende anche quella di scegliere. Di non sentirmi in obbligo con un uomo. Di decidere. Posso anche essere perversa e dissoluta, ma soltanto per piacere. Il mio e quello del mio uomo. Non per possedere qualcosa. Se amo do tutto, anche a rischio di non avere niente in cambio, non presento il conto dei miei sentimenti.
Alla fine, arriviamo alla prima cena, in una gelida serata di dicembre. Parli parli di lavoro, di economia, della crisi, di aziende quotate in borsa. Certo non sono un’esperta, ma so sostenere una conversazione. Chiacchieri chiacchieri, ma non parli mai veramente di te. Non ti esponi. Stai studiando il nemico… bene, allora non lo faccio anche io.

La villa a Portofino, vicina a quella di un noto imprenditore. E la tua collezione di costosissimi orologi e di auto. Credi di impressionarmi con queste cose? E naturalmente una moglie e dei figli, dettaglio non trascurabile. Che vivono al Nord, lontano da te che giri l’Italia e che hai un’altra sede qui vicino. Cosa cerchi, compagnia per le tue serate invernali? Noiosamente banale. Ma perché gli uomini non riescono a stare da soli?
E naturalmente, mentre le aziende crollano, i tuoi affari prolificano. E’chiaro, sei una specie di iena che azzanna l’animale ferito.
Ti farò penare, lo sai? Perché un po’ ti detesto, ma al tempo stesso mi attrai. E non capisco perché.
E poi, io penso ancora a Lui. Sono uscita con te per distrarmi, ma due mesi sono pochi, e lui mi ha lasciata in sospeso, il cerchio non si è chiuso. E mi manca terribilmente.
Quando mi saluti, così, inaspettatamente, mi baci. Mi sorridi con gli occhi, e finalmente vedo quel bagliore che si accende, mi prendi il viso tra le mani, prima mi baci sulle guance e poi mi sfiori le labbra. La tua lingua si insinua tra i miei denti, poi mi prendi la mano, e l’avvicini a te. Io però mi irrigidisco, sento che il mio corpo non è disposto ad aprirsi a qualcun altro. Non ancora. Ti saluto e vedo che hai capito, me lo dicono i tuoi occhi. Ci sarà un’altra cena, da cui te ne andrai stizzito, quasi senza salutarmi.
E poi, tempo dopo, il mio Amore Malato ritornerà, decido di dargli un’ultima possibilità, che si brucerà in pochi mesi. Il cerchio si chiude, definitivamente. E proprio quando ho stabilito di mettere un lucchetto al mio cuore ancora ferito, proprio allora, quando sono ancora fragile ma al tempo stesso decisa a voltare pagina… è allora che tu, come se avessi avuto sentore di qualcosa, come se avessi annusato l’aria con il tuo fiuto di sciacallo in cerca della preda sanguinante, mi ritrovi.
Che dolcezza nelle tue parole!
- Ti stavo pensando sai? Sto facendo colazione ai Navigli.
- E cosa pensavi?
- Che non vedo l’ora di abbracciarti, voglio sentire il calore del tuo corpo…

(continua....)

mercoledì 22 dicembre 2010

sabato 18 dicembre 2010

Il sesso è....




Il sesso e'...frenesia, afrori forti, odori di fica e di sudore!
il sesso e'...quel bagnato di sperma sul lenzuolo!
il sesso e'... donarsi, non dire di no a nulla! Non essere capaci di dire no a nulla!
il sesso e'... baciare, leccare, succhiare, bere, mordere...Graffiare!
Il sesso e'... avere la fica e il culo infiammati dal troppo uso e il cazzo che fa male...


Tibetano

giovedì 16 dicembre 2010

Mi ritorni in mente...




Mi ritorni in mente...

bello come sei... o come eri. Lo so che lo sei ancora, bello intendo. Ti ho visto, ho digitato il tuo nome su google...immagini. Ed eccoti qui, con i tuoi capelli ricci un po' meno voluminosi, i lineamenti squadrati, il tuo fisico possente leggermente appesantito. Sei sempre lo stesso, con il tuo splendido sorriso e qualche ruga in più intorno agli occhi. Non so perché ti ho pensato, o forse si. Come tutti gli amori non vissuti, non consumati, che ti lasciano sempre quel senso di incompiutezza... qualche volta mi ritorni in mente, così, seguendo una serie di associazioni mentali, una scia di ricordi..

Quanti anni avevo? Diciassette, quando ti ho visto la prima volta, a cena a casa tua. Destini incrociati, quelli della mia e della tua famiglia. Tuo fratello e mia sorella, io e te. Mi hai guardato e mi hai rivolto le tue prime parole prendendomi per mano e portandomi fino in bagno:

- Sei proprio una bambina, vieni, andiamo a lavarci le manine.

Hai aperto i rubinetti, mi hai preso le mani tra le tue e me le hai insaponate, poi le hai risciacquate ed asciugate con cura. Io ho guardato intimorita quel gigante buono riflesso nello specchio e sono rimasta senza parole. Mi avevi già stregato.
Che ricordi dentro il tuo maggiolino! I tuoi baci, le tue labbra sottili ma morbidissime, e le carezze quando mi riaccompagnavi sotto casa, la mia mano che ti toccava il ventre, l'ombelico, poi inspiravi trattenendo il fiato e lasciavi che i jeans si scostassero quel tanto in modo che le mie dita si insinuassero dentro e sentissi il calore del tuo sesso... appena, appena. Ah quei jeans! Ho l'immagine di te che attraversi la piazza correndo, la stoffa dei pantaloni che costringe a stento le tue gambe, i tuoi muscoli che guizzano mentre mi corri incontro.
Ed ogni volta.. fermarsi ogni volta che siamo stati vicino a farlo.
Quanto parlavamo! tutti i giorni, tutti i giorni alla stessa ora, seduti sulla stessa panchina di marmo. Tu del tuo amore incorrisposto, io del mio che era di un' altra e che mi dedicava soltanto le briciole del suo tempo.
Amici. Strana amicizia, attraversata da quella corrente di desiderio che serpeggiava sempre tra noi.
Un desiderio mai appagato, mai consumato. Con il timore che si rompesse quell'incantesimo, che poi tutto sarebbe stato diverso, forse scontato.
Una sera tu dormivi sul mio divano ed io ti venni a dare la buonanotte vestita solo di una camicia da notte leggera. Percorresti con le mani il mio corpo attraverso la stoffa, percepii il tuo calore,  la rigidità del tuo sesso premermi contro. E poi il tuo bacio a fior di labbra:
- Buonanotte, vai a dormire, vai.

E il bigliettino che mi lasciasti la mattina dopo:
- Buongiorno, stanotte mi sono proprio trattenuto.Ti voglio bene

Era naturale per te entrare in casa mia, d'estate, e toglierti la camicia, con un gesto spontaneo che facevi senza malizia. Più difficile per me guardarti e non soffermarmi ad osservare il tuo torace, i tuoi muscoli, le tue braccia ....quelle braccia che spesso mi avevano avvolto, consolato. Mi facevi sentire protetta.
Come quella volta, forse per rivendicare il tuo possesso su di me, ora che amavo un altro, forse per mettermi alla prova che sei entrato in camera mia così.
Ero sdraiata a leggere sul letto, con un abitino verde prendisole, le gambe nude, le spalline sottili legate da un fiocco, il decolleté traforato da piccoli fiorellini. Mi rimproverasti bonariamente  perché non indossavo il reggiseno, avevi notato che si intravvedeva la mia pelle chiara dai quei forellini. Che ingenua, non mi accorgevo che il mio corpo era diventato quello di una donna, e non avevo alcun atteggiamento provocatorio quando indossavo quel vestito. Mi ricordo che ridevamo mentre ti  avvicinasti, poi non so come è accaduto che mi hai baciato il collo, hai sciolto quei fiocchi ed abbassato la scollatura del vestito, hai liberato i miei seni mentre continuavo ad implorarti di no, di non farlo. Ma il mio corpo contraddiceva le mie parole... lo capivi, vero? Sentivo la tua lingua sui miei capezzoli, lambirli e succhiarli come non avevi mai fatto, quasi disperatamente. Il tuo sesso che premeva sul mio, che cominciava a scivolare dentro di me.
Mi spostai, mi coprii con le mani il pube. Non voglio, non voglio farlo. Perché adesso, perché non prima, quando avresti potuto soltanto allungare una mano e cogliermi.  Sento lo stomaco che si attorciglia, svuotato, e riempito dal desiderio che ho di te, dalla voglia che ho di sentirti sopra di me, di lasciare che il tuo sesso mi invada. Perché proprio ora, perché?
Ti caccio via in malo modo, poi vedo i tuoi occhi tristi e mi lascio impietosire. Ti bacio su una guancia, mentre sei sdraiato accanto a me.






- Accarezzami come sai fare tu- mi dici
Ti sfioro appena con una mano e ritrovo il calore del tuo corpo, ripercorro con le dita la tua pelle liscia, bacio il tuo ventre, l'ombelico... scendo fino a baciare il tuo sesso vibrante, umido. Poi appoggio la mia testa sul tuo petto.
- Scusami sarà per la prossima volta.-
Ma non ci fu una prossima volta, l'incantesimo si era rotto, per sempre

sabato 11 dicembre 2010

Adoro



Adoro quando mi prendi così, senza preamboli.
Adoro il tuo sesso che pulsa dentro di me mentre mi schiaffeggi,
ad ogni colpo sulle mie natiche sentirlo irrigidirsi sempre più
Adoro adorarlo, in ginocchio di fronte a te,
baciarlo e sentirne l'odore, assaporarne il dolce nettare.
Adoro adagiarci la testa come fosse un morbido guanciale
mentre mi accarezzi dolcemente
Adoro... tornare a casa e sentire la mia pelle che brucia
e constatare già i primi segni del tuo passaggio.
Adoro il tuo marchio su di me
Adoro tutto di te!

lunedì 6 dicembre 2010

Penetril




PENETRIL è un farmaco ricco di sostanze proteiche e vitaminiche il cui
principio attivo di base è il CaZ2OÔ.

Categoria farmacoterapeutica:
Antidepressivo, ricostituente.

Indicazioni terapeutiche:
Il PENETRIL è stato definito dai maggiori luminari della medicina mondiale come rimedio di sicura efficacia contro la malinconia e l'isterismo.


Posologia: Le signore lo prendono in qualsiasi periodo dell'anno, sia prima sia dopo i pasti (raramente durante gli stessi), ne fanno uso di notte e nelle prime ore del giorno, lungi dal risentire disturbi di sorta. Esse ne traggono giovamenti che nessun farmaco ha mai uguagliato. Le ragazze
faticano per la prima volta a familiarizzare con il prodotto; alcune volte
tenderanno a prenderlo in mano sciupando così le particolari doti
terapeutiche. Una volta assuefatte non sapranno più farne a meno,
testimonianza palese della bontà del prodotto, e cercheranno di assumerne dosi sempre maggiori.
In casi eccezionali, ma non troppo, si prende anche per via orale; il gusto
è gradevole ed ha un alto potere nutritivo e ricostituente.
Anche gli uomini possono farne uso, ma solo se predisposti e con determinate inclinazioni. A questi pazienti il PENETRIL conferisce un colorito rosso,languide movenze e ingrossamento delle natiche.


Effetti collaterali:

Il prodotto è generalmente ben tollerato, l'abuso tuttavia, specie da parte
delle fanciulle, può causare spiacevoli inconvenienti quali: nausea,
gonfiore del ventre ed altre irregolarità, che possono protrarsi fino a
sette - nove mesi nelle manifestazioni più serie. Onde evitare tali spiacevoli inconvenienti la Casa consiglia di assumerlo negli appositi
sacchetti ermetici in vendita in tutte le farmacie.

Avvertenze: Nonostante la gradita freschezza del prodotto e la sua genuinità anche se di fabbricazione non recente, si consiglia di agitare prima dell'uso, evitando però di insistere a lungo al fine di evitare alterazioni
che lo renderebbero momentaneamente inservibile.

Confezione:
Il PENETRIL è disponibile in qualsiasi formato, la Casa consiglia quello
gigante.

Validità del prodotto:
Circa 65 anni dalla data di immissione sul mercato, in confezionamento
integro, correttamente conservato.


TENERE FUORI DALLA PORTATA DELLE BAMBINE



NON DISPERDERE DOPO L'USO IL CONTENITORE NELLAMBIENTE



Aut. Min. San. n. 3715/69

domenica 5 dicembre 2010

Dies irae




Ieri a cena da amici... improvvisamente non riesco più a seguire i loro discorsi.
Sono irrimediabilmente attratta dalla musica che esce dalle casse dello stereo.
Si perché... non si può tenere il Requiem di Mozart come sottofondo. No.
Bisogna ascoltarlo, in silenzio. Oppure cantarlo, come ho cominciato a fare io.
Mi manca la musica, mi manca la MIA musica.
La musica che non riesco più ad ascoltare senza sentirmi invadere dalle emozioni.
Forse questo non c'entra niente con l'erotismo, mi direte. Ma penso che chi ha scritto queste note, non può non aver vissuto una vita di passione. Mozart è morto a 35 anni, proprio mentre scriveva il Requiem.

Per chi non le conoscesse, questi sono due brani di sue lettere. Si è discusso a lungo se pubblicarle o meno, perché il giovane Wolfgang scriveva lettere condite da turpiloquio alla cugina Anna Maria, (e questa è una delle più "pulite")
L'altra è una dolcissima invece, inviata alla moglie Costanza.

Qualche giorno fa ho sentito in tv uno di quegli psicologi-presenzialisti che diceva che non si può vivere senza la passione, che ci si ammala e che senza passione non esisterebbe l'arte, gli scrittori non scriverebbero e non avrebbero l'impulso ad esprimersi. Nonostante non lo stimi molto, credo abbia ragione.

da una Lettera di Mozart alla cugina Anna Maria:

Kaysersheim, 23 dicembre 1778 Ma très cher Cousine!

(...) Fa' in modo di esserci prima di Capodanno, e allora ti contemplerò nell’avanti e nel didietro – ti porterò in giro ovunque e, se necessario, ti farò un clistere – Una sola cosa mi dispiace, di non poterti alloggiare; infatti non starò in una locanda, ma abiterò presso – e dove? vorrei saperlo anch’io. Bene, scheeeeerzi a parte – proprio per questo è necessario che tu venga – Avresti forse una gran parte al gioco – vieni allora di sicuro, altrimenti sei una merda; io allora, nobile personaggio qual sono, ti farò i miei complimenti, ti frusterò il culo, ti bacerò le mani, ti sparerò con lo schioppo nelle terga, ti abbraccerò, ti farò un clistere nel davanti e nel didietro, a te io pagherò i miei debiti per filo e per segno, e farò echeggiare una gagliarda scoreggia, e forse farò persino colare qualcosa – Ora addio – mio angelo, mio cuore io t’attendo con dolore. Ma scrivimi presto a Monaco Poste restante una piccola letterina di 24 fogli, ma non scrivermi dove alloggerai, perché io non trovi te, e tu non trovi me;

Votre sincere cousin
W.Amadé Mozart
PS: Cacadubbi, il parroco di Rodemplum, ha leccato nel culo la sua cuoca, agli altri come exemplum; Vivat – vivat -


Lettera di Mozart alla moglie Costanza:

Carissima, ottima mogliettina!
Oh, se avessi già una tua lettera! Se ti raccontassi tutto quello che faccio con il tuo ritratto, certo ti metteresti a ridere. Per esempio, quando lo tiro fuori dalla custodia, dico: “Buon giorno piccola Costanza! Buongiorno, birichina, micetta, nasino a punta, bagatella” e quando lo ripongo, lo faccio scivolar dentro a poco a poco e dico: “Be’, be’, be’, be” ma con l’espressione speciale che questa parola così significativa esige; e alla fine, in fretta: “Buona notte topolino, dormi bene!”. Credo proprio di aver scritto delle stupidaggini, per gli altri almeno, ma per noi che ci amiamo tanto non è affatto stupido. Sono sei giorni che ti sono lontano e mi sembra già un anno... Ti bacio milioni di volte tenerissimamente e sono il tuo sposo che ti ama sempre teneramente.

venerdì 3 dicembre 2010

Il ragazzo del treno II atto- seconda parte





Chissà da fuori se mi vedono, chissà se ci vedono... immagino un altro treno che passa velocemente, qualcuno affacciato che nota solo delle sagome. O forse no, non vedono niente, come è possibile. La cosa mi eccita, e molto.
Mi morde il collo e poi me lo bacia, nello stesso punto dove un attimo prima ho sentito i suoi denti affondare nella carne soffice. Scende giù lungo la schiena con la lingua e con i denti a tracciare un percorso immaginario… ed ancora più in basso… arriva al solco tra le natiche insinuandosi con la punta della lingua mentre con un dito cerca il mio sesso, lo sento scivolare dentro e penetrarmi … poi con un altro dito ancora… i miei sospiri, le mie grida sono coperti dal rumore del treno, la frastornante armonia di questo amplesso.
Lui mi parla all'orecchio, mi sussurra, il suo alito caldo mi procura brividi lungo tutto il corpo, lungo la schiena ancora calda per le impronte del suo passaggio…
- Non mi volevi vede’, eh? E mo’ mi vuoi?
- Si…

Mi prende le mani, le solleva sopra la mia testa e le tiene così, strette tra le sue. In alto, appoggiate al finestrino. Il peso del suo corpo mi schiaccia sul vetro mentre avverto la sua cappella, il suo cazzo rigido farsi strada tra le mie labbra umide, aperte come un frutto di mare acquoso. Entra dentro di me con un colpo deciso, i miei seni sono premuti sulla lastra fredda. Si muove avanti e indietro, avanti e indietro, si afferra alle mie spalle per non cadere, mentre allargo le gambe per non perdere l’equilibrio… il movimento del suo corpo che mi sbatte, del suo sesso dentro di me, e quello del treno, un vortice che mi fa girare la testa… e il rumore, il rumore assordante… sono in un’altra dimensione. Non sono qui, ma altrove. Devo essere altrove perché non posso essere io a fare questo, no… non sono io.
Lo sento gonfiarsi dentro di me, in fondo, fino a toccarmi l’utero. Poi d’un tratto esce da me, mi volto a guardarlo e lo trovo che si sfila il preservativo… Un sussulto del treno più forte degli altri.. mi abbasso la gonna e mi siedo sul water, cosparso di carta pulita.




Lo osservo, lo prendo in mano mentre lo sento irrigidirsi sempre più sotto le mie dita. Lo guardo zampillare come una piccola fontana, verso l’alto. Le gocce calde ricadono sulla mia mano.
Lui si sorregge, pare cadere all’indietro verso il lavabo. Apre gli occhi che teneva chiusi e mi sorride. Mi solleva il mento:

- Quanto sei bella, ‘o sai? – E mi bacia sui capelli, sulla testa.
- Grazie, ora andiamo, eh? Non sono tranquilla qui dentro. Poi guarda che abbiamo combinato. Dai, vai i avanti tu che metto in ordine tutto.

Si riveste mentre io mi lavo alla meno peggio e mi ricompongo. E’ tutto pieno di carta, la mia borsa aperta e il contenuto sparso fuori… Dopo pochi minuti mi affaccio timidamente alla porta, poi esco fingendo indifferenza, attraverso il corridoio, pochi passi, ed entro di nuovo nella nostra piccola stanza segreta. Lo trovo lì seduto, con quel sorriso infantile e disarmante, e mi sento invadere dalla tenerezza. Mi avvicino e gli stampo un bacio su una guancia. Solo ora mi accorgo che sono senza mutande, non le ho rimesse quando sono uscita.
- Oddio, dove sono?
- Cosa?
- Le mie mutande!- dico mentre comincio a rovistare nella borsa. Cazzo, non le trovo! Ah si, eccole. Nere su fondo nero, e chi le vedeva! erano rimaste lì dentro.
- Ma tu si’ tutta matta!
- Dai, non me ne sono neanche accorta!

- Tu tiene ancora voglia, eh? Non sei venuta.
- Si, non stavo tranquilla, non ci riesco così...

E mentre dice queste parole infila le mani sotto la mia gonna, le appoggia sulle ginocchia e poi le fa risalire, lente. Si avvicina con il corpo, avverto le sue dita che rimontano le mie cosce… fino ad infilarne una nel mio sesso, ancora grondante umori come un fiore schiuso e pieno di nettare.

- ‘O sai che ci arrestano, si? Atti osceni in luogo pubblico!
- Si dai dai, lascia stare!- Abbasso il bordo della gonna, mentre lui ritrae la mano e le sue dita, le porta alla bocca e le succhia guardandomi, penetrandomi con i suoi occhi neri.

Ma che voglia avrei.. avrei voglia di salirti sopra qui, incurante di tutto, della gente là fuori. Voglia di sedermi sopra di te, di sentire il tuo cazzo eretto, di prenderlo con le mani ed infilarmelo dentro.Di muovermi prima piano, facendolo uscire ed entrare lentamente, poi di avvolgerlo tutto con la mia carne umida risucchiandolo come fosse una bocca, la mia grande bocca dalle labbra calde.
Ma ricaccio indietro questa immagine...




- Se ci fossimo visti ti avrei presa a schiaffi.
- A schiaffi? E perché?
- A schiaffi sul culo.
- Davvero? E fallo!
- Mo’? Qui?
- Si, qui se hai il coraggio! - dico sorridendo.

Mi sdraio con il ventre sulle poltrone, il tessuto della gonna è leggero, sottile la stoffa che ricopre i miei glutei, e non ho rimesso gli slip. Lui rimane in piedi, mi guarda con uno strano lampo negli occhi mentre lo vedo sollevare in alto il braccio e poi colpirmi forte una natica.

- Così? Ti piace?
- Si, più forte, più forte!

Poi lo ripete ancora, ed ancora con l’altra mano…ad ogni colpo mi sento palpitare tra le gambe, il clitoride sussultare ad ogni percossa, riempirmi di umori mentre il rumore della mia carne battuta risuona nell’aria come se fosse sulla pelle nuda. Contraggo le natiche invasa da un piacere bruciante, dal calore che percepisco sull’epidermide..
- Ancora? Mi fa male la mano, mi pizzica
- Dai lascia stare, non ci sei abituato eh? Poi così ci sentiranno pure!

Lui si siede, è visibilmente eccitato ed anche accaldato, vedo ancora quel bagliore nel suo sguardo.
- Hai visto, eh? Hai visto come ti ho capita subito io?
- Mi hai capita? Davvero?
- Si, appena ti ho vista ho pensato: chist’ è ‘na cavalla!
- Una cavalla? - Rido
- Hai capito che ci hanno visti, si?
- Visti, ma chi?
- Lo vedi quello? Quel signore con il trolley rosso lì dietro?

Mi chiedo come faccia a vedere oltre le sue spalle. Dalla tendina mal chiusa in effetti, proprio nello spicchio lasciato aperto riesco a scorgere nello scompartimento dietro il nostro. Esattamente nella mia visuale, un signore serio, sui 50, capelli e barbetta brizzolata, magro. Ha davanti a se un trolley rosso.

- Si lo vedo.
- Vuoi scommettere che appena scendo… chillo viene qui?
- Ma daii! Ma che dici?
- Si si, poi ‘o vedrai!

Rimaniamo così ancora qualche minuto, mi parla del suo lavoro, del bar che gestisce a Napoli, insieme ad un amico. Da qui, dice gli deriva quella capacità di intuire le persone, ne incontra tutti i giorni tante, le più disparate. La gente che viene a prendere un caffè non chiede solo quello, vogliono parlare, essere ascoltati anche soltanto per il tempo di un caffè.
Lui li fa sorridere, gli parla… il suo bar è sempre pieno, dice. Però, “tengo famiglia” e il pomeriggio me ne vengo qui, prendo il treno e faccio un altro lavoro. Non mi parla dell’altro lavoro, ed io non gli chiedo niente. So che gli ho rubato un po’ del suo tempo, e che ora dovrà riprendere il treno successivo e tornare indietro. Una gradevole parentesi nella sua faticosissima giornata.
Presto il treno rallenta, arriva in stazione e so che lo devo salutare. Nuovamente. Chissà se lo rivedrò mai, ma ormai so come incontrarlo. Al binario 12, ore 15.30
Mi alzo, ci baciamo e mi stringe forte:
- Non fa’ ‘a pazzerella, eh?
Eh si la pazzerella.. se non lo fossi stata un po’…
E nuovamente lo guardo andare via, allontanarsi sul marciapiede del binario mentre mi sorride. Poi il treno si muove, riprende lentamente il suo cammino e mi risiedo. Pochissimi istanti dopo, ecco il signore dal trolley rosso sbucare all’improvviso.
- Scusi, c’è posto?
- Si, prego, è tutto libero.
Rimane un attimo in piedi, si aggira nervosamente. Poi si siede proprio al lato più opposto e contrario al mio, vicino al finestrino. Comincia a parlare, ha voglia di chiacchierare e di farmi domande.
Io sorrido pensando alla profezia di poco fa. Rido talmente tanto che per non farmi vedere mi porto una mano a coppa sulle labbra. L’odore del suo sesso che mi è rimasto tra le dita mi invade.
Piccolo scugnizzo,lo sai che avevi ragione?

tdx